Bambini

Cara scuola ti scrivo

Nel libro Lettera di una madre afrodiscendente alla scuola italiana, Marilena Umuhoza Delli spiega cosa la scuola dovrebbe fare per decostruire gli stereotipi razzisti e farsi davvero inclusiva
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10 febbraio 2024 Aggiornato alle 11:00

“Cara scuola, guardo mia figlia cercare di imparare a pedalare senza rotelle. Anch’io mi sono sentita così per molto tempo, alla ricerca di un equilibrio tra la mia eredità africana e quella italiana”. Comincia così il libro Lettera di una madre afrodiscendente alla scuola italiana della scrittrice e regista Marilena Umuhoza Delli (People 2023) che, attingendo dalla sua esperienza di bambina razzializzata e di madre di una bimba di 7 anni, restituisce ai lettori e alle lettrici un ritratto scomodo della scuola italiana odierna, da cui passa la necessità di decostruire i miti degli “italiani brava gente”, della bianchezza e degli stereotipi che si annidano nei posti più impensabili.

“C’è ancora chi si chiede se l’Italia sia razzista o meno. La domanda da porsi non è tanto se l’Italia sia razzista, quanto in che modo questo razzismo si manifesti”, scrive l’autrice nata in Italia da padre bergamasco e madre rwandese, che poi prosegue con una carrellata di esempi che comprende i ripetuti attacchi a Cécile Kyenge, ex ministro dell’Integrazione e prima donna di colore a ricoprire la carica di ministro in Italia, che subì il razzismo becero di chi la considerava inadeguata. Ma anche gli hate speech, le offese fondate su una qualsiasi discriminazione che invade i social come i bar; la profilazione razziale, ovvero quella pratica adottata dalle forze dell’ordine nel momento in cui individuano, fermano e perquisiscono una persona sulla base delle sue caratteristiche fisiche e somatiche in un Paese, come testimoniano i dati Istat, dove la componente straniera rappresenta il 10%.

E ancora, il razzismo istituzionale il cui snodo fondamentale è rappresentato dall’attuale legge sulla cittadinanza, lo ius sanguinis, che privilegia i legami di sangue e penalizza quel milione di giovani nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri. A questo panorama si aggiungono anche spot pubblicitari di noti marchi di abbigliamento e di prodotti alimentari, nonché programmi televisivi.

“Nonostante la maggiore presa di coscienza rispetto alla questione razziale in Italia in seguito alla morte di George Floyd, - si legge nel libro - gli stereotipi deumanizzanti nei confronti della comunità razzializzata italiana continuano a esistere e sopravvivere; e quando riconosciuti, incontrano la massima resistenza da parte di chi li produce. La scusa, sempre la stessa, è: «Non era nostra intenzione». Peccato - continua il testo - che il razzismo non abbia nulla a che fare con le intenzioni, ma con un sistema che privilegia una categoria di persone conferendole diritti, risorse e potere negati ad altre. La credenza per cui l’italianità passi per la bianchezza rappresenta essa stessa il cuore pulsante di questo privilegio”.

L’Italia è un ex Paese colonizzatore, con un passato che ha dato vita a stereotipi negativi legati al corpo nero duri a morire e che sono alla base del razzismo verbale, fisico e istituzionale di oggi. Per questo l’autrice propone alla fine del testo una serie di attività da svolgere in classe che ne danno un valore aggiunto. Perché “è responsabilità degli insegnanti e della scuola come istituzione, educare gli studenti a tutto questo”.

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