Ambiente

Benvenuta alla prima Giornata internazionale dell’energia pulita

Il 26 gennaio, come deciso dall’Onu, si celebrano le rinnovabili. Siamo sulla strada giusta per triplicarle, ma serve uno sforzo maggiore
Credit: Fuka jaz  

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26 gennaio 2024 Aggiornato alle 08:00

Entro pochi anni dovremo dimezzare le emissioni climalteranti nella speranza di mantenere il mondo a +1,5 gradi (o +2 a seconda degli scenari) rispetto ai periodi preindustriali.

Per riuscirci abbiamo tante possibili strade da percorrere ma quella maestra, oltre all’abbandono dei combustibili fossili, implica triplicare la produzione di energia rinnovabile, come deciso anche alla Cop28.

Ecco perché quest’anno in occasione del compleanno di Irena, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, si celebra non solo la prima Giornata internazionale dell’energia pulita, il 26 gennaio, ma anche l’idea di un obiettivo condiviso per la salute del Pianeta.

Oggi le fonti rinnovabili, grazie alle nuove tecnologie, non solo sono più convenienti anche economicamente, ma creano tre volte più posti di lavoro rispetto a quelle fossili.

Sole, vento, acqua, sono elementi che dovranno dunque diventare sempre più centrali nelle economie mondiali per ottenere l’energia di cui abbiamo bisogno per il futuro in un mondo che viaggia verso i 10 miliardi di persone, e lo dovranno essere anche in quei Paesi dove le popolazioni crescono, ma non c’è ancora lo sviluppo economico necessario per far veleggiare le energie pulite.

La sfida in fondo è proprio questa: non lasciare indietro determinati Paesi e aumentare la produzione da fonti pulite come soluzione per contrastare la crisi del clima che corre veloce.

La Giornata internazionale dell’energia pulita del 26 gennaio è stata dichiarata dall’Assemblea Generale dell’Onu e suona come un appello a sensibilizzare l’opinione pubblica e “mobilitare azioni per una transizione giusta e inclusiva verso l’energia pulita a beneficio delle persone e del Pianeta”.

Tenendo conto che carbone, petrolio e gas sono oggi responsabili tra le fonti energetiche di quasi il 90% delle emissioni globali di anidride carbonica, appare sempre più chiara infatti la necessità di affidarci a fonti rinnovabili come eolico, solare, idroelettrico geotermico, che oggi a livello mondiale ci offrono circa un terzo dell’elettricità.

Siccome secondo un nuovo rapporto dell’Iea, l’Agenzia internazionale dell’energia, si prevede che la domanda globale di elettricità crescerà a un ritmo “più rapido nei prossimi tre anni man mano che la transizione verso l’energia pulita prende velocità,” è ovvio che la strada necessaria per soddisfare la domanda sarà quella di utilizzare tecnologie che producono elettricità a basse emissioni.

Un concetto che vale soprattutto per Paesi come Cina e India, a esempio: secondo l’Iea infatti si prevede che circa l’85% dell’aumento della domanda mondiale di elettricità fino al 2026 proverrà proprio da queste aree e dal Sudest asiatico.

Ma servono ancora grossi sforzi, sia per l’aumento della produzione di rinnovabile (nonostante le attuali difficoltà a reperire materie prime e costruzioni per esempio nell’eolico offshore), sia per diminuire la produzione di petrolio, gas e carbone.

Secondo l’Iea, le premesse per fare bene però ci sono: la produzione record di elettricità da fonti a basse emissioni – comprese le energie rinnovabili, come quella solare, eolica e idroelettrica, nonché l’energia nucleare – dovrebbe infatti “ridurre il ruolo dei combustibili fossili nel fornire energia alle case e alle imprese. Si prevede che le fonti a basse emissioni rappresenteranno quasi la metà della produzione mondiale di elettricità entro il 2026”.

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