Ambiente

Inquinamento atmosferico: in Europa è il principale rischio ambientale per la salute

Oltre 63.000 le vittime in Italia nel 2021. Lo attesta Harm to human health from air pollution in Europe: burden of disease 2023, il nuovo report dell’European Environment Agency
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Lina Kivaka 

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4 dicembre 2023 Aggiornato alle 11:00

L’inquinamento dell’aria continua a essere un fenomeno grave in Europa e l’Italia è uno dei Paesi europei più esposti al problema, con oltre 63.000 vittime nel 2021.

Il dato drammatico emerge dalla nota informativa Harm to human health from air pollution in Europe: burden of disease 2023 pubblicata dalla European Environment Agency (Eea), che denuncia gli alti livelli di inquinanti ambientali presenti nel continente europeo, considerati responsabili di 253.000 decessi e di innumerevoli effetti debilitanti sulla popolazione.

Nonostante il miglioramento avvenuto fra il 2005 e il 2021, con un calo del 41% dei decessi attribuibili al particolato fine (Pm 2,5), il rischio ambientale è rimasto superiore alle soglie di sicurezza raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, causando non solo diffusi problemi di salute, ma anche una serie di costi elevati per i sistema sanitari nazionali.

Infatti l’inquinamento atmosferico rimane il principale rischio ambientale per la salute della popolazione europea ed è responsabile di numerose patologie gravi e/o croniche, come la cardiopatia ischemica, il cancro, il diabete e l’asma. Queste malattie hanno una forte incidenza soprattutto nelle città e nelle aree urbane, specialmente quelle vicine ai grandi poli industriali.

Oltre alle vittime causate dall’inquinamento da particolato fine, vi sono 52.000 morti per il biossido di azoto e 20.000 vittime per l’esposizione a breve termine all’ozono.

«I dati pubblicati dalla Eea ci ricordano che nell’Unione europea l’inquinamento atmosferico rimane il principale problema per la salute legato all’ambiente. La buona notizia è che la politica in materia di aria pulita funziona e la nostra qualità dell’aria sta migliorando. Dobbiamo però fare di più e ridurre ulteriormente i livelli di inquinamento ambientale. Per questo l’Unione europea deve adottare e attuare rapidamente la proposta di revisione della direttiva sulla qualità dell’aria che mira ad allineare maggiormente le norme della Ue alle raccomandazioni dell’Oms», ha affermato il Commissario europeo per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius.

L’Italia risulta essere la seconda nazione più inquinata a livello atmosferico dell’Unione europea per il particolato fine (46.800 morti) e il biossido d’azoto (11.300 morti), mentre ha il triste primato per i decessi attribuibili all’esposizione a breve termine all’ozono (5.100 morti).

Le regioni più colpite sono quelle del Nord Italia, in particolare la pianura padana che è una delle aree con i dati più gravi in assoluto a livello europeo. Negli ultimi decenni la particolare morfologia del territorio, in combinazione lo sviluppo industriale, l’espansione delle aree urbane, l’enorme traffico su strada e le peculiari condizioni meteorologiche, hanno determinato una pericolosa cappa atmosferica caratterizzata da alti livelli di inquinanti.

Per il futuro le autorità dell’Unione europea hanno intenzione di incrementare nettamente la qualità dell’aria.

L’obiettivo ambientale è quello di rivedere rivedere le direttive inserite nel quadro del Green Deal europeo, cercando di raggiungere l’obiettivo dell’inquinamento atmosferico zero entro il 2050.

«Sebbene negli anni passati abbiamo fatto grandi passi avanti per ridurre i livelli di inquinamento atmosferico, i dati e le valutazioni più recenti mostrano che gli effetti sulla nostra salute rimangono troppi elevati, con conseguenti decessi e patologie riconducibili a esso. La notizia positiva è che le autorità a livello europeo, nazionale e locale si stanno adoperando per ridurre le emissioni tramite misure quali la promozione del trasporto pubblico o dell’uso della bicicletta nei centri urbani e mediante l’aggiornamento delle normative», ha dichiarato Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’Eea.

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