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Ade: cos’è “l’oro nero” dell’Amazzonia e perché è così importante

Un gruppo di ricercatori ha scoperto i segreti della “Terra Nera” nel cuore della foresta pluviale. La storia millenaria di questo terreno carbonioso potrebbe esserci utile per affrontare le sfide del cambiamento climatico
Credit: Tom Fisk  
Tempo di lettura 4 min lettura
24 gennaio 2024 Aggiornato alle 09:00

Immerso nel profondo dell’Amazzonia Mark Robinson, insieme a un team internazionale di scienziati, ha esplorato la foresta Iténez (nel nord-ovest della Bolivia) in cerca dell’Ade, la terra oscura amazzonica conosciuta anche come “oro nero”.

E, in questo strato di terreno nero carbonioso, frutto del lavoro degli antichi esseri umani, ha scoperto una storia millenaria che potrebbe offrire lezioni cruciale per le società odierne.

Che cos’è l’Ade

L’Ade, che può raggiungere uno spessore di 3,8 metri, è un terreno estremamente fertile, ricco di materia organica e sostanze nutritive essenziali. Ma, a differenza dei terreni tipici della foresta pluviale, è stato creato dagli antichi abitanti dell’Amazzonia. E, recentemente, la riscoperta di una città “giardino” scomparsa da tempo in Ecuador ha sollevato l’interesse per la possibile esistenza di altri antichi insediamenti nascosti.

Insomma, la cosiddetta terra oscura è una reliquia di un’epoca passata, quando le civiltà indigene formavano una rete fiorente di insediamenti nella foresta pluviale. La sua composizione è straordinariamente varia, una miscela di materiali organici e inorganici come cenere, ceramica, ossa e conchiglie, oltre a resti di cibo, letame e urina. Ma è un vero tesoro anche per gli archeologici, una finestra aperta sulla vita quotidiana di antiche popolazioni che hanno plasmato la foresta a propria immagine e somiglianza.

Una storia affascinante

La storia millenaria dell’Ade ha suscitato l’interesse degli occidentali sin dal 1870, quando furono notati per la prima volta gli strati di terreno nero: erano voluti o erano frutto dell’evoluzione naturale? Un quesito, questo, che ha trovato risposta soltanto nel 2023, quando un team di scienziati – quello guidato da Mark Robinson – ha finalmente sciolto questo enigma, dimostrando che tali strati erano il risultato di un processo intenzionale per arricchire il suolo e favorire l’agricoltura.

L’età e la distribuzione degli Ade raccontano la storia delle antiche civiltà indigene, con le prime tracce che risalgono a 5000 anni fa anche se, secondo gli esperti, l’apice della produzione si è verificato circa 2000 anni fa.

Questo periodo, infatti, coincide con una maggiore grandezza delle comunità indigene, che formavano reti estese anche se non raggiungevano la portata delle città recentemente scoperte in Ecuador, suggerendo che il potere fertilizzante del terreno potrebbe aver mitigato la necessità di sviluppare insediamenti di massa.

La conquista europea del Sud America, poi, ha portato a un declino delle pratiche agricole basate sull’Ade: nel 1498, Cristoforo Colombo e la sua bandiera in Venezuela hanno dato il via a una “grande guerra morente”, con l’arrivo dei colonizzatori che ha portato alla scomparsa di molte comunità indigene.

Lezioni antiche, sfide moderne

Il grande fascino degli Ade, però, sta anche nel fatto che oggi non solo rivelano a distanza di millenni la storia dell’Amazzonia attraverso i secoli, ma svolgono un ruolo cruciale nella lotta contro il cambiamento climatico. Questi antichi terreni, infatti, non sono solo straordinariamente ricchi di sostanze nutritive, ma fungono da potenti pozzi di carbonio, intrappolato nel sottosuolo per centinaia di anni, contribuendo alla mitigazione degli effetti del riscaldamento globale.

Così, in un mondo alla ricerca di soluzioni sostenibili, ecco che l’Ade potrebbe rappresentare un modello prezioso, una testimonianza dell’ingegno e della saggezza delle antiche civiltà indigene che hanno plasmato l’Amazzonia per millenni: la Terra Nera non è solo una ricchezza seppellita, ma è pronta a insegnarci le lezioni per affrontare le sfide del nostro tempo.

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