Diritti

Spagna: chi è Vox (e quali diritti minaccia)

Alle elezioni locali spagnole, oltre al Partito Popolare Conservatore, è salita alla ribalta anche l’estrema destra guidata da Santiago Abascal, che ha ottenuto il 7,1% dei voti
Il primo ministro della Spagna Pedro Sánchez del Partito Socialista (Psoe)
Il primo ministro della Spagna Pedro Sánchez del Partito Socialista (Psoe) Credit: Eduardo Parra/Contacto via ZUMA Press
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5 giugno 2023 Aggiornato alle 11:00

La coalizione del primo ministro Pedro Sánchez del Partito Socialista (Psoe) ha subito pesanti perdite nelle elezioni locali spagnole, in quanto il Partito Popolare Conservatore (Pp) ha preso il controllo di una serie di municipi e regioni chiave.

Le elezioni, tenutesi in 12 dei 17 parlamenti regionali del Paese e nei Comuni, a livello nazionale sono state sicuramente un campanello d’allarme per il centrosinistra. La decisione di Sánchez di dimettersi per anticipare le elezioni che erano previste a fine anno è una scommessa: insieme al Pp, è salito alla ribalta anche Vox (guidato da Santiago Abascal), l’unico possibile alleato della destra spagnola, passato dal 2,91% al 7,18% dei consensi: un grande balzo in avanti rispetto alle elezioni amministrative del 2019.

Come riportato da Politico, rispetto a 4 anni fa, il Psoe di Sanchez ha perso 400.000 voti, mentre il Pp ne ha guadagnati 750.000. L’allarme arriva, tuttavia, dal crollo netto della sinistra di Unidas Podemos, che ha risentito di diverse scissioni interne che hanno frammentato la coalizione (come il lancio di Sumar, la nuova piattaforma politica della vicepresidente e ministra per il lavoro Yolanda Diaz).

La strategia di Sanchez sembra essere la replica della scelta adottata lo scorso anno dal primo ministro socialista portoghese Antonio Costa, che in questo modo ottenne la maggioranza assoluta in Parlamento.

Nel suo primo discorso pubblico da quando ha annunciato le elezioni, Sanchez ha avvertito che votare per i Popolari implicherebbe accogliere al Governo un partito allineato con le opinioni degli ex presidenti Trump e Bolsonaro: «La Spagna non è immune a questa tendenza reazionaria, ma possiamo fermarla, per i nostri figli e figlie», ha spiegato Sanchez, esortando gli spagnoli a decidere se vogliono «un primo ministro dalla parte di Biden e Lula, o dalla parte di Trump e Bolsonaro».

Vien da chiedersi se questo fallimento sia dovuto dalla frammentazione interna, specialmente a fronte di politiche sociali di successo che avevano portato Diaz a ottenere il più alto tasso di consensi in Spagna (come, a esempio, il salario minimo a 1.080 euro al mese, la riduzione del lavoro precario, il crollo del tasso di inflazione al 2,9%, il più basso in Ue); oppure, se la propaganda e le fake news della destra spagnola (che adotta le stesse strategie del trumpismo e delle destre internazionali) stiano avendo lo stesso effetto sull’elettorato iberico.

La guerra culturale viene combattuta anche sul fronte dei diritti civili: il Governo ha approvato lo scorso febbraio la Ley Trans, una riforma che prevede una libera autodeterminazione di genere dai 16 anni in su, e ha anche adottato una riforma relativa all’aborto che prevede che le ragazze che abbiano compiuto 16 anni possano abortire senza il consenso dei genitori, oltre all’introduzione di un congedo dal lavoro per chi soffre di dolori mestruali.

Nella regione di Castilla e Leòn, unica regione dove Vox è parte della maggioranza insieme al Pp, il partito di estrema destra aveva tentato un assalto all’aborto annunciando un protocollo sanitario aggiuntivo contro la legge nazionale sull’interruzione volontaria di gravidanza, secondo il quale “i medici avrebbero dovuto offrire alla donna la possibilità di ascoltare il battito cardiaco del feto, rilevabile attorno alla sesta settimana e di realizzare un’ecografia 4D per avere una immagine più puntuale del feto in movimento”.

La prima volta che il partito di estrema destra post-franchista ha ottenuto seggi elettorali è stato nel 2018, in Andalusia. Lo slogan più utilizzato parlava di “riconquista”, alludendo alla guerra di riconquista territoriale dei regni Cristiani contro i Musulmani nella penisola iberica nel Medioevo. Altro cavallo di battaglia: “lotta all’ideologia gender” e alle misure contro la violenza di genere in quanto “discriminatorie verso gli uomini”. Una vera e propria guerra alle donne e ai movimenti femministi, come avevano segnalato i collettivi femministi spagnoli.

Inoltre, altro elemento distintivo di Vox è la retorica anti-immigrazione: ci sono state ripetute richieste al Governo di chiudere le frontiere tra Spagna e Marocco con un muro a Ceuta e Melilla, di vietare alla popolazione marocchina in Europa i voli verso lo stato maghrebino e di riportare in Marocco tutti i migranti che avevano passato i confini per arrivare in Spagna, anche se di Nazioni terze.

Il problema del razzismo è sfociato anche nello sport e negli stadi spagnoli: il calciatore brasiliano del Real Madrid Vinicius Jr. è stato vittima di insulti razzisti durante la trasferta allo stadio Mestalla di Valencia a fine maggio. In un comunicato pubblicato sui social, l’atleta aveva accusato la federazione di non fare abbastanza.

A seguito di ciò, la risposta del presidente della Liga, lega di calcio spagnola, Javier Tebas, è stata: “Prima di criticare e insultare la Liga, è necessario che ti informi adeguatamente su cosa può fare nei casi di razzismo”. Il presidente Tebas è un sostenitore di Vox.

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