Economia

Latte in polvere: Danone accetta la riduzione del 7% sul prezzo

Uk, Danone e Nestlé detengono l’85% della quota di mercato del latte per bambini, che ha subito rincari dei prezzi del 25%. Le famiglie sono allo stremo e ricorrono al taccheggio o al mercato nero
Credit: Artem Podrez  

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17 gennaio 2024 Aggiornato alle 16:00

Il produttore di latte per bambini Danone ha accettato di tagliare il prezzo all’ingrosso del suo latte in polvere Aptamil del 7%.

L’Autorità per la Concorrenza e i Mercati (Cma) ha infatti aperto un’indagine sul mercato del latte artificiale dopo aver rilevato che i produttori, in media, hanno incrementato i prezzi del 25% in due anni, mentre la marca più economica è aumentata del 45%; inoltre, sono aumentati i margini di profitto delle aziende.

A monopolizzare la categoria sono solo due aziende, Danone e Nestlé, che insieme detengono l’85% delle vendite in Gran Bretagna. La Cma ha espresso preoccupazioni sul fatto “che i genitori potrebbero non avere sempre le giuste informazioni per fare scelte informate e che i fornitori potrebbero non avere forti incentivi a offrire latte artificiale a prezzi competitivi”. L’Autorità ha rilevato inoltre che, se i consumatori avessero informazioni circa tutte le possibilità di scelta, il risparmio potrebbe arrivare a 500 dollari l’anno.

Nestlé ha affermato di accogliere favorevolmente una revisione dei prezzi e di essere aperta a “ogni dialogo costruttivo”, aggiungendo di aver aumentato i prezzi solo come ultima risorsa.

Danone, che in Inghilterra possiede il marchio Cow & Gate, rappresenta il 71% del mercato del latte artificiale nel Regno Unito. Si stima che i prezzi delle confezioni da 800 grammi di latte in polvere Aptamil e Cow & Gate siano incrementati rispettivamente del 26% e del 31% tra marzo 2021 e aprile 2023 secondo il First Step Nutrition Trust (Fsnt), e l’unica alternativa disponibile è attualmente offerta dalla catena di supermercati Aldi.

Quando è stata avviata l’indagine, un portavoce di Danone ha affermato che la società aveva “lavorato molto duramente” per assorbire gli aumenti dei costi, nonché “realizzare risparmi e ridurre al minimo eventuali aumenti di prezzo”.

Nello stesso periodo, un portavoce di Danone ha rifiutato di dare spiegazioni sul perché del costo del primo latte Cow and Gate fosse £10,50 ($13,35) per 800 grammi mentre quello Aptamil fosse di £14,50.

La catena di supermercati Iceland ha già dichiarato di voler tagliare il prezzo delle confezioni di Aptamil. Il presidente esecutivo di Iceland Richard Walker ha dichiarato: «Questa riduzione aiuterà davvero le famiglie in difficoltà. Stiamo trasferendo tutto il risparmio che otteniamo da Aptamil direttamente ai nostri clienti fino a £ 11,20».

Ai rivenditori è vietato offrire sconti e punti fedeltà sul latte artificiale, a causa della legislazione intesa a promuovere l’allattamento al seno. Questo nonostante i dati del Servizio Sanitario Nazionale mostrino che il 75% dei genitori usa il latte artificiale nelle prime otto settimane di vita di un bambino.

Walker il mese scorso si è scagliato contro quello che ha definito lo “sfruttamento” dei neo genitori, unendosi al Fsnt nel chiedere un tetto ai prezzi del latte artificiale. La proposta prevede un tetto massimo al prezzo e una campagna di salute pubblica che evidenzi l’equivalenza nutrizionale dei primi alimenti per lattanti, a prescindere dal prezzo o dalla marca.

Walker ha accolto con favore la decisione di Danone di ridurre il prezzo dell’Aptamil sul mercato, aggiungendo: «Mentre noi sosteniamo l’allattamento al seno come il modo più vantaggioso di nutrire i bambini, milioni di famiglie che fanno affidamento sul latte artificiale hanno bisogno di maggiore sostegno per le loro scelte o circostanze e semplicemente di ridurre il prezzo non risolverà i problemi sistemici su cui abbiamo attirato l’attenzione».

