Diritti

Financial Times: chi sono le donne dell’anno, scelte dalle donne

Il prestigioso quotidiano economico ha chiesto a figure femminili di spicco nel proprio settore di indicare la persona più influente degli ultimi 12 mesi. Ecco le 25 Celebrities, Leader ed Eroine scelte come Women of the Year 2023
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
5 dicembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Fine anno, tempo di classifiche. O forse non proprio. Il Financial Times ha infatti decretato quali sono state le 25 donne del 2023, non presentandole però in una graduatoria che segue un particolare ordine di merito o valore, ma una accanto all’altra.

A sceglierle non è stata la redazione, che come tradizione giornalistica vuole è con ogni probabilità composta in prevalenza da uomini, ma altrettante figure femminili di valore, alle quali è stato chiesto di esprimere un nome interno al proprio settore di appartenenza.

Donne che omaggiano altre donne e che in questo modo fanno rete, distruggendo uno dei luoghi comuni più duri a morire, ovvero che le donne sarebbero nemiche tra loro e sempre pronte a farsi la guerra. Una diceria figlia anch’essa, guarda un po’, del patriarcato, che ci vorrebbe rivali e mai alleate. Niente di più sbagliato.

Ecco quindi le Women of the Year 2023 del Financial Times, suddivise in diverse categorie.

Celebrities

Nell’olimpo delle celebrità compare l’attrice e produttrice Margot Robbie, reduce dal successo planetario di Barbie e scelta dalla regista e scrittrice Emerald Fennell perché «non c’è nessuno come Margot. È una delle più grandi star del cinema del Pianeta».

Beyoncé, scelta da Oprah Winfrey perché «non importa cosa hai sentito o letto sul fenomeno Beyoncé, nessuna descrizione può catturare la vera essenza dello sperimentare di persona la velocità del suo talento».

La scrittrice premio Pulitzer Barbara Kingsolver, che secondo la scrittrice Ann Patchett «ricorda da tempo ai lettori e alle lettrici di aprire gli occhi sulla crisi del pianeta, sulla povertà, sui miracoli del cibo e delle fattorie».

La designer Phoebe Philo, che «ha dato priorità a ciò che le donne volevano dai loro vestiti e a come le facevano sentire, trasformando l’abbigliamento femminile», secondo la consulente creativa e creatrice di Old Celine, Gabrielle Boucinha.

Alia Bhatt, attrice e produttrice indicata dalla critica cinematografica Shubhra Gupta per aver «tracciato un percorso distintivo e usato il suo potere da star per dare il via libera a progetti difficili da finanziare».

Il gruppo musicale di K-pop Aespa che, come spiega la co-curatrice di “Hallyu! The Korea Wave”, Yoojin Choi, ha «infranto una serie di record per i gruppi femminili K-pop, diventando il primo a superare il milione di vendite nella prima settimana con tre album consecutivi, oltre a suonare al Coachella Festival e a lanciare un tour mondiale».

Lola Shoneyin, scrittrice, poetessa e organizzatrice di festival, che secondo la scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie, «ha un umorismo mordente, occhi spietati e una visione del mondo sempre umana».

Leader

Spiccano in questa categoria Mira Murati, Chief Technology Officer di OpenAI, che come sottolinea la co-fondatrice e amministratrice delegata della start-up di intelligenza artificiale Sunshine, Marissa Mayer, «è al timone della profonda trasformazione digitale di questo momento».

Fran Drescher, attrice e presidente del sindacato degli attori SAG-AFTRA, descritta da Lisa Ann Walter, attrice e membro del sindacato, come un’icona. «Da attrice, ha aggiornato il logoro archetipo della commessa di Hollywood trasformata in signora, mentre in qualità di Presidente del nostro sindacato ha guidato i membri in uno sciopero di 118 giorni per raggiungere un accordo accettabile con gli studi».

Mary Barra, Ceo di General Motors che ha negoziato «nuovi accordi con i lavoratori raccogliendo un consenso unanime degli stessi e dei sindacati», spiega l’editorialista del FT, Rana Foroohar.

Ursula von der Leyen, che secondo la ministra del Tesoro americano, Janet Yellen, «ha affrontato le esigenze quotidiane della guida della Commissione europea con notevole abilità e grazia e ha infranto le barriere come prima presidente donna. E lo ha fatto durante un periodo di sfide globali senza precedenti».

