Ambiente

Messico: la nuova inchiesta che svela gli orrori dietro l’industria del latte

La filiera lattiero-casearia sottopone le mucche a gravidanze forzate e altre azioni disumane, che ne minano la salute. Una situazione non molto diversa da quella italiana ed europea
Credit: Polina Tankilevitch 
Tempo di lettura 3 min lettura
3 gennaio 2024 Aggiornato alle 06:30

In Messico si consumano 128 litri pro capite di latte ogni anno e la sua produzione è in aumento. Ma negli allevamenti messicani e in quelli di tutto il mondo, produrre latte significa privare i vitelli del nutrimento delle loro madri e mutilarli in modo efferato per favorire il loro sfruttamento, come rivela una nuova inchiesta documentata dal team investigativo di Animal Equality.

I vitelli maschi nati nell’industria lattiero-casearia vengono uccisi quando sono ancora dei cuccioli perché non possono produrre latte e la loro razza è poco utilizzata dall’industria della carne. Solo nel 2022 in Italia sono stati macellati 544.557 vitelli sotto gli 8 mesi (dati Istat).

Le vitelle, invece, vengono mutilate senza anestesia in modo che non sviluppino le corna. Questa procedura provoca dolore acuto e forte stress, e può avere conseguenze a lungo termine se la ferita si infetta. Come mostrano le immagini documentate in Messico, questa mutilazione, oltre a non venire eseguita con anestesia, non sempre viene cauterizzata per contenere eventuali emorragie. Dopo il taglio delle corna, le femmine sono utilizzate per sostituire le mucche che, stremate dai cicli di gravidanze forzate continui, non sono più in grado di produrre latte.

L’aspettativa di vita di una mucca in natura è di circa 20 anni, ma nell’industria lattiero-casearia vengono uccise dopo 3 o 4 anni dalla nascita, quando non sono più considerate produttive. La produzione di latte richiede infatti che questi animali vengano ingravidati regolarmente in modo che i vitelli possano essere allontanati e il loro latte destinato al consumo umano. Ma questi cicli di sfruttamento costante sfiniscono presto le giovani mucche, vittime spesso di malattie e infezioni.

In Italia si producono quasi 13 milioni di tonnellate di latte. Secondo i dati Eurostat, il nostro è tra i primi 4 Paesi europei dove se ne produce di più, ma questo significa che 2,8 milioni di mucche vengono costrette ogni anno a gravidanze forzate per permettere la produzione di latte, con gravi ripercussioni sulla loro salute. Si stima inoltre che in Italia il 4,5% delle mucche venga ucciso annualmente mentre è ancora incinta: si tratta di quasi 130.000 esemplari, un dato che supera la media europea.

Quanto abbiamo documentato in Messico denuncia un sistema comune in tutto il mondo, Italia compresa: le mucche sono considerate dall’industria come macchine per la produzione di latte, poco importa che vengano sfruttate in modo estremo. Le violenze continue alle quali sono sottoposte, l’allontanamento brutale dai loro cuccioli e le condizioni di reclusione che subiscono per tutta la vita ci mostrano chiaramente un meccanismo di produzione insostenibile, frutto di logiche inaccettabili. Scegliere alternative vegetali significa smettere di finanziare un’industria che si basa su abusi e prevaricazione.

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