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Cos’è il certificato europeo di genitorialità?

Una proposta, discussa e divisiva, che potrebbe portare la società mondiale a non avere più genitori di “serie A” e di “serie B”
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28 dicembre 2022 Aggiornato alle 21:00

Un cambiamento epocale, atteso ormai da anni, potrebbe essere molto vicino grazie alla proposta dell’Unione europea di creare un certificato europeo volontario di paternità che riconosca in tutti gli Stati il diritto alla genitorialità già riconosciuto in altro Paesi membri. Fino a oggi per tutte quelle famiglie con componenti dello stesso sesso, che sono state riconosciute come tali all’estero avevano e hanno, molta difficoltà a vedere riconosciuti i propri diritti in molti Paesi dell’Ue. Questo succedeva anche avendo il riconoscimento genitoriale nei singoli Stati membri.

Entrare in queste realtà significa vivere la difficoltà di affermazione di famiglie divise a metà, con figli a cui è stata riconosciuta la madre ma non il padre, oppure famiglie omogenitoriali dove i genitori fanno molta fatica a vedersi riconoscere gli stessi “titoli” dove abitano come succede invece in altri Paesi della stessa Europa. Tutto questo quindi potrebbe cambiare grazie al certificato europeo di genitorialità.

In cosa consiste

Una conquista per i diritti sociali che metterebbe uno stop alle discriminazioni nei confronti dei figli di coppie dello stesso sesso all’interno dell’Unione europea. Secondo la proposta di regolamento presentata dalla Commissione Ue, tutti gli Stati membri dovranno riconoscere la genitorialità acquisita in un altro Paese dell’Unione da due persone omosessuali e garantire all’intero nucleo famigliare gli stessi diritti concessi alle altre famiglie. Per armonizzare le norme di diritto internazionale privato in materia di filiazione quindi l’8 dicembre scorso è stata presentata questa proposta per far riconoscere la genitorialità di due persone omosessuali acquisita in un altro Paese dell’Unione da quello di cittadinanza, consentendo di conseguenza a ogni nucleo familiare di godere degli stessi diritti delle famiglie eterosessuali.

Da Bruxelles spiegano che “la proposta è incentrata sull’interesse superiore e sui diritti del bambino, la genitorialità stabilita in uno Stato membro dovrebbe essere riconosciuta in tutti gli altri Stati membri, senza alcuna procedura speciale”, incluso il riconoscimento per i “genitori dello stesso sesso”.

L’iniziativa vuole anche superare gli ostacoli giuridici che i genitori gay si trovano ad affrontare oggi in diversi Paesi Ue nonostante le sentenze della Corte di giustizia europea: “Per ottenere il riconoscimento della filiazione le famiglie devono talvolta avviare procedimenti amministrativi o anche giudiziari, che sono lunghi e costosi e possono avere risultati incerti. La proposta mira pertanto a tutelare i diritti fondamentali dei figli, - spiega la Commissione - a garantire la certezza del diritto per le famiglie e a ridurre i costi e gli oneri processuali che gravano sulle famiglie e sui sistemi amministrativi e giudiziari degli Stati membri”.

Questo andrebbe a colmare una lacuna dell’attuale diritto europeo, che in base a una serie di pronunciamenti della Corte di giustizia Ue, prevede che “la filiazione accertata in uno Stato membro sia riconosciuta in tutti gli altri Stati membri per alcuni scopi: accesso al territorio, diritto di soggiorno, non discriminazione rispetto ai cittadini nazionali”. Questo non copre però altri diritti a cui hanno accesso i figli di coppie composte da un uomo e una donna.

Cosa propone l’Ue

L’Unione europea con questa richiesta però vuole anche specificare che il diritto di famiglia comunque resta in mano al singolo Paese, ma allo stesso tempo non impone che tutti gli Stati introducano nel loro ordinamento il riconoscimento delle coppie gay e dei loro figli, ma vuole ricordare che se tale riconoscimento viene accertato in un Paese membro, questo deve avvenire anche nel resto dell’Ue.

Da qui il senso per la Commissione di istituire il Certificato europeo di genitorialità: questo documento potrà essere richiesto dai figli, o dai loro rappresentanti legali, allo Stato membro “che ha accertato la filiazione” e potrà essere utilizzato “come prova della filiazione in tutti gli altri Stati membri”.

Se una persona è genitore deve poterlo essere anche in tutti gli altri dell’Ue, a prescindere dal tipo di famiglia e da come sia nato il figlio.

Per questo la Commissione europea propone una legge direttamente applicabile in tutti gli Stati membri, volta a omogenizzare le norme di diritto internazionale privato relative alla genitorialità. Per diventare legge anche questa proposta necessita dell’approvazione all’unanimità in Consiglio.

La proposta di regolamento, sottolinea la Commissione, è incentrata sull’interesse superiore e sui diritti del bambino. Fornirà chiarezza giuridica a tutti i tipi di famiglie che si trovano in una situazione transfrontaliera all’interno dell’Ue, sia perché si spostano da uno Stato membro all’altro per viaggiare o risiedere, sia perché hanno familiari o beni in un altro Stato membro.

Cosa cambia

Il diritto dell’Unione così come interpretato dalla Corte di Giustizia europea prevede che la genitorialità stabilita in uno Stato membro sia riconosciuta in tutti gli altri Stati membri per accesso al territorio, diritto di soggiorno e non discriminazione con i cittadini. La proposta, se approvata, consentirà ai minori in situazioni transfrontaliere di beneficiare dei diritti derivanti dalla genitorialità in base al diritto nazionale, in questioni come la successione, il mantenimento, l’affidamento o il diritto dei genitori di agire in qualità di rappresentanti legali del minore. I regolamenti dell’Ue nel diritto di famiglia, successioni e documenti pubblici non includono attualmente il riconoscimento della paternità nel loro campo di applicazione.

Se dovesse essere approvato questo testo, nella forma del regolamento, sarà direttamente applicabile, senza necessità di recepimento da parte delle normative interne. Il testo però dovrà passare il vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio, che sullo stesso dovrà esprimersi all’unanimità. Una proposta che trova l’appoggio della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che si esprime in un tweet: “Sono orgogliosa delle nuove norme che presentiamo oggi sul riconoscimento della genitorialità nell’Ue. Vogliamo aiutare tutte le famiglie e i bambini in situazioni transfrontaliere. Perché se sei genitore in un Paese, sei genitore in ogni Paese”.

Ora basta capire come alcuni Paesi accetteranno questo tipo di proposta e di eventuale regolamento, che potrebbe essere osteggiato in primis da Polonia e Ungheria, contrarie al riconoscimento dei diritti delle persone Lgbtq+, al contrario di altri paesi Ue invece che già riconoscono alle coppie omosessuali la maternità surrogata e l’adozione. Resta da vedere anche quale posizione in merito prenderà l’Italia.

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