Economia

I Millennials sono poveri e precari

Precari, fragili, giustamente spaventati. Vogliamo continuare a voltare la testa dall’altra parte?
Credit: Mikaala Shackelford  

Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
22 novembre 2023 Aggiornato alle 06:30

Ve lo confesso: in questa categorizzazione recente tra fasce d’età mi muovo a disagio.

E mi vado a ricercare ogni volta esattamente chi siano i Gen Z, chi i Millennial e così via.

L’ho fatto anche per scrivere questo articolo e, siccome confido nel fatto di non essere l’unica, lo riporto anche qui: secondo il Pew Research Center, possono essere definite come Millennial tutte le persone nate tra il 1981 e il 1996.

E partiamo da qui.

Perché ne parliamo?

Qualche giorno fa, Intesa San Paolo ha pubblicato una ricerca sui Millennials del Lazio. E il quadro è scoraggiante.

Iniziamo con i dati positivi: hanno studiato. Ad aver conseguito la laurea è 1 su 3, quindi sopra la media italiana, che invece rimane ferma a, 27,4% (ma comunque inferiore alla media europea del 42%).

Eppure, sebbene abbiano studiato, guadagnano una miseria: parliamo di 11.675 euro in media. Ah: per l’80%, ha contratti di lavoro atipici.

E quelli di loro che non hanno studiato? Com’è prevedibile, fanno lavori ancora peggiori. Nei quali sono in aumento i rischi di incidenti mortali e di infortuni.

Un dato su tutti: se a livello nazionale, gli infortuni sul lavoro dei Millennials sono aumentati del 40%, la metà dei nuovi incidenti è avuto come vittime proprio le persone giovani del Lazio.

Vale per tutti i Millennials

Riaffrontiamo questo tema con la scusa di questo ultimo lavoro di ricerca sul Lazio, ma la realtà è che questa condizione di fragilità riguarda, purtroppo, anche tutti gli altri Millennials del Paese.

Un dato su tutti: secondo i dati pubblicati da Odm Consulting, i Millennials guadagnano il 34% in meno rispetto ai Baby boomer (ovvero, le persone nate tra il 1946 e il 1964).

A livello nazionale, il 61% di loro ha un contratto a termine, quindi senza garanzie, senza futuro, senza prospettive.

Senza possibilità di fare programmi, in una rincorsa verso una stabilità che certamente si vorrebbe diversa rispetto ai propri genitori, ma che comunque magari si desidererebbe per poter respirare un po’ di più. E poi ci lamentiamo della natalità zero.

Ma senza lavoro e senza casa, quali programmi si possono fare? Già, perché, stando al sondaggio I Millennials via da casa condotto da Doxa per idealista, il 66% dei Millennials che va a vivere da solo sceglie l’affitto anziché l’acquisto di casa. E questo aumenta ulteriormente i fattori di fragilità. Strano, no?

Una generazione (giustamente) preoccupata

Nel 2023, Deloitte ha pubblicato il suo Global GenZ and Millennial Survey, uno studio condotto su un campione di oltre 22.000 persone in 44 Paesi del mondo, di cui più di 800 persone giovani in Italia.

E io penso che noi, persone più grandi, di fronte a questi dati dovremmo metterci una mano sulla coscienza. Allora, il 46% dei Millennials italiani è preoccupato dal caro vita, il 71% crede che sarà impossibile farcela ad acquistare una casa, sempre il 71% ritiene che non potrà mettere su famiglia. Ancora, il 64% è preoccupato per il cambiamento climatico. e il 47% (cioè, praticamente una persona su due) vive di stipendio in stipendio.

Li lasciamo così?



Sentiamo dire spesso che i giovani sono il futuro. Ma è piuttosto vero che i giovani sono il presente. E, a dirla tutta, questi Millennials non sono più nemmeno tanto giovani. Direi piuttosto che vengono tenuti in una condizione giovanile un po’ forzatamente dalle circostanze esterne, che impediscono loro di uscire di casa, di comprare un appartamento, di avere figli se ne vogliono.

E noi, che in questa stanza siamo gli adulti, non possiamo semplicemente stare a guardare una generazione che si perde. Creare spazio, dare fiducia, far crescere le loro potenzialità, anche dentro le aziende. Ma soprattutto, vigilare come si spendono i soldi pubblici, quando andranno a impattare, ancora una volta, sulle loro tasche. E sul loro futuro.

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