Ambiente

Il gigantesco “parasole” che combatte il riscaldamento globale

Più che un’arma per difenderci dalle radiazioni, sembra un’arma di distrazione di massa dai veri problemi. Ma Planetary Sunshade Foundation sta pensando di realizzare uno “scudo” da mandare in orbita
Credit:  István Szapudi/ UH Institute for Astronomy 
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21 dicembre 2023 Aggiornato alle 08:00

Un enorme parasole per proteggere la Terra e i suoi abitanti dal surriscaldamento?

L’idea può apparire decisamente folle e soprattutto poco efficace, sia per tempi che per ipotetica costruzione, nel tentativo di arginare il surriscaldamento globale.

Non dovrebbero, tecnologie di questo tipo, distrarci dall’obiettivo: ridurre l’uso dei combustibili fossili e aumentare le energie rinnovabili sono oggi la prima necessità per tentare di mantenere le temperature globali entro 1,5 °C.

Se però la si vuol vedere in ottica delle ipotetiche “possibilità”, anche se remote e decisamente lontane, l’idea di un gigantesco “scudo” che possa in qualche modo ridurre le radiazioni solari è perlomeno curiosa e, a quanto pare, sta lentamente prendendo piede.

Il gruppo che porta avanti questo concetto - di cui si fantastica da tempo - si chiama Planetary Sunshade Foundation.

Di recente la fondazione si è messa a lavorare per un primo passo: produrre documentazione, scientifica, che supporti il concetto e possa mettere in luce la praticità di questo tentativo.

Dunque non c’è ancora una reale progettazione, ma siamo nella fase in cui si tenta di definire come un parasole planetario possa essere visto come uno sforzo importante per contrastare la crisi del clima.

Sappiamo che per arginare il riscaldamento globale dobbiamo agire in più direzioni: dalla riduzione delle emissioni (soprattutto legate al fossile) alle politiche specifiche per i gas serra più impattanti, dalla rimozione dell’anidride carbonica sino appunto a una sorta di gestione della radiazione solare.

Su quest’ultimo passaggio si concentra il lavoro della Planetary Sunshade Foundation, diretta da Morgan Goodwin.

Proprio Goodwin ha ribadito che in primis sono necessarie le politiche e le strategie di decarbonizzazione ma, non essendo sufficienti per garantire il futuro su un Pianeta vivibile, a suo dire servirebbe anche altro.

«Per evitare gli impatti peggiori del cambiamento climatico, il mondo dovrebbe eliminare rapidamente l’uso dei combustibili fossili, rimuovere gigatonnellate di carbonio dall’atmosfera e limitare la radiazione solare in arrivo», ha spiegato Goodwin al sito Space.com, aggiungendo che di tutti i metodi possibili anche una sorta di gigantesco parasole per ridurre la radiazione solare potrebbe essere utile ed efficace.

L’idea per ora è vaga ma ancorata ad alcuni concetti: il parasole gigante, una sorta di megastruttura nello spazio, «verrebbe installato nel punto Lagrange-1 Sole-Terra . Una volta installato, potrebbe ridurre la forzatura delle radiazioni, l’intrappolamento del calore nell’atmosfera dovuto alle emissioni di gas serra, riflettendo la luce solare nello spazio».

Goodwin aggiunge che «il rapido progresso tecnologico dei sistemi di lancio spaziale ha fatto sì che i costi per l’invio di materiali e persone nello spazio diminuissero rapidamente, cambiando la portata di ciò che è possibile» e a chi sottolinea il rischio di scherzare un po’ troppo con Madre Natura, replica spiegando che «la nostra sopravvivenza come civiltà dipende dalla nostra capacità di cambiare saggiamente e intenzionalmente il modo in cui interagiamo con il nostro Pianeta».

Se la sua sfida e quella della fondazione sarà davvero realizzabile è decisamente presto per capirlo, così come se un gigantesco parasole sia una brillante prospettiva oppure solo una enorme distrazione di massa dai problemi attuali e dalle soluzioni (possibili) che servirebbero.

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