Ambiente

Incendio Malagrotta: le discariche di Roma continuano a bruciare

Alla vigilia di Natale, il quarto rogo in cinque anni ha danneggiato l’impianto Tmb1. Aperta un’inchiesta per indagare il possibile dolo; nel frattempo, cittadini e agricoltori protestano contro la mala gestione
Credit: ANSA/VIGILI DEL FUOCO 
Tempo di lettura 6 min lettura
28 dicembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Roma caput mundi del rifiuto difficile. In quasi 5 anni, nella Capitale, i principali impianti per la gestione dei rifiuti come quelli di trattamento meccanico biologico (Tmb) sono andati a fuoco 4 volte.

Questo numero, dato che non si sta parlando di “pure” discariche ma di strutture dove è meno probabile un incendio accidentale, fa pensare anche a ipotesi di dolo. Nell’ultimo caso, relativo all’incendio avvenuto alla vigilia di Natale, la Procura di Roma ha infatti aperto l’ennesima inchiesta legata a Malagrotta proprio per comprendere se ci sia stata l’ombra del dolo e per capire perché, nella città eterna in cui i problemi di gestione rifiuti appaiono infiniti, continuino a verificarsi incendi come questo.

L’ultimo rogo domenica

Domenica scorsa, nel pomeriggio della vigilia di Natale, si è sviluppato un grosso incendio a Malagrotta, periferia ovest di Roma, spento solo dopo ore di lavoro dei vigili del fuoco. Come in altre occasioni, il sindaco Roberto Gualtieri tramite ordinanza ha allertato i cittadini, per esempio vietando attività all’aperto in un raggio di 6 chilometri dal rogo, nel tentativo di preservare la salute dei residenti.

A bruciare è stato uno dei due impianti che separano e trattano i rifiuti indifferenziati, la frazione umida da quella secca: a bruciare, in questo caso, è stato il Tmb1, mentre solo l’anno scorso era bruciato il Tmb2.

Il Tmb1 riceve 650 tonnellate di rifiuti al giorno e, secondo i vertici del Comune di Roma, è l’impianto più importante della città: dopo i roghi non sono stati però annunciati provvedimenti specifici per rimpiazzarlo e resta danneggiato, in gran parte inagibile. Il che significa che, per l’ennesima volta, Roma avrà un problema in più nella gestione rifiuti. Nel frattempo la Procura di Roma cercherà di far luce sulla vicenda.

Una strana serie di incendi: i precedenti

Malagrotta è di fatto una delle discariche più grandi d’Europa ma ha una storia davvero travagliata. Intanto è praticamente l’unico impianto di questa grandezza e tipo del Lazio, tant’è che senza altre grandi soluzioni alternative nella gestione rifiuti finora è lì che sono confluiti gran parte dei rifiuti regionali: per il resto (e il Lazio è una delle regioni più attive in questo senso) le tonnellate di scarti vengono tutte spedite all’estero.

Nel 2013 Malagrotta, che fu aperta come discarica nel 1975, venne chiusa per questioni di sicurezza e contravvenzioni legate alle regole europee e iniziarono lavori di riqualificazione, oggi non ancora completati. Ma non essendoci altre soluzioni a Roma per la gestione dei rifiuti, Malagrotta ha continuato a operare soprattutto grazie ai suoi 3 impianti di Trattamento meccanico-biologico.

Nel 2018, sempre in dicembre, andò a fuoco il Tmb Salario. Nel 2019 fu la volta del Tmb Rocca Cencia che poi fu chiuso per scelta del Campidoglio. Infine, prima dell’ultimo rogo, nel 2022 in giugno fu distrutto l’impianto Tmb2, uno dei più importanti. Nel frattempo, a marzo di quest’anno, sono stati stanziati altri 250 milioni di euro (con finanziamenti anche europei) per completare lavori di sicurezza relativi al 2013.

L’inchiesta e il danno

Mentre il procuratore aggiunto Giovanni Conzo della Procura di Roma dovrà tentare di stabilire quanto accaduto alla vigilia di Natale al Tmb1, la polizia e i vigili del fuoco hanno posto sotto sequestro la parte dell’impianto danneggiato che di solito gestisce circa 200.000 tonnellate l’anno.

Difficile per ora stabilire l’entità globale dei danni ma Jacopo Morrone, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti, durante un sopralluogo ha parlato della necessità di vederci chiaro. «Ci sono non pochi aspetti della vicenda, compreso il susseguirsi di incendi nell’ex discarica, da mettere sotto la lente della Commissione e da sviscerare. Compatibilmente con i procedimenti giudiziari già in corso, credo sia da porre la massima attenzione e collaborazione per accertare le cause degli incendi e per accelerare la messa in sicurezza del sito» ha spiegato.

Determinanti, per l’inchiesta, potrebbero essere l’osservazione delle immagini delle telecamere di sicurezza dentro e fuori Malagrotta ma anche le informazioni raccolte fra residenti e dipendenti. Dall’incidente al dolo sino a reati di tipo ambientale, nessuna ipotesi è esclusa.

Nel frattempo Ama, azienda dei rifiuti romana, spiega che la raccolta nella Capitale continuerà come sempre, anche se non è chiaro come si farà a sopperire alla mancanza dell’impianto, soprattutto in un momento (quello delle festività) dove notoriamente si accumulano sempre più rifiuti urbani.

“Basta monnezza”

Dopo l’ennesimo incendio, nella Roma sempre più sotto stress dal punto di vista rifiuti, c’è anche la voce dei cittadini a farsi sentire. In un sit-in del Comitato Valle Galeria Libera i residenti alzano i toni “per dire basta a impianti, basta ad altri disastri ambientali” chiedendo la riqualificazione del territorio.

«Per quanto possibile continuiamo a tenere le finestre aperte ma sempre con un po’ di puzza che incombe. La vita è ripresa normalmente: dobbiamo pur continuare a vivere, a uscire di casa per andare a lavorare. Abbiamo deciso di promuovere un sit- in. Nessuna protesta, solo la richiesta a politici o rappresentanti istituzionali, di riqualificare, una volta per tutte, Valle Galeria, un territorio martoriato da 50 anni» ha detto a esempio Claudio Fetoni del Comitato Valle Galeria Libera.

Alle parole dei cittadini si uniscono quelle di Coldiretti. L’associazione di categoria parla di “quintali di prodotti da buttare” coltivati o presenti nelle vicinanze. Anche per questo Coldiretti Lazio chiede che “le verifiche sulla qualità dell’aria siano rapide, nella speranza che si possa tornare presto a una situazione di normalità. È importante verificare le conseguenze reali del rogo e il suo impatto sul territorio con serietà e attenzione, ma senza allarmismi. Chiediamo ristori immediati per gli agricoltori che si trovano nell’area colpita dall’incendio, che saranno costretti a gettare quintali di prodotti e ad affrontare le conseguenze di questo disastro”.

Tra fumi e danni ambientali e l’ordinanza del Campidoglio che vieta, nel raggio di 3 chilometri, la raccolta e il consumo di ortaggi, la situazione dei lavoratori agricoli intorno a quest’area romana che non trova respiro, è infatti sempre più compromessa. Anche i coltivatori, così come i cittadini, chiedono dunque che per il 2024, oltre 10 anni dopo lo stop agli impianti del 2013, la Malagrotta che continua a bruciare trovi finalmente “pace”, in un senso o nell’altro.

Leggi anche