Diritti

La metà del mondo sta vivendo un calo democratico

Per il Global State of Democracy 2023, 85 Paesi su 173 hanno registrato un peggioramento in almeno un indicatore chiave negli ultimi 5 anni. L’Italia rientra tra gli Stati che hanno subito “un’erosione” dei diritti fondamentali
Credit: EPA/AILEN DIAZ
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
3 novembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Secondo The Global State of Democracy 2023, il rapporto annuale del think tank International Institute for Democracy and Electoral Assistance - Idea, la democrazia sta attraversando la recessione più lunga che l’organizzazione abbia mai registrato da quando ha iniziato a raccogliere i dati nel 1975. “Le basi della democrazia si stanno indebolendo in tutto il mondo”, spiega l’organizzazione intergovernativa con sede a Stoccolma.

Il 2022 è stato il 6° anno consecutivo in cui i Paesi esaminati hanno registrato cali netti nei processi democratici (che si sono tradotti in elezioni irregolari, limitazioni dei diritti come la libertà di espressione e di riunione, diminuzione dell’uguaglianza dei gruppi sociali e molto altro) rispetto a miglioramenti netti. In 85 Stati, quasi la metà di quelli presi in considerazione, è stato registrato un calo in almeno uno degli indicatori della performance democratica (rappresentanza, diritti, stato di diritto e partecipazione).

Quest’anno, spiegano i ricercatori, “abbiamo incluso classifiche globali annuali delle prestazioni dei Paesi per ciascuna categoria di performance democratica piuttosto che classificare i regimi su base generale”. L’Idea basa i suoi Indici sullo stato globale della democrazia su oltre 100 variabili.

Tra quelli che hanno registrato il maggior numero di peggioramenti negli ultimi 5 anni, l’istituto ha rilevato Benin, Burkina Faso, Ciad, Guinea, Mauritius e Tunisia nel continente africano; Bielorussia in Europa; El Salvador e Nicaragua nelle Americhe; Afghanistan e Myanmar in Asia e nel Pacifico. Tra gli Stati che hanno registrato un calo in almeno una delle categorie esaminate, troviamo anche Ungheria, Regno Unito, Canada, Brasile e Corea del Sud. L’Italia, rispetto allo scorso anno, ha perso una posizione nella classifica relativa alla partecipazione (da 8° a 9°), ne ha guadagnate 3 in quella della rappresentanza (da 17° a 14°) ed è rimasta stabile alla 14° e alla 35° posizione nel ranking relativo ai diritti e allo stato di diritto. L’Idea la inserisce nel gruppo di Paesi che hanno subito un’erosione del rispetto dei diritti fondamentali, comprese la libertà di espressione e la libertà di riunione, come accaduto anche in Senegal e Slovenia.

Tra i Paesi che hanno registrato il maggior numero di progressi negli ultimi 5 anni, l’International Institute for Democracy and Electoral Assistance ha individuato Etiopia, Armenia, Moldavia, Malesia e Maldive. Tuttavia, spiegano, “alcuni di questi progressi sono avvenuti in un contesto più ampio e difficile.

L’Idea ha individuato dei “germogli verdi”, soprattutto in Africa, in cui sono stati registrati tassi sorprendentemente alti di partecipazione politica e livelli di corruzione in diminuzione. La maggior parte dei Paesi delle Americhe è riuscita a tenere elezioni credibili e a registrare una performance media nelle categorie prese in consireazione.

L’Europa rimane la regione con risultati migliori, tuttavia alcuni Paesi hanno registrato un calo in alcune specifiche categorie: tra questi, oltre ai già citati Ungheria e Uk, troviamo Austria, Olanda, Polonia, Portogallo, Lussemburgo e Paesi Bassi. Azerbaigian, Bielorussia, Russia e Turchia si sono allontanate dal resto dell’Europa, con risultati nettamente inferiori alla media europea nella maggior parte degli indicatori di democrazia.

“In breve, la democrazia è ancora in difficoltà, nel migliore dei casi stagnante e in declino in molti luoghi”, ha scritto nel rapporto il segretario generale dell’Istituto Kevin Casas-Zamora. Secondo il think-tank “questo deterioramento è stato esacerbato dall’erosione dei ‘controlli ed equilibri’ formali – elezioni, parlamenti e tribunali – che hanno lottato per far rispettare la legge e chiedere conto ai politici”.

Molti Paesi ora “stanno lottando anche con gli aspetti fondamentali della democrazia - continua Casas-Zamora - ma mentre molte delle nostre istituzioni formali come le legislature si stanno indebolendo, c’è speranza che questi controlli ed equilibri più informali, dai giornalisti agli organizzatori elettorali e ai commissari anticorruzione, possano combattere con successo le tendenze autoritarie e populiste”.

L’Istituto ha spiegato che questo declino “arriva mentre la crisi del costo della vita, il cambiamento climatico e la guerra della Russia contro l’Ucraina pongono enormi sfide ai leader eletti”.

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