Futuro

Sostituire i lavoratori con l’AI non è economicamente vantaggioso (per ora)

Secondo il Mit, solo il 23% delle attività considerate “vulnerabili” per l’avvento dell’intelligenza artificiale potrebbe essere sostituito dalle macchine: un cambiamento totale non è (ancora) conveniente a livello economico. Ma è solo una questione di soldi?
Credit: Igor Omilaev
Tempo di lettura 3 min lettura
22 febbraio 2024 Aggiornato alle 10:40

L’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro? Una domanda che, in questo periodo, già caratterizzato da grandi crisi (economiche, sociali, geopolitiche e umanitarie) fa riflettere e preoccupare. In realtà, secondo il Massachusetts Institute of Technology (Mit), l’economia mondiale non è pronta al sorpasso dell’AI.

Il nuovo studio condotto dai ricercatori del Computer Science and Artificiale Intelligence Lab del Mit, ha infatti messo in luce che l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro ci sarà, ma sarà graduale: il cambiamento sarà più lento (e presumibilmente più ragionato) di quanto temuto in un primo momento.

Gli esperti, quindi, hanno cercato non solo di immaginare come i sistemi di intelligenza artificiale automatizzeranno il lavoro, ma anche di capire le tempistiche. Risultato? La maggior parte dei lavori che in un primo momento sono stati identificati come “vulnerabili” per colpa dell’intelligenza artificiale non sono economicamente vantaggiosi per essere automatizzati. O almeno, non lo sono in questo momento.

Il “Dio denaro” non risparmia neanche l’AI

Una domanda che sorge spontanea è: ma allora, è solo una questione di soldi? In parte, sì: uno degli aspetti chiave del nuovo studio, infatti, ha evidenziato come oggi sarebbe conveniente sostituire soltanto il 23% dei salari pagati agli esseri umani (a livello globale) per far spazio ai lavori automatizzati.

«In molti casi, a oggi gli esseri umani rappresentano il modo più conveniente a livello economico per svolgere il lavoro - ha spiegato Neil Thompson, uno degli autori dello studio e direttore del progetto di ricerca del Mit - Quello che stiamo vedendo è che, sebbene ci sia un grande potenziale per l’intelligenza artificiale nel sostituire alcune attività, di sicuro non accadrà nell’immediato: è importante pensare anche agli aspetti economici dell’effettiva implementazione di questi sistemi».

Per ora, possiamo forse tirare un sospiro di sollievo: sebbene i risultati suggeriscano che l’interruzione del lavoro dovuta all’AI ci sarà, avverrà molto più gradualmente di quanto previsto.

In particolare, nel loro studio, Thompson e colleghi hanno analizzato quei lavori che erano stati identificati come “molto esposti” a un’immediata sostituzione da parte dei sistemi automatizzati ma, esaminando i salari che oggi vengono corrisposti ai lavoratori, hanno calcolato quanto potrebbe costare uno strumento AI adeguatamente addestrato. Decisamente non conveniente.

Per esempio, un addetto al commercio al dettaglio potrebbe occuparsi del controllo visivo dell’inventario o assicurarsi che i prezzi esposti siano accurati. Una macchina addestrata sarebbe tecnicamente in grado di sostituirlo, ma in questa fase, dal punto di vista economico, non conviene: «C’è una ragione per cui l’intelligenza artificiale non ha permeato tutti gli ambiti nell’immediato, e è una ragione economica».

Dunque, se l’allarme lanciato dalla direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva, che invitava i Governi a lavorare sulla creazione di reti di sicurezza sociale o programmi di riqualificazione per contrastare gli impatti dell’intelligenza artificiale nel mercato del lavoro, la nuova ricerca del Mit sembra regalare il tempo necessario per farlo.

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