Ambiente

Qualità dell’aria: peggiore in casa che fuori

Milano presenta i dati più preoccupanti. Lo rivela la ricerca scientifica Air Quality Connected Data, condotta a livello internazionale dalla società Dyson
Credit: Sam Ellis  

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16 gennaio 2024 Aggiornato alle 09:00

La società inglese Dyson, produttrice di elettrodomestici casalinghi, ha presentato negli scorsi giorni i risultati della sua ricerca scientifica Air Quality Connected Data, condotta su scala globale tra il 2022 e il 2023 attraverso gli oltre 2,5 milioni di purificatori d’aria Dyson.

Grazie all’analisi dei dati provenienti dai dispositivi installati nelle abitazioni di diverse nazioni del mondo, connessi costantemente all’applicazione MyDyson, l’azienda inglese è riuscita a valutare il grado di inquinamento dell’aria interna alle case rispetto a quella esterna.

Per verificare la qualità dell’aria, il progetto si è focalizzato su 2 elementi inquinanti come il Pm2,5 e i cosiddetti composti organici volatili (Cov). Il primo elemento è costituito da particelle grandi circa 2,5 micron, che sono prodotte dalla combustione che avviene all’interno di cucine, caldaie a gas, stufe a legna, con il rilascio di polvere e cenere. Invece i Cov sono inquinanti gassosi, come benzene e formaldeide, che si ritrovano in deodoranti spray e candele per esempio.

Questo tipo di elementi comporta notevoli problemi per la salute degli esseri umani in quanto gli “studi epidemiologici, confermati anche da analisi cliniche e tossicologiche, hanno dimostrato come l’inquinamento atmosferico abbia un impatto sanitario notevole; quanto più è alta la concentrazione di polveri fini nell’aria, infatti, tanto maggiore è l’effetto sulla salute della popolazione. Gli effetti di tipo acuto, sono legati a una esposizione di breve durata (uno o due giorni) a elevate concentrazioni di polveri contenenti metalli. Questa condizione può provocare infiammazione delle vie respiratorie, come crisi di asma, o inficiare il funzionamento del sistema cardiocircolatorio. Gli effetti di tipo cronico dipendono, invece, da una esposizione prolungata ad alte concentrazioni di polveri e possono determinare sintomi respiratori come tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare e bronchite cronica”, secondo l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana.

Secondo la ricerca nel 2022, in due nazioni su tre, sono stati rilevati dei livelli medi annui di Pm2,5 più alti nell’aria contenuta all’interno delle abitazioni rispetto a quella presente all’esterno. In tutte le nazioni per almeno 6 mesi all’anno i valori mensili sono risultati superiori rispetto alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per l’esposizione a lungo termine. «Spesso consideriamo l’inquinamento dell’aria un problema che riguarda gli ambienti esterni o le strade. Sebbene la ricerca sull’inquinamento dell’aria indoor stia crescendo, continua a essere poco sviluppata. Quanto rilevato da Dyson ci offre un prezioso punto di vista sui reali livelli di inquinamento nelle case di tutto il mondo, contribuendo a comprenderne i pattern quotidiani, mensili e stagionali. I dati Dyson si rivelano uno strumento educativo incredibilmente potente, con infinite possibilità di utilizzarli per produrre un impatto positivo: comprendere l’inquinamento che ci circonda rappresenta il primo passo per ridurre la nostra esposizione a esso», ha sottolineato il professore Hugh Montgomery, della University College London e presidente dello Scientific Advisory Board Dyson.

L’Italia presenta dati particolarmente negativi e ha superato le raccomandazioni dell’Oms per 7 mesi all’anno. Fra le singole metropoli, Milano risulta la peggiore, con livelli medi annui di Pm 2,5 indoor che sono stati di 2,63 volte superiori rispetto a quelli dell’aria esterna.

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