Diritti

Certificato Ue di genitorialità: l’Europarlamento dice sì

I deputati hanno approvato la proposta di legge per garantire che la genitorialità venga riconosciuta in tutta l’Unione, indipendentemente da come il bambino è stato concepito, nato o dal tipo di famiglia
Credit: Tatiana Syrikova 
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
18 dicembre 2023 Aggiornato alle 20:00

«Nessun bambino dovrebbe essere discriminato dal modo in cui è nato». Così la relatrice Maria-Manuel Leitão-Marques (S&D, Portogallo) ha commentato il voto in plenaria con cui il Parlamento europeo ha approvato il riconoscimento della genitorialità in tutta l’Ue senza discriminazioni basate su come un bambino è stato concepito, nato o la famiglia che ha.

«Attualmente i bambini possono perdere i genitori, legalmente parlando, quando entrano in un altro Stato membro. Questo è inaccettabile. Con questo voto ci avviciniamo all’obiettivo di garantire che se sei un genitore in uno Stato membro, lo sei anche in tutti gli Stati membri. Indipendentemente dal tipo di famiglia.

“Con 366 voti a favore, 145 contrari e 23 astensioni, i deputati hanno sostenuto il progetto di legge per garantire che, quando la genitorialità viene stabilita da un paese dell’Ue, il resto degli Stati membri la riconosca. L’obiettivo è garantire che i bambini godano degli stessi diritti previsti dalla legislazione nazionale in materia di istruzione, assistenza sanitaria, custodia o successione”: così si legge in una nota dell’Europarlamento.

La nuove norme, di cui ora gli Stati membri dovranno decidere all’unanimità la versione definitiva, non si sostituiranno a quelle nazionali. Non verranno modificate le leggi sulla famiglia dei singoli Stati, che potranno continuare a legiferare sulle singole questioni, a esempio se accettare o meno la maternità surrogata, un tema che è stato molto dibattuto negli ultimi mesi. Saranno però tenuti a riconoscere la genitorialità così come stabilita da un altro paese dell’Ue, indipendentemente da come il bambino è stato concepito (quindi anche se nato grazie alla gestazione per altri) oltre che dai modi in cui è nato o dalle persone da cui è composta la sua famiglia.

Avranno la possibilità di non riconoscere la genitorialità, spiega il Parlamento Europeo “se manifestamente incompatibile con il loro ordine pubblico”. Questo, però, potrà avvenire esclusivamente in casi “rigorosamente definiti” e, soprattutto, considerati individualmente. L’obiettivo, infatti, è garantire che non si creino discriminazioni,

I deputati hanno approvato anche l’introduzione del certificato europeo di genitorialità, un documento di cui si parlava già da alcuni mesi, il cui obiettivo è ridurre la burocrazia e facilitare il riconoscimento della genitorialità all’interno dell’Unione Europea. Un documento che, spiega la nota, non sostituirà i documenti nazionali, ma potrà essere utilizzato al loro posto e sarà accessibile in tutte le lingue dell’Ue e in formato elettronico.

Oggi, 2 milioni di bambini in tutta l’Eurozona potrebbero essere nella situazione in cui i loro genitori non sono riconosciuti in un altro Stato membro. Nonostante il diritto europeo richieda già che la genitorialità sia riconosciuta tra i diritti europei del minore, infatti, “questo non è il caso dei diritti del bambino previsti dal diritto nazionale”.

Già nel 2017 il Parlamento Ue aveva chiesto il riconoscimento transfrontaliero delle adozioni. Ora fa un importante passo avanti, approvando la proposta di regolamento proposta dalla Commissione nel 2022, che “mira a colmare le lacune esistenti e a garantire che tutti i bambini possano godere degli stessi diritti in ciascuno Stato membro”, superando gli ostacoli giuridici che, spiegava la Commissione un anno fa, molte famiglie si trovano ad affrontare in diversi Paesi Ue nonostante le sentenze della Corte di giustizia europea: “Per ottenere il riconoscimento della filiazione le famiglie devono talvolta avviare procedimenti amministrativi o anche giudiziari, che sono lunghi e costosi e possono avere risultati incerti. La proposta mira pertanto a tutelare i diritti fondamentali dei figli, a garantire la certezza del diritto per le famiglie e a ridurre i costi e gli oneri processuali che gravano sulle famiglie e sui sistemi amministrativi e giudiziari degli Stati membri”.

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