Diritti

Kenya: chi ispira le giovani astronome?

Susan Murabana è appassionata di Spazio da quando aveva 20 anni, ma all’epoca era una materia “per ragazzi”. Ora la fondatrice di Traveling Telescope gira il Paese con un telescopio per far conoscere le costellazioni
Susan Murabana
Susan Murabana Credit: AP Photo/Ben Curtis
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
2 novembre 2023 Aggiornato alle 11:00

Il 28 ottobre, dalle 18:00, sotto il cielo stellato di Nairobi si sono radunate diverse persone vestite a tema in occasione della rassegna Halloween Under the Stars (Halloween sotto le stelle), organizzata da Travelling Telescope. I fondi raccolti al Planetario di Nairobi sono stati devoluti ai pazienti affetti da cataratta, per “regalare il piacere della vista e sostenere questa nobile causa”. L’impresa sociale kenyota, fondata nel 2014 dall’astronoma Susan Murabana, si dedica anche ad altre cause, come la promozione della scienza, della tecnologia e del cambiamento sociale utilizzando strumenti didattici e di intrattenimento astronomici.

Quando Murabana, che oggi ne è amministratrice delegata, ha deciso di dare vita all’unica azienda astronomica esistente nella regione dell’Africa orientale, la scienza che studia i corpi celesti era una faccenda solo “per ragazzi”. Lei e suo marito Daniel Chu Owen, che è un fotografo e direttore capo di Travelling Telescope, mirano a educare le comunità remote e a ispirare i giovani, in particolare le ragazze. Ogni 2 mesi caricano il loro telescopio e un planetario gonfiabile sulla loro gip e partono alla ricerca di nuove comunità rurali da coinvolgere e a cui insegnare a conoscere le costellazioni e le basi dell’astrofisica.

In quasi 10 anni di attività, Murabana e il suo team hanno mostrato le stelle ad almeno 400.000 persone, rivolgendosi principalmente alle scuole che sorgono in aree remote del Kenya per 2 ragioni: la qualità del cielo notturno e per dare ai bambini un’opportunità imperdibile. «La sfida è che la maggior parte dei bambini, soprattutto in Kenya, non ha avuto la possibilità di guardare attraverso un telescopio o di visitare un planetario, e noi stiamo cercando di cambiare questa situazione - ha spiegato Murabana in un’intervista al Guardian - Ci auguriamo che queste esperienze possano ampliare la loro visione del mondo e delle opportunità oltre il Kenya».

Intervistata da Space in Africa ha raccontato che «la maggior parte delle scuole che frequentiamo si trovano in aree remote con strade terribili e le nostre attrezzature, telescopio e planetario mobile, sono fragili e costose, quindi dobbiamo stare attenti durante il trasporto». Molte delle strutture in cui si recano lei e suo marito «hanno una cattiva ricezione cellulare e una scarsa copertura Internet», cosa che rende molto complesso il loro mestiere considerando che «questi giovani studenti non hanno accesso a Internet o gadget con cui lavorare».

Murabana, spiegano sul sito ufficiale, è anche presidente della neonata African Planetarium Society, creata per realizzare una rete di planetari e svilupparli in tutta l’Africa, e fa parte del consiglio di amministrazione della International Planetarium Society, un’associazione che raggruppa le professionalità che lavorano nei planetari di tutto il mondo. È stata una tutor di Space4Women per il 2020/2021, l’iniziativa delle