Ambiente

La chimica verde rivoluzionerà l’industria cosmetica?

Estée Lauder Companies se ne avvale per la scelta degli ingredienti con i quali realizza prodotti ottimi per i consumatori, l’ambiente e l’ecosistema
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21 gennaio 2024 Aggiornato alle 20:00

Il colosso della cosmesi Estée Lauder Companies nel corso della tavola rotonda Green Chemistry Scientific Advisory Group Meeting tenutasi a Shanghai, ha aggiornato il suo Green Score, un indicatore che fa parte di una metodologia scientifica basata sulla chimica verde, che fornisce un metodo quantificabile per valutare gli ingredienti dei cosmetici, in modo da fornire ai formulatori tutti gli strumenti necessari per realizzare prodotti che rispettino non solo la salute umana, ma anche l’ecosistema e l’ambiente.

Tra gli esperti in materia presenti all’evento, Buxing Han, professore presso l’Accademia Cinese delle Scienze di Pechino, e membro del Comitato per lo Sviluppo Sostenibile dell’Unione Internazionale di Chimica Pura e Applicata, ha affermato che non tutto ciò che estraiamo dalla Terra viene trasformato in prodotti, perché la maggior parte delle risorse diventa rifiuti che possono provare ingenti danni ambientali. Basti pensare a quelli causati dalle creme solari che proteggono noi ma non la natura.

Questi rifiuti possono però essere eliminati in partenza non producendoli, ma portando avanti una strategia basata sulla chimica verde, che Estée Lauder abbraccia da oltre 15 anni.

Il formulatore, o cosmetologo, è una delle figure chiave tra i mestieri della cosmetica perché deve coniugare sapere tecnico-scientifico, con teoria, pratica, fantasia, creatività e visione. Detto in parole semplici è il cuoco che inventa la ricetta di un nuovo prodotto scegliendo gli ingredienti più idonei, basandosi anche sui dodici parametri Green Score, in modo da realizzare formule ecosostenibile sin dal principio, e non soggette a operazioni di greenwashing.

I principi della chimica verde non sono una novità ma sono stati stabiliti da Paul Anastas e John Warmer nel 1998 e sono validi per ogni settore. Se però utilizzati in uno chiave come quello della cosmesi assicurano un grande impatto sulla sostenibilità lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, dalla sua composizione fino al consumo, alla vita dopo l’uso.

Estée Lauder ha distillato i principi della chimica verde in una rubrica di punteggio che consente ai formulatori di valutare sistematicamente la sostenibilità di ogni materia prima, dando un punteggio green complessivo a ogni prodotto. Con l’aggiornamento del Green Score dopo Shanghai si è arrivati a comprendere fino a 8 dei 12 principi della chimica verde e la più grande novità riguarda la misurazione dell’impatto dei rifiuti in tutta la catena di approvvigionamento. Rifiuti che da scarto possono diventare in molti casi risorsa. Le bucce degli agrumi, scarto della lavorazione dell’industria alimentare, possono a esempio avere nuova vita come materia prima per vari ingredienti cosmetici.

È chiaro che le catene di approvvigionamento sono complesse e la raccolta di dati sui tantissimi percorsi di rifiuti per tutte le sostanze chimiche è molto difficile, ma deve essere appunto una sfida, una delle tante che si pone la chimica verde, che ha come obiettivo di fornite innovazione su larga scala, cercando di sostituire i singoli ingredienti di un prodotto con altri che facciano bene ai consumatori ma anche all’ecosistema e all’ambiente.

La chimica verde è chiaramente un’opportunità di grande rilievo di cui l’industria cosmetica si sta già avvalendo da diverso tempo ma qualche anno fa anche la Commissione Europea ha posto l’accento su questa strategia e su un ambiente privo di sostanze tossiche: non ci resta che affidarci alla scienza e sperare che presto giungano buoni risultati.

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