Diritti

Spagna, proteste per l’intesa Psoe-Junts: cosa sta succedendo?

Il Partito socialista ha trovato un accordo, che prevede l’amnistia per gli indipendentisti catalani, con “Uniti per la Catalogna” per l’appoggio al Governo di Sanchez. I cittadini sono scesi in strada a manifestare
Pedro Sanchez
Pedro Sanchez Credit: EPA/Toni Albir
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13 novembre 2023 Aggiornato alle 12:00

Il 9 novembre il Partito socialista spagnolo (Psoe) guidato da Pedro Sanchez ha annunciato di aver ottenuto un accordo per l’appoggio esterno di Junts per Catalunya al nuovo Governo. L’intesa raggiunta prevede un disegno di legge che porti all’amnistia per gli indipendentisti catalani a processo o per coloro che erano stati condannati in relazione al fallito tentativo di secessione dalla Catalogna nel 2017.

Per ottenere la definitiva maggioranza, serve un ulteriore accordo con i 5 parlamentari del Partito nazionalista Basco (Pnv). Il Partito Popolare (PP) della destra conservatrice spagnola, che nelle ultime elezioni è stato quello che ha ottenuto più voti senza riuscire tuttavia a ottenere la maggioranza parlamentare in coalizione con l’estrema destra di Vox, ha indetto una serie di proteste in piazza contro questo accordo.

Mentre Sánchez sostiene che questo accordo aiuterebbe a promuovere la coesistenza dopo la tumultuosa crisi politica e territoriale del 2017, i suoi oppositori ritengono che questa mossa sia solo un modo cinico di mantenersi al potere.

La manifestazione più grande è stata quella che si è tenuta ieri in piazza Puerta del Sol di Madrid, dove, come riportato da El Paìs, il leader del PP Alberto Núñez Feijóo ha accusato Sanchez di «comprarsi la presidenza in cambio dell’impunità giudiziaria dei suoi alleati». Il PP ha annunciato che il numero di persone scese in piazza ammontava a 500.000, mentre il Governo ha stimato circa 80.000 manifestanti, al grido di “prigione per Pedro Sanchez”.

Nei giorni precedenti, il leader di Vox Santiago Abascal aveva alzato i toni parlando di «colpo di Stato» e incitando la polizia a non eseguire gli ordini del Governo.

Nelle notti del 6 e del 7 novembre si sono tenuti gli scontri più violenti: 300 agenti antisommossa, secondo il quotidiano El Paìs, erano schierati dietro barricate costruite a distanza di sicurezza per proteggere la sede del Psoe e sono stati costretti a disperdere il corteo con gas lacrimogeni e proiettili di gomma in risposta ai razzi lanciati dai manifestanti di Vox e dei gruppi studenteschi collegati al partito. Nella Capitale iberica la protesta è degenerata in guerriglia urbana.

In questi giorni di tensione, l’ex presidente del PP della Catalogna e fondatore di Vox Alejo Vidal-Quadras, 78 anni, è stato colpito in faccia alle 13:30 di giovedì mentre passeggiava per la Calle de Núñez de Balboa, nel centro di Madrid, secondo fonti della Polizia Nazionale.

L’agenzia Agi inoltre spiega che “oltre alla destra, anche i giudici sono in campo. Il Consiglio generale della magistratura (CGPJ), l’organo collegiale che nomina i giudici, ha approvato con il voto favorevole dei conservatori una dichiarazione in cui denunciano che il progetto di amnistia potrebbe ‘degradare’ e ‘trasformare lo Stato di diritto in merce di scambio’”.

Trovare un compromesso politico è sempre stata una priorità per Sanchez (salito al potere per la prima volta un anno dopo il tentativo di secessione catalano): nel 2021 ha assolto 9 leader separatisti condannati al carcere e, l’anno successivo, la sua maggioranza ha riformato il Codice penale per eliminare il reato di sedizione per il quale erano stati processati.

Fonti parlamentari riportano che la presidente del Congresso dei Deputati Francina Armengol annuncerà le date del dibattito per il voto di fiducia su Sanchez, che dovrebbe tenersi mercoledì e giovedì.

«Chiedo al PP di rispettare il risultato alle urne e la legittimità del Governo che presto formeremo - ha dichiarato Sanchez sabato - Chiedo loro di essere coraggiosi e di dire no all’abbraccio dell’estrema destra, e di abbandonare il percorso reazionario che li sta portando verso l’abisso. Governeremo per tutti gli spagnoli, per altri quattro anni di progresso sociale e coesistenza».

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