Janet Truncale, Ceo di EY, «diventata partner della società di contabilità globale nonostante sia sempre stata chiara con clienti e colleghi sul fatto che avrebbe lavorato part-time per poter badare ai 3 figli – spiega la redattrice finanziaria statunitense del FT Brooke Masters – Il suo successo è il culmine di un’evoluzione che ha portato al fatto che oggi il 48% dei quasi 400.000 dipendenti di EY siano donne».

Karin Keller-Sutter, ministra delle Finanze svizzera, le cui principali qualità secondo Elisabeth Svantesson, ministra delle Finanze svedese, sono «conoscenza, coraggio e determinazione».

Lisa Dyson, Ceo di Kiverdi perché, come racconta Alondra Nelson, professoressa presso l’Institute for Advanced Study, «dopo essere stata solo la quarta donna afroamericana nella storia a conseguire un dottorato in fisica teorica, oggi le sue attività offrono soluzioni a due delle più grandi sfide del nostro tempo: la crisi climatica e la scarsità di cibo».

Carol Tomè, Ceo di Ups, che come spiega Lynn Martin, presidente della Borsa di New York, è la «prima outsider dell’azienda, la prima donna CEO e una delle sole 52 donne alla guida delle aziende Fortune 500».

Makiko Ono, Ceo di Suntory Beverage and Food, scelta da Sakie T Fukushima, ex amministratrice delegata di Korn/Ferry Japan e prima donna nei consigli di amministrazione di Sony, Bridgestone e Mitsubishi Corporation perché «prima donna a capo di un’azienda giapponese con una capitalizzazione di mercato di ¥ 1 trilione».

Marina Silva, ministra dell’Ambiente del Brasile, «cresciuta vicino alla foresta pluviale in un piccolo villaggio di raccoglitori di gomma e testimone in prima persona della devastazione della deforestazione e ha dedicato la sua vita a combatterla. Nominata ministra dell’Ambiente per la prima volta nel 2003 e tornata a ricoprire l’incarico quest’anno», ricorda l’ex Presidente del Cile Michelle Bachelet.

Marie-Claire Daveu, Chief Security Officer del gruppo Kering, perché come spiega la designer britannica Anya Hindmarch «è una forte sostenitrice della sostenibilità nel settore del lusso e sta aprendo la strada a un vero cambiamento».

Eroine

Dell’ultima categoria fanno parte l’attivista e seconda donna iraniana a vincere il premio Nobel Narges Mohammadi perché «combatte per i diritti umani, per il diritto delle donne a controllare il proprio corpo e contro quella che lei chiama “tortura bianca”, la punizione dell’isolamento estremo perpetuata dalla repubblica islamica», sottolinea la scrittrice franco-iraniana Marjane Satrapi.

La first lady Olena Zelenska, che secondo Kaja Kallas, prima ministra dell’Estonia, «come suo marito Volodymyr Zelensky è diventata un simbolo globale di resilienza».

Coco Gauff, che oltre a essere una grande tennista, per la collega Naomi Osaka «ha fatto un ottimo lavoro usando la sua voce in momenti importanti, parlando a nome del movimento Black Lives Matter e opponendosi alle leggi anti-LGBT+ nel suo stato natale, la Florida».

La diplomatica Elizabeth Maruma Mrema, cha la deputata del Partito dei Verdi del Regno Unito Caroline Lucas ha scelto per aver guidato un accordo alla Cop 15 che «ha stabilito di fermare e invertire la distruzione della fauna selvatica e di proteggere il 30% del pianeta per la natura entro il 2030».

La scienziata Katalin Karikó, la cui «ricerca trasformativa sull’mRNA ha gettato le basi per lo sviluppo di vaccini salvavita durante il periodo pandemico», come ricorda Karen S Lynch, Presidente e amministratrice delegata di CVS Health.

L’attivista Chen Chien-Jou, che come spiega Chien Li-Ying, capo dello sviluppo presso DaMou Entertainment, ha «ha scatenato il movimento #MeToo di Taiwan».

E infine, la calciatrice Jenni Hermoso, determinante per la vittoria della Spagna dei Mondiali di calcio femminile 2023 e, secondo la capitana della nazionale inglese Leah Williamson, «ammirata per come ha gestito la questione del bacio sulle labbra non richiesto ma ricevuto dopo la vittoria da parte del presidente della FA spagnola, Luis Rubiales».

Leggi anche
Diritti umani
di Giunio Panarelli 3 min lettura
Colorismo
di Elena Magagnoli 3 min lettura