Economia

Granny boom: aumentano i lavoratori over 65

Da una parte la disoccupazione giovanile e dall’altra la crescita dell’occupazione tra i pensionati. Con una popolazione sempre più anziana, il mercato del lavoro non può garantire il ricambio generazionale
Credit: Craig Whitehead/unsplash
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5 gennaio 2024 Aggiornato alle 10:00

Negli anni Ottanta, i lavoratori riuscivano a godersi la pensione prima dei 60 anni, oggi invece in Italia ci si ritrova a dover svolgere un’attività lavorativa fino ai 70 anni.

Spesso però anche quando si raggiungono le condizioni per accedere alla tanto agognata pensione non si lascia il proprio posto di lavoro e anzi si continua a contare su quell’entrata economica.

Se da una parte alla base ci sono delle vere e proprie necessità economiche a fronte di assegni pensionistici inadeguati, dall’altra vi è un’importante mutazione demografica e sociale: l’età media della popolazione continua a crescere (raggiungendo nel 2023 in Italia i 46,5 anni), gli anziani di oggi sono per lo più uomini e donne con una buona istruzione, con condizioni di salute migliori rispetto ai loro antenati e con un deciso incremento delle aspettative di vita. Non c’è dunque da stupirsi se questa fetta della popolazione è ancora, spesso e volentieri, disponibile e interessata a svolgere un’attività lavorativa incrementando così il proprio reddito.

Negli Usa si parla di un vero e proprio fenomeno chiamato Granny boom: sono quasi 11 milioni gli over 65 occupati e anche innalzando ulteriormente l’asticella anagrafica troviamo la conferma di questa tendenza: tra chi ha superato i 75 anni, è il 9% ad avere un’occupazione, contro l’appena il 4% del 1987.

Un trend presente anche nel nostro paese dove, secondo l’ultimo rapporto Inapp, ogni 1.000 lavoratori con un’età compresa tra i 19 e i 39 anni ve ne sono 900 appartenenti alla fascia “adulti-anziani”. Una situazione che si verifica soprattutto in alcuni settori, per esempio, nel nostro Paese a primeggiare con l’età media più alta sono i lavoratori della Pubblica amministrazione dove per ogni giovane ci sono 4 lavoratori anziani e a seguire il comparto assicurativo e finanziario. Si prediligono, dunque, lavori con scarsa manualità e sforzo fisico e che garantiscano una maggior flessibilità oraria e la possibilità di lavorare da remoto.

Dall’altro lato della medaglia però ci sono i giovani che arrancano con fatica nel mondo del lavoro. Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 20 e i 34 anni ha superato il 5%, in Italia a ottobre era pari al 24,7% secondo i dati Istat.

Poche possibilità di occupazione e contratti precari che si uniscono a salari bassi e pressoché immobili da anni. Tra il 1991 e il 2022, in Italia gli stipendi sono cresciuti all’incirca dell1%, mentre la media nei Paesi Ocse è del +32,5%.

Leggermente più rosea è la situazione per i lavoratori anziani che mentre nel 1964 negli Usa guadagnavano circa 1/5 dei loro colleghi più giovani, oggi in busta paga i pensionati si ritrovano circa l’80% dello stipendio di questi ultimi, cifra alla quale dovranno poi sommare l’assegno pensionistico. Nello specifico lo stipendio annuo medio di un over 65 statunitense è di 58.600 dollari, contro 73.700 dollari di un lavoratore nella fascia 25 – 64 anni.

Un mancato ricambio generazionale che finisce per pesare su tutti: anziani che dopo una vita di sacrifici si trovano a dover fare ancora i conti -letteralmente- con il lavoro e giovani che faticano invece a trovare una loro stabilità economica e, di conseguenza, una propria indipendenza.

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