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Chi è Geert Wilders, il sovranista che ha vinto in Olanda

Il politico di estrema destra ha portato il suo partito a essere il più votato alle ultime elezioni olandesi. La sua vittoria è una brutta notizia per europeisti, ambientalisti e ucraini. Ti raccontiamo la sua storia
Geert Wilders
Geert Wilders Credit: EPA/SEM VAN DER WAL 
Tempo di lettura 4 min lettura
24 novembre 2023 Aggiornato alle 16:00

Per i suoi sostenitori la sua è stata una vittoria indimenticabile, forse anche inimmaginabile; per i suoi avversari, l’Unione europea e il governo ucraino è come ritrovarsi di fronte a un incubo imprevisto.

Geert Wilders è il vero vincitore delle elezioni politiche che si sono tenute in Olanda questo mercoledì.

Il suo Partito per la libertà (Pvv) è stato il più votato: non ha i numeri per governare da solo, ma, come ribadito dallo stesso Wilders, non potrà essere «ignorato» dalle altre forze politiche.

La vittoria di Wilders ha messo in allarme molti. E il motivo è legato alla sua storia e al suo pensiero che lo hanno portato a essere considerato come uno dei più importanti ed estremisti sovranisti a livello europeo. In particolare per quanto riguarda l’islamofobia.

Nato nel 1963 a Venlo, Wilders cresce in una famiglia medio-borghese.

La sua passione per la politica si lega fin da giovane alla sua forte diffidenza nei confronti del mondo musulmano: tra il 1981 e il 1983 vive in Israele e visita il Medio Oriente.

Qui rimane negativamente impressionato dalla cultura islamica. Tornato in Olanda si avvicina al Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia per cui viene eletto nel 1998 al Consiglio comunale di Utrecht e successivamente in Parlamento. Inizialmente Wilders non viene notato dalla stampa e dagli elettori. Ma all’inizio degli anni Duemila due eventi cambiano la sua storia personale e quella del Paese.

Si tratta degli omicidi del politico di estrema destra Pim Fortuyn e del regista Theo van Gogh, autore di un documentario molto critico sulla religione islamica.

I due eventi, avvenuti rispettivamente nel 2002 e nel 2004, rappresentano un momento di forte sbigottimento per il Paese e sono la tempesta perfetta per far emergere la retorica anti-islamista di Wilders che da quel momento in poi diventerà, anche grazie ai suoi caratteristici capelli biondo platino, il principale punto di riferimento per l’estrema destra olandese. Pur definendosi antifascista, il leader del Pvv (partito da lui stesso fondato nel 2006) si fa notare fin da subito per frasi come quali «lo tsunami dell’islamizzazione ha colpito l’Olanda al cuore» oppure per l’invito a «chiudere le frontiere agli stranieri non occidentali».

Le sue affermazioni controverse lo pongono anche in una situazione di insicurezza a livello personale, visto che l’Olanda ha una forte presenza di musulmani dovuta al suo passato coloniale.

Per questo motivo Wilders è da anni sotto scorta. Una condizione che non ha per niente ammorbidito le sue convinzioni anti-islamiche e contro i migranti, che gli sono valse anche una serie di problemi giudiziari: nel 2011, dopo aver paragonato il Corano al Mein Kampf di Adolf Hitler, è stato prima imputato per incitamento all’odio razziale e poi assolto mentre nel 2016 è stato condannato per avere incitato un gruppo di sostenitori a cantare «meno! Meno! Meno!», riferendosi alla popolazione marocchina in Olanda.

Nel 2020 si è poi fatto notare per aver cercato in tutti i modi di far naufragare la nascita del Recovery Fund, attaccando più volte l’Italia. Tanto da farsi fotografare con un cartello con su scritto: “Neanche un centesimo all’Italia”.

Nel corso degli anni è sembrato più volte vicino alla vittoria e ha anche appoggiato alcuni governi di centrodestra, ma il suo non è mai risultato il primo partito olandese. Almeno fino a oggi.

La sua elezione non è un problema solo per chi considera le sue teorie xenofobe e pericolose, ma anche per l’Ucraina. In uno degli ultimi dibattiti televisivi, Wilders ha detto di non volere inviare più armi a Kiev.

Neanche gli ambientalisti possono stare troppo tranquilli: il leader del Pvv ha dichiarato di considerare le politiche in favore dell’ambiente una sorta di tirannia che danneggia l’economia del Paese.

Il sistema elettorale olandese è comunque proporzionale e molti osservatori ritengono improbabile la nascita di un governo guidato direttamente da Wilders. Quel che è certo è che il vincitore delle elezioni ha già fatto capire di voler far sentire la sua voce. Nei prossimi mesi vedremo gli effetti.

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