Diritti

Usa: i migranti diventano influencer

I social network stanno diventando strumenti che chi cerca di attraversare il confine può usare per segnalare tanto i pericoli da affrontare quanto i trafficanti
Credit: Carlos A. Moreno/ZUMA Press Wire
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
27 dicembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Di tutte le bufale e le polemiche che circondano le persone migranti, una di quelle più dure a morire (assieme al sempreverde “perché non vengono in aereo?”) è quella relative agli smartphone.

«Avete visto? - si sente ripetere continuamente - arrivano sui barconi ma hanno il cellulare, è chiaro che non sono poi così bisognosi».

Quei dispositivi sono da sempre uno strumento fondamentale per chi lascia la sua casa – dove, vale la pena ricordarlo, magari era unǝ stimatǝ professionistǝ con anni di studio e di carriera alle spalle – per intraprendere un viaggio pericoloso, lunghissimo e in cui le incognite superano l’unica certezza: partire, e tentare, è meglio che restare. Lo smartphone, infatti, serve non solo per restare in contatto (o trovare) con amici e parenti, ma anche per cercare i trafficanti, studiare le rotte e sfuggire alle autorità.

Ora, stanno assumendo un’importanza nuova: TikTok, Facebook e YouTube, infatti, stanno trasformando la migrazione globale, diventando strumenti sia dei migranti (per avvertire gli altri migranti dei pericoli da affrontare) che dei trafficanti.

A mostrarlo è l’inchiesta del New York Times Live from the Jungle: Migrants Become Influencers on Social Media, che spiega come “i migranti sono i produttori di un enorme almanacco digitale del viaggio verso gli Stati Uniti, documentando il percorso e i suoi ostacoli così dettagliatamente che, in alcuni tratti, le persone possono trovare la strada da sole, senza bisogno di trafficanti. E mentre i migranti trasmettono le loro lotte e i loro successi a milioni di persone nelle loro terre d’origine, alcuni stanno diventando piccole celebrità e influencer a tutti gli effetti, ispirando altri a intraprendere il viaggio”.

Come Manuel Monterrosa, un venezuelano di 35 anni che attraverso 6 video pubblicati su YouTube ha documentato il suo viaggio verso gli Usa attraverso Darién Gap, la pericolosa giungla al confine tra Panama e Colombia e l’unico modo per entrare negli Usa a piedi, per mostrare agli altri migranti i pericoli che avrebbero affrontato: fiumi, foreste fangose e una montagna nota come Collina della Morte. I suoi video hanno avuto così successo che, arrivato negli Usa, ha scoperto che gli permettevano di guadagnare più di quanto avrebbe fatto nel Paese della Libertà, al punto da spingerlo a tornare indietro e affrontare di nuovo la traversata alla ricerca di nuovi spunti, e nuovi clic.

I post in lingua spagnola con l’hashtag #migracion su TikTok hanno quasi due miliardi di visualizzazioni: a questo vanno aggiunti quelli nelle altre lingue.

I video, infatti, parlano il linguaggio della migrazione e di tutti coloro che cercano di attraversare il confine meridionale degli Usa, che provengono da tutto il mondo. Numeri simili fanno anche i post contrassegnati #darien, che, dice il Nyt, “a volte compaiono tra annunci di H&M e l’iPhone15”.

Questo si traduce in una fonte di guadagno per gli influencer-migranti – sensibilmente più alte degli stipendi medi nei Paesi d’origine – ma, soprattutto, per le piattaforme, che monetizzano questi contenuti esattamente al pari di qualsiasi altro.

A guadagnarci, però, sono anche scafisti e trafficanti, che nel mercato digitale si spacciano per “consulenti” o “guide” e che grazie ai social network possono ampliare il bacino delle vittime. Su Facebook, a esempio, dove prosperano gruppi legati alla migrazione popolosissimi (sebbene proibiti dalle policy della piattaforma, che vietano l’offerta di servizi di contrabbando) è possibile leggere post come quello (ora rimosso) di una fantomatica agenzia di viaggi che pubblicizza diverse rotte attraverso Darién con la promessa “Ti accompagniamo verso i tuoi sogni!”.

Fino a poco fa Darién era poco conosciuto. Ora, dice il Times, “ha attirato così tanta attenzione che potrebbe presto diventare uno spettacolo televisivo della realtà, con una squadra di 24 avventurieri che pianificano una spedizione in Jeep attraverso la giungla. I produttori sperano di ottenere “fino a 40 milioni di occhi al mese solo attraverso TikTok”.

Secondo gli ufficiali colombiani, i cellulari e i social media sono senza dubbio acceleratori dell’incremento, che è in primo luogo legato a motivazioni politiche ed economiche.

«Ho visto le loro storie su Facebook», ha detto Irismar Gutiérrez, un venezuelano di 22 anni pronto ad avventurarsi nel Darién Gap, riguardo a tutti i post di amici e familiari che erano arrivati negli Stati Uniti.

La maggior parte dei creatori di contenuti migranti ha detto al Nyt di agire “come giornalisti cittadini ed educatori”, per aiutare gli altri a capire cosa richieda il percorso e a prendere decisioni informate sul rischio. I migranti che narrano e condividono i propri viaggi «sono solo alcuni sopravvissuti in più» in un mondo che offre loro poche altre opzioni, ha aggiunto Monterrosa.

Leggi anche
Social Network
di Costanza Giannelli 3 min lettura
Investimenti
di Sara Lo Bue 3 min lettura