Economia

Perché la sostenibilità è femminista

Dobbiamo cambiare abitudini, perché il tempo non c’è più. E ci avvisa anche l’Oms: il cambiamento climatico influisce sulla nostra salute e la peggiora
Credit: Teslariu Mihai    
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 dicembre 2023 Aggiornato alle 06:30

Stiamo per entrare in un nuovo anno, si accorcia ulteriormente il tempo per cambiare. Perché se sempre più persone abbracciano una nuova consapevolezza rispetto all’urgenza di adottare uno stile di vita sostenibile, sono ancora in moltissimi a opporre resistenza e cercare di frenare un cambiamento necessario.

Lo abbiamo visto durante la Cop28, la Conferenza annuale dell’Onu in materia ambientale che si è tenuta (devo dire, non senza un pizzico di ironia) a Dubai. A chiusura dell’evento, i Paesi hanno concordato la necessità di abbandonare progressivamente l’utilizzo dei combustibili fossili, ma senza fissare nessun tipo di obiettivo concreto per l’eliminazione graduale delle fonti non rinnovabili.

Insomma, facciamo un passo avanti e mezzo passo indietro.

Ma il tempo non c’è più

Ed è ancora una volta urgente (anzi, direi è ogni secondo più urgente) mettere in discussione il modello di gestione del potere che è alla base di questa miopia che continuiamo a foraggiare.

La relazione che l’uomo (non l’umanità: proprio l’uomo) ha instaurato con l’ambiente, coadiuvato dalle teorie economiche mainstream, è stata improntata a meccanismi di sfruttamento. Abbiamo preso dall’ambiente quello che ci serviva, vi abbiamo riversato quello che non ci serviva più. È stato uno stordimento collettivo, esploso con la globalizzazione. Un momento in cui abbiamo sospeso del tutto il senso di responsabilità e anche quello della cura.

Cura di noi stessi, degli altri esseri umani, dell’ambiente. Andare a delocalizzare la produzione nei Paesi più poveri, sfruttando una normativa locale più accondiscendente perché dettata dalla necessità e ignorando le risorse sia ambientali che umane. Dall’altro lato, consumare come se non ci fosse un domani, permettendosi una leggerezza che non è più accettabile: il non chiedersi che fine faranno i beni che abbiamo acquistato, una volta in cui non li vorremo più (e consumare senza chiedersi da dove vengano, ma soprattutto come sia possibile che abbiano dei prezzi così bassi).

I buoni propositi per l’anno nuovo

Ecco un buon proposito per il nuovo anno che sta arrivando: diventare consapevoli del fatto che dobbiamo diventare consapevoli. Che ora non possiamo ignorare di sapere cosa ci sia dieto e anche quali siano le prospettive che abbiamo davanti.

Abbracciare una prospettiva economica femminista significa adottare un approccio ai modelli di produzione e consumo che includa sia il senso di responsabilità sia la cura. Questo vuol dire assumere una prospettiva circolare: chiedersi cosa avvenga sia prima sia dopo rispetto al momento in cui consumiamo e produciamo. Occuparsi dell’ambiente, valorizzare le persone. Insomma: comportarsi da persone adulte.

Cambiare (anche) perché ci conviene

E a chi pensa che non possiamo permettercelo, rispondere: la verità è che quello che non possiamo più permetterci è continuare a comportarci come abbiamo fatto sinora.

Chiudo con un dato: secondo il report 2023 Review of health in nationally determined contributions and long-term strategies pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cambiamento climatico sta già danneggiando la salute e il benessere delle persone. L’Oms registra alcune malattie che risulterebbero essere strettamente correlate con gli eventi climatici estremi causati dal cambiamento climatico: parliamo delle patologie cardiovascolari, che sono in aumento a causa del troppo caldo torrido. O perfino del fatto che queste nuove temperature favoriscano il ritorno della zanzara della malaria anche in aree geografiche dalle quali era scomparsa.
Ancora una volta, il solito appello: cambiamo, se non perché abbiamo capito quanto sia giusto farlo, quantomeno per evitare di doverne pagare i costi.

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