Economia

L’università italiana costa sempre di più

Secondo il report realizzato da Udu e Federconsumatori uno studente universitario fuorisede spende in media 17.498 euro l’anno. Una cifra che rischia di rendere il sistema universitario sempre più elitario
Credit: cottonbro studio    

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14 novembre 2023 Aggiornato alle 17:00

Un’università sempre più cara e quindi sempre meno inclusiva.

Secondo il report Universitari al verde, realizzato dall’Unione degli universitari (Udu) e Federconsumatori, oggi frequentare gli atenei italiani è un “lusso” che molti ragazzi rischiano di non potersi più permettere.

Lo studio ha rilevato che mediamente uno studente universitario spende in totale: 9.379 euro annui se in sede, 10.293 euro annui se pendolare, 17.498 euro annui se fuorisede. Si tratta di un aumento medio di circa 5.000 euro per ogni tipologia di studente rispetto all’ultima indagine realizzata da Udu nel 2021.

La situazione più preoccupante è quella dei fuorisede, costretti a confrontarsi con prezzi sempre più alti, a iniziare da quelli degli affitti.

A oggi in media uno studente, spiega nel comunicato Udu, paga 5.220 solo per avere un tetto.

Una cifra che arriva a 7.740 euro a Milano e 6.000 a Bologna. Non a caso negli ultimi mesi molti movimenti studenteschi hanno iniziato a dormire in tende posizionate fuori dalle università per protestare contro il caro affitti.

Anche mangiare fuori ha un suo costo: per uno studente che ha accesso a una mensa universitaria si parla in media di 282 euro al Sud mentre al Nord di 414.

I costi variano anche in base a quale facoltà si sceglie: in media i libri di testo per Medicina costano 1.930 euro mentre quelli per Giurisprudenza e Lettere rispettivamente 411,50 e 431.

Ci sono poi le tasse universitarie che oggi in Italia, secondo i dati dell’Ustat, si aggirano in media attorno ai 1.463 euro. Anche in questo caso il Nord risulta più caro: qui si paga in media 1.761.

Esiste già un sistema progressivo che permette alle fasce più deboli della popolazione di pagare di meno: per esempio uno studente proveniente da una famiglia con Isee fino ai 20.000 euro paga “solo” 154,83 euro.

Secondo Alessia Polisini, esponente dell’esecutivo nazionale dell’Udu, la progressività di questo sistema non basta però a rendere l’università davvero accessibile a tutti. «Il nostro obiettivo è eliminare le tasse universitarie perché costituiscono comunque una barriera al diritto allo studio», spiega a La Svolta.

L’Udu ha calcolato che farlo costerebbe allo Stato italiano circa due miliardi di euro. «Una cifra non proibitiva e che andrebbe invece investita per tutelare uno dei diritti più importanti della nostra Costituzione», secondo Polisini.

Anche perché la soluzione delle borse di studio non convince l’esponente dell’Udu: «Per ottenerle i ragazzi devono restare in corso, ovvero passare tutti gli esami. Spesso però le borse da sole non bastano per mantenersi e questo costringe i giovani a lavorare, togliendo loro tempo prezioso per studiare e aumentando così la probabilità che finiscano fuori corso. Senza contare poi che spesso molti studenti risultano idonei alla borsa di studio, ma non possono usufruirne per via della carenza di fondi».

Qual è la soluzione quindi?

«Sicuramente aumentare gli investimenti. Gli ultimi dati disponibili ci dicono che l’Italia spende in istruzione molto meno rispetto alla media dei Paesi Ocse (in Italia si parla dello 0,6% di Pil contro l’1% della media Ocse ndr)», dice Polisini che su questo tema critica anche l’ultima legge di bilancio presentata dal governo.

«Avevamo chiesto interventi strutturali e invece ci siamo ritrovati con l’Erasmus interno tra università italiane», denuncia l’esponente di Udu che suggerisce: «Forse prima di utilizzare fondi pubblici per iniziative del genere bisognerebbe garantire che l’accesso alle università sia davvero possibile per tutti».

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