Ambiente

Cop29 in Azerbaigian. Quali sono gli interessi in gioco per l’Italia?

La prossima Conferenza sul clima dovrebbe tenersi a Baku: dalla Tap agli idrocarburi, i legami del nostro Paese con il Petrolstato potrebbero avere un peso nei negoziati
Credit: Alvin Mahmudov   

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12 dicembre 2023 Aggiornato alle 08:00

Paese che vai dipendenza dal fossile che trovi.

La Cop28 è ancora in corso, in una disperata fase finale per inserire nel testo del negoziato che si sta chiudendo un linguaggio chiaro sul phase out dei combustibili fossili, quella tanto necessaria “uscita graduale” a cui si oppongono però strenuamente paesi che vanno dall’Arabia Saudita sino all’Iran, ma è già tempo di pensare a cosa accadrà il prossimo anno.

Soltanto alla fine del vertice di Dubai capiremo, in caso di inserimento di una dicitura chiara sui combustibili fossili, se questa Conferenza sul clima passerà alla storia o meno, e sempre sul finale delle trattative dovremmo infatti sapere ufficialmente quello che è già stato preannunciato: la Cop29 si terrà a Baku in Azerbaigian.

Che peso avrà questa scelta sui negoziati?

La notizia della scelta di Baku è rimbalzata alle cronache principalmente per due motivi, ma ce n’è un terzo che non dovrà assolutamente essere sottovalutato, vista la dipendenza dal gas azero di molti Paesi e soprattutto dell’Italia.

Il primo motivo è il veto russo. La ricaduta sulla candidatura di Baku è infatti legata allo slot dell’Europa orientale, luogo in cui per le regole dell’Unfccc si sarebbe dovuta tenere la prossima Conferenza (mentre quella del 2025 già si sa che sarà in Amazzonia).

All’interno di questa finestra, la Russia con i suoi veti ha di fatto impedito a qualsiasi membro dell’Unione europea di ospitare la Cop, così è naufragata l’idea di Bulgaria e Moldavia e alla fine, dopo l’ipotesi di farla a Bonn, a prevalere per un complesso gioco di incastri è stato l’Azerbaigian.

Oltre al veto russo a tenere banco sulla decisione di Baku c’è stata poi - secondo motivo di discussione soprattutto da parte dei media internazionali - una certa instabilità del Paese vista la guerra-tregua in corso nell’area del Nagorno Karabakh con l’Armenia.

C’è però un altro motivo però su cui fare attenzione relativo alla scelta della Cop29 in Azerbaigian: i due terzi delle entrare di questo Paese sono legate al petrolio e al gas, una delle percentuali più alte fra gli Stati del mondo.

Considerato un vero e proprio Petrolstato, così come sulla Cop24 in Polonia poteva pensare l’ingerenza del carbone, oppure per la Cop28 di Dubai quella del petrolio, il prossimo anno in Azerbaigian protagonista potrebbe essere nuovamente l’ombra di petrolio e gas sui negoziati.

Un’ombra che riguarda soprattutto gli interessi italiani, dato che circa il 15% del gas italiano arriva proprio dall’Azerbaigian.

Questo Paese è il secondo fornitore di gas italiano dopo l’Algeria ed è fondamentale per la visione del Piano Mattei di Giorgia Meloni che intende trasformare lo Stivale in un hub del gas del Mediterraneo.

Non solo: il legame fra Roma e Baku è strettissimo anche per la Tap, il grande gasdotto pugliese da cui arriva il gas azero.

In una Italia che nella Cop26 di Glasgow si era preso l’impegno di non investire sui combustibili fossili all’estero, promessa poi non mantenuta, e dove nelle politiche energetiche del Paese il gas continua a essere un elemento centrale, quanto peserà alla futura Cop il doppio filo che ci lega all’Azerbaigian membro dell’Opec?

Anche in fase negoziale, con al centro sempre la questione dall’uscita dalle fonti fossili, quanto potrà esporsi proprio in Azerbaigian un’ Italia fortemente legata al gas azero?

Prime domande da porsi in attesa di capire nuovamente che peso avranno, i combustibili fossili, anche nella prossima Conferenza delle Parti sul clima.

Vale per l’Italia, ma anche per la stessa Europa dato che, nel tentativo di smarcarsi dalla dipendenza dalla Russia, lo scorso la Ue ha firmato un’intesa con l’Azerbaigian per aumentare le importazioni di gas naturale azero.

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