Diritti

Studenti Milano: «In tenda finché non ci verrà data una soluzione»

Il Governo ha sbloccato un fondo di 660 milioni per la costruzione di nuovi alloggi. «Ma noi non molliamo», spiega a La Svolta Lorenzo Barbagallo, uno degli accampati
Studenti fuori sede della facoltà di lettere e filosofia protestano contro il caro affitti dentro una tenda da campeggio a Napoli, 12 Maggio 2023.
Studenti fuori sede della facoltà di lettere e filosofia protestano contro il caro affitti dentro una tenda da campeggio a Napoli, 12 Maggio 2023. Credit: ANSA/CESARE ABBATE/
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
15 maggio 2023 Aggiornato alle 12:15

Il cielo è coperto sopra Milano. A volte cade qualche goccia, altre le nubi sono meno clementi e la pioggia scende a dirotto. Nelle ultime settimane il maltempo ha cercato di mettere alla prova gli studenti che protestano contro gli affitti troppo cari. Ma le tende di fronte al Politecnico di Milano continuano a stare lì.

Non sono solo idrorepellenti, ma pare che non si facciano scalfire nemmeno dagli annunci del Governo, che dopo le proteste degli ultimi giorni in tutta Italia ha sbloccato un fondo di 660 milioni per la costruzione di nuovi alloggi. Si tratta di misura che fa parte dell’Aiuti ter del settembre 2022, approvato dal Governo Draghi nell’ambito delle riforme per il Pnrr.

«È un bel risultato, ma non molliamo», spiega a La Svolta Lorenzo Barbagallo, 24 anni. Fa parte dell’associazione studentesca che ha dato il via alla protesta, la Terna Sinistrorsa. «La mossa del Governo potrebbe essere un modo per affidare la questione a terzi, realizzando dei bandi e lasciando che se ne occupi qualcun altro. Ma, soprattutto, dando una soluzione a pochi: magari a chi ha l’Isee basso e la media alta. E tutti gli altri come si devono arrangiare?»

Barbagallo, all’ultimo anno del Poli, ha posizionato la sua tenda tra i pini di Piazza Leonardo da Vinci martedì scorso. «Sono uno dei rarissimi esemplari di Milano, ma sostengo la causa perché tutti i miei compagni sono fuorisede», spiega mentre gli altri sono in cerchio, di fronte ai gradini dell’Università, intenti a fare un’assemblea aperta. Qualcuno viene dal Lazio, altri dalla Sicilia, chi dall’Abruzzo, dalla Puglia e dalla Toscana. «I prezzi toccano i 700 - 800 euro per una camera, perfino in quelle zone molto distanti dall’Università. Neanche con un part-time si riesce a pagare un affitto in questa città, come possiamo pretendere che fare il pendolare sia una soluzione sostenibile?» chiede il 24enne.

Nei giorni scorsi, quando le proteste in tenda hanno iniziato a catturare l’interesse mediatico, non si sono fatti attendere i commenti sui social di chi critica gli studenti che «pretendono di vivere a km 0»: così il direttore di Libero Alessandro Sallusti ospite a L’aria che tira. Perché «i miei amici che si sono laureati, alcuni dei quali sono diventati primari, grandi manager, cioè hanno fatto dei buoni studi, hanno fatto i pendolari per 5 - 6 anni… E non è mai morto nessuno».

Le parole di Sallusti sono solo un esempio di quanto circola sulle piattaforme online. Per gli studenti si tratta di commenti «sconfortanti», dice Lorenzo Barbagallo allargando le braccia. «È sempre la solita questione del “è necessario fare fatica”. Ma quando chiediamo alle persone che ci criticano quale sia la soluzione ideale a questo problema, ci danno ragione. Eppure fanno fatica a capirci».

Quel che propongono gli studenti da Milano, ma lo chiedono anche i colleghi accampati a Roma, Torino, Padova, Bologna, Venezia, Napoli e in molte altre grandi città in cui «ci sono le Università migliori, il turismo è più opprimente, Airbnb fa più presa e gli affitti diventano improponibili», spiega Barbagallo, è di agire su quelle strutture abbandonate dal Comune, «come quelle confiscate alla Mafia, per esempio, rimetterle a nuovo e realizzare degli studentati pubblici, fissando un tetto agli affitti a 300 o 400 euro, a seconda delle logiche di mercato».

Secondo la piattaforma Inside Airbnb, oggi gli annunci disponibili sulla piattaforma a Milano sono 20.370. Perlopiù si tratta di intere case/appartamenti (80,7%). Gli affitti a breve termine sono il 96,8% del totale, il numero di notti prenotate in media è 52, al costo medio di 181 euro a notte.

Giovedì scorso la studentessa bergamasca Ilaria Lamera, che ha posato per prima la sua tenda di fronte al Politecnico, ha partecipato con altri della Terna Sinistrorsa e insieme ad altre rappresentanze studentesche a un incontro a Palazzo Marino convocato dal sindaco Beppe Sala. C’erano anche i rettori delle università milanesi (che sostengono la causa di chi protesta), l’assessore comunale alla Casa, Pierfrancesco Maran, e quello regionale alla Casa e all’Housing sociale, Paolo Franco.

«Sono state avanzate delle proposte, poi c’è stata un’Assemblea Aperta alla Statale, e lì sono state discusse per capire la direzione migliore da prendere», spiegano dalla Terna. Davanti alla sede del Comune di Milano ha deciso di accamparsi il coordinamento degli studenti universitari di Cambiare Rotta, che sostiene la protesta contro i prezzi asorbitanti che stanno rendendo il diritto allo studio un privilegio di pochi.

Ma la questione è più ampia, riguarda anche i giovani lavoratori che non possono permettersi di vivere nelle grandi città per via di affitti insostenibili: «Vogliamo dare voce anche a loro, che necessariamente non possono mettere a disposizione del tempo per poter parlare con i politici e non possono dormire nelle tende come noi, che bene o male riusciamo a fare i turni, a giostrarci con le lezioni, gli esami e le imminenti elezioni studentesche - spiega Barbagallo - Un ragazzo ci ha raccontato che dopo anni che riusciva a sostenersi a Milano con un lavoro full-time è dovuto tornare a casa dei genitori per continuare a praticare la sua attività. Questa città è insostenibile perfino per chi un’occupazione ce l’ha. Come può non esserlo per gli studenti? Tutti, qui, nelle tende, si fanno necessariamente sostenere dai genitori, che sono dipendenti».

Qualcuno, per mostrare sostegno, è venuto a portare da mangiare ai ragazzi durante la loro permanenza in “piazza Leo”. Quando ne hanno bisogno usano il bagno di un edificio del Poli che rimane sempre aperto, se è necessario fanno i turni e tornano a casa. Ma in 3 o 4 rimangono sempre a presidiare l’accampamento: si sono uniti anche dei rappresentanti di Ugs, l’Unione dei Giovani di Sinistra, e chiunque voglia aggiungersi è ben accetto.

«Le tende sono una dimostrazione del disagio che gli studenti hanno - dichiara Barbagallo - Finché riterremo plausibile dormire in una tenda davanti all’Università piuttosto che stare in una casa, il problema non sarà risolto. Solo quando gli studenti riconosceranno che questo disagio non esiste più, in quel momento le tende non saranno più necessarie».

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