Economia

Lavoro: cresce l’occupazione ma persistono le disuguaglianze

Tra precariato, gender gap e differenze territoriali, gli ultimi dati Inps ci restituiscono l’immagine di un mercato ancora troppo frastagliato
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Mike Kononov

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17 novembre 2023 Aggiornato alle 07:00

È un periodo incredibilmente positivo per il settore lavorativo in Italia, che a Agosto 2023 ha toccato i più bassi livelli di disoccupazione dal 2009 (7,3%). Ciononostante, questo dato non ci consente ancora di competere con il resto d’Europa e ci fa comunque posizionare agli ultimi posti nella classifica dell’Unione.

Nel mentre, diminuiscono le persone in cerca di lavoro ( - 62.000 unità) e il numero di inattivi con un’età compresa tra i 15 e i 64 anni (- 398.000 unità).

Il mercato del lavoro italiano, inoltre, è ancora troppo poco equo, in termini sia occupazionali sia retributivi. Nel 2022, secondo l’Osservatorio dipendenti nel settore privato dell’Inps, i lavoratori dipendenti privati con almeno un giorno di lavoro retribuito durante l’anno sono stati 16.978.425, circa il 4% in più rispetto al 2021. Di questi però oltre il 57% erano uomini e più della metà risiedeva nell’Italia settentrionale (55,1%), mentre nel Mezzogiorno e nelle isole abitava, rispettivamente, appena il 16,9% e poco più del 7%.

Dati che vanno di pari passo con il tasso di occupazione: mentre al nord nella fascia d’età compresa tra i 20 e i 64 anni a essere occupate sono oltre 7 persone su 10 e al centro quasi 7, nel sud Italia la proporzione è 5 su 10.

Un divario che persiste anche per quanto riguarda gli stipendi: se al nord la media della retribuzione lorda annua è di 26.933 euro, al sud è pari a 16.959 euro.

Ad essere svantaggiate sono anche le donne, che in media guadagnano 7.922 euro in meno rispetto ai colleghi di sesso maschile. Nello specifico, la retribuzione media di un uomo è di 26.227 euro lordi all’anno, mentre per le donne scende a 18.305 euro. Una cifra che equivale a circa un mese e mezzo di lavoro, come ricorda la stessa Commissione Europea.

Secondo il bollettino Inps dell’Osservatorio sul Precariato, nei primi sei mesi del 2023 si sono registrate oltre 4 milioni di assunzioni, circa 400.000 contratti a tempo determinato sono stati trasformati, mentre le conferme dei contratti di apprendistato sono diminuite del 19% rispetto allo stesso periodo del 2022.

A crescere è stato anche il numero di lavoratori occasionali (+12%) che hanno percepito in media 256 euro lordi al mese. I lavoratori precari sono, difatti, coloro che hanno salari più bassi: secondo l’Osservatorio dipendenti nel settore privato dell’Inps, nel 2022 i lavoratori a chiamata che hanno lavorato e sono stati retribuiti almeno per un giorno durante l’anno sono stati quasi 700.000, con una retribuzione media pari 2.456 euro lordi l’anno.

Non va meglio per i lavoratori in somministrazione, che nel 2022 sono stati 974.511 (il 7,8% in più rispetto al 2021) e hanno guadagnato in media 9.709 euro lordi l’anno. I lavoratori a somministrazione sono per il 57% uomini il cui guadagno medio in un anno è di 10.943 euro. La retribuzione maggiore spetta alla fascia over 64, che quest’anno ha percepito in media oltre 16.000 euro. Tra le lavoratrici a somministrazione, invece, a guadagnare di più sono coloro che hanno un’età compresa tra i 30 e i 34 anni, con una media di 9.299 euro lordi annui.

Un sistema lavorativo ancora estremamente inefficiente: è questo che ci ricordano i numeri degli Osservatori Inps. Sempre più giovani abbandonano la loro terra natale in cerca di migliori opportunità occupazionali fuori confine, chi rimane invece è costretto a fare i conti con lavori precari, bassi livelli salariali e disparità tanto di genere quanto geografiche.

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