Diritti

Calcio: cori razzisti alle partite. Ma ancora?

A dicembre sono partiti dagli spalti contro il calciatore Makoumbou, mentre ad aprile era toccato a Lukaku. Le conseguenze, in entrambi in casi, sono state praticamente inesistenti. Perché non si riesce a trovare una soluzione?
Credit: legaseriea.it
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18 gennaio 2024 Aggiornato alle 14:00

“Fuori il razzismo dagli Stadi” è lo slogan della Serie A; eppure, quando si assiste a cori razzisti, le conseguenze sono nulle. Lo dimostra l’annullamento della sanzione inflitta alla curva dell’Hellas Verona, per i cori razzisti contro il calciatore del Cagliari Antoine Makoumbou avvenuti a dicembre. Come è possibile leggere sul sito della FIGC, la Corte Sportiva d’Appello ha accolto il reclamo d’urgenza fatto dal club veronese, cancellando così la chiusura di due giornate della Curva Sud Inferiore precedentemente disposta.

Questo episodio non riguardava soltanto poche “mele marce”, come si capisce bene dal comunicato della Lega Serie A : “I collaboratori della Procura federale, posizionati in varie parti dell’impianto, riportavano, nella loro relazione, che tali cori venivano intonati da circa 1.000 dei 1.900 sostenitori della Soc. Hellas Verona occupanti il settore denominato ‘Curva Sud Inferiore’”.

Per quali ragioni è stato accolto il ricorso? Secondo il giudice di appello, è più opportuno attribuire a questi cori un senso di “sfottò” dovuto alla rivalità sportiva in un momento critico della gara.

Nel dopopartita, l’allenatore del Cagliari Claudio Ranieri aveva detto: «Bisogna che chi comanda faccia qualcosa, ancora a prendersela con il colore della pelle. È stato un peccato sentire i cori contro Makoumbou, ma ormai è diventato un costume italico».

Questo tema è una storia che si ripete costantemente da decenni. Gli episodi di razzismo negli spalti italiani non sono mai cessati. Sono innumerevoli i casi di giocatori presi di mira per la loro etnia dai tifosi delle curve avversarie, attraverso versi scimmieschi.

La Svolta ne aveva già parlato lo scorso aprile, quando a subire cori razzisti era stato Romelu Lukaku a Torino; le conseguenze? Solo per lui, ammonito per aver osato rispondere ai tifosi che lo insultavano. Anche in quel caso la sentenza che annunciava la chiusura per una giornata del settore da cui provenivano i cori razzisti fu annullata, ma in quell’episodio la Juventus aveva annunciato che avrebbe collaborato con la Polizia per individuare i singoli responsabili attraverso le telecamere presenti all’Allianz Stadium.

Lo slogan della Lega Serie A è “Fuori il razzismo dagli stadi”, ma se il mondo del calcio vuole prendere sul serio questo problema, deve assolutamente andare oltre le iniziative simboliche e prendersi un fardello che adesso ricade unicamente sulle vittime degli abusi, prendendo decisioni forti e coraggiose, come interrompere le partite appena questi cori vengono pronunciati.

Il problema non riguarda solamente la Serie A: in ogni campionato europeo si ripetono infatti le stesse dinamiche. In Spagna, l’ala brasiliana del Real Madrid Vinicius Jr. è stata più volte vittima di razzismo, diventando un simbolo nella sua decisa condanna verso i vertici federali spagnoli, colpevoli di non fare abbastanza.

Il problema riguarda il calcio ma non solo, e pensare di attuare politiche che prendano provvedimenti solo contro una specifica bolla della società non è la soluzione più efficiente. L’unica certezza è che questi episodi non si interromperanno, che saranno pronunciate ancora parole volte a ferire i bersagli da discriminare e che le parole di chi prova a cambiare questo sistema si disperderanno nuovamente nel vento.

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