Economia

Tequila: il mercato instabile mette a rischio la produzione

Nel 2022 si è concluso un ciclo di maturazione dell’agave blu, necessaria per il distillato messicano, che ha portato al calo dei prezzi della materia prima. Molti coltivatori potrebbero decidere di non coltivare più la pianta
Credit: David García Sandoval 

Tempo di lettura 3 min lettura
1 febbraio 2024 Aggiornato alle 07:00

Negli ultimi anni il mercato della tequila ha preso sempre più terreno.

Il distillato messicano, che si ottiene tramite la fermentazione e la distillazione dell’agave blu, nel 2021 ha superato il whiskey diventando il secondo distillato più venduto dopo la vodka negli Stati Uniti.

Complice di questo incremento nelle vendite è stata anche la pandemia, che ha compromesso il rapporto dei consumatori con l’alcol, riducendone il consumo all’interno di bar e ristoranti e aumentandone le vendite per consumarlo a casa.

La pianta necessaria alla produzione della tequila è l’agave blu, o agave tequilana, che costituisce un’importante risorsa economica per tutto il Messico e che ha un processo di maturazione abbastanza lungo: fiorisce intorno ai sette o otto anni.

Nel 2022 si è concluso un ciclo di maturazione, è aumentata la produzione disponibile e sono crollati i prezzi: si è passati dai massimi di 31 pesos (corrispondenti a 1,83 dollari) al chilogrammo dei primi mesi del 2023 ai 10-15 pesos al chilogrammo alla fine dello stesso anno.

Al tempo stesso, però, è rallentata anche la domanda da parte degli Stati Uniti: la crescita delle vendite di tequila premium e super premium è scesa dai massimi del 25-45% nella prima metà 2022 al 5% nello stesso periodo del 2023.

Bene, invece, per quanto riguarda l’esportazione al di fuori del Nord America, anche se si teme che il distillato possa avere effetti diversi, a lungo andare, sugli altri mercati mondiali.

Negli ultimi anni, il volume della tequila esportata dal Messico è aumentato costantemente. Nel 2000, le esportazioni del distillato messicano ammontavano a meno di 100 milioni di litri. Nel 2022, la tequila esportata ha raggiunto quasi 419 milioni di litri, rappresentando oltre il 64% della produzione del Paese.

Gli Stati Uniti sono diventati la destinazione principale delle esportazioni di tequila del Messico. Nel 2022, le esportazioni della bevanda verso il Nord America hanno raggiunto circa 338 milioni di litri, più di 32 volte il volume destinato al secondo partner più importante nelle esportazioni del liquore, ovvero la Germania.

Da un lato, grazie alla grande disponibilità della materia prima e alla riduzione dei suoi costi, l’industria delle bevande potrebbe allargare la produzione e incrementare l’esportazione del distillato anche in quelle zone dove si procede a rilento. Ottime notizie quindi, per ora, per i produttori di tequila.

C’è però l’altra faccia della medaglia: i produttori di agave potrebbero essere indotti a smettere di piantare la materia prima nei prossimi 5 anni vista la discesa dei prezzi e il lungo processo di maturazione e a rivolgersi verso delle coltivazioni che possano portare a guadagni più produttivi e più stabili nel tempo. E tutto questo potrebbe riportare il prezzo della tequila, in maniera graduale, ai livelli del 2022.

Bisogna, infine, sottolineare che il mercato della tequila non ha mai mostrato stabilità proprio a causa della lunga fase di maturazione dell’agave.

L’equilibrio tra domanda e offerta è, da sempre, una priorità: basti pensare all’oscillazione dei prezzi tra il 1997 e il 2001, quando sono saliti a 16 pesos al chiilogrammo, e tra il 2006 e il 2008, quando sono riscesi a 1 peso al chilogrammo.

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