Le famiglie britanniche sono allo stremo, e ricorrono a qualunque mezzo per accedere ai beni di prima necessità. L’organismo di vigilanza ha dichiarato: “Il latte artificiale è un prodotto essenziale e non sostituibile, e ci sono state segnalazioni preoccupanti di consumatori in difficoltà che ricorrono al taccheggio o lo acquistano sul mercato nero”.

E a conferma di ciò, vi è un’inchiesta condotta da Sky News secondo cui molte famiglie, non riuscendo ad accedere ai prodotti per neonati perché troppo costosi, rubano latte per bambini, lo comprano al mercato nero e sostituiscono il latte condensato con il latte artificiale.

Le banche dei bambini e alimentari di tutto il Regno Unito hanno segnalato un aumento delle famiglie bisognose di aiuti, spesso genitori che lavorano ma che hanno difficoltà a permettersi il latte artificiale e altri beni di prima necessità.

Sarah Cardell, amministratrice delegata della Cma, ha dichiarato: «L’inflazione dei prezzi alimentari ha messo a dura prova i bilanci delle famiglie; quindi, è fondamentale che i problemi di concorrenza non si aggiungano al problema. Mentre nella maggior parte dei casi i marchi leader hanno aumentato i prezzi più dell’aumento dei costi, i prodotti a marchio proprio offrono generalmente alternative più economiche».

L’indagine della Cma è stata avviata dopo la pubblicazione del rapporto sull’impatto dell’inflazione nel settore alimentare. Nell’analisi, l’autorità ha osservato che circa tre quarti dei brand più importanti in categorie come alimenti per animali domestici, latte per bambini, fagioli al forno e maionese hanno aumentato i prezzi più velocemente dell’aumento dei costi, mantenendo così elevati i margini di profitto.

La Cma non ha accusato nessun produttore personalmente, ma nel suo rapporto ha affermato che “i prodotti di marca di maggior successo” come Heinz Beanz, la maionese Hellmann di Unilever e il cibo per gatti Felix di Nestlé sono articoli “must-stock” per i rivenditori e che i consumatori potrebbero fare acquisti altrove se sono costantemente non disponibili, dando ai produttori potere di determinazione dei prezzi sui rivenditori.

Secondo l’Office for National Statistics, la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche ha raggiunto il massimo degli ultimi 45 anni, pari al 19,2% nel marzo di quest’anno.

I prezzi all’ingrosso dei prodotti alimentari sono aumentati esponenzialmente nell’estate del 2022 a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, colpendo più duramente le famiglie più povere.

Nell’ultimo anno, le aziende di beni di consumo e i rivenditori al dettaglio sono state sottoposte a pressioni politiche in tutta Europa per arginare l’aumento dei prezzi e sono state accusate di speculazione. La tensione ha portato ad alcune controversie tra negozi di alimentari e produttori, con la francese Carrefour che ha recentemente rimosso i prodotti PepsiCo Inc. dai suoi scaffali per una disputa sui prezzi.

Ad eccezione del caso del latte artificiale, la Cma ha riscontrato che i consumatori spesso sono passati dai prodotti di marca ai prodotti con il marchio del supermercato, o hanno ridotto completamente il consumo. Ciò ha portato a un calo della quota di mercato dei grandi produttori alimentari di marca.

I supermercati discount hanno aumentato le vendite più velocemente dei rivenditori tradizionali, con Lidl e Aldi che hanno registrato una crescita annuale delle vendite del 14,7% e del 13,2%, rispettivamente, rispetto a una media del settore del 7,9%, secondo un’analisi condotta da Kantar.

I prodotti a marchio del distributore hanno guadagnato quota rispetto ai prodotti di marca poiché i consumatori hanno cercato di compensare l’aumento del costo della vita. Un dato da tenere in considerazione, per gli sviluppi futuri del mercato alimentare e di un auspicabile abbassamento dei costi.

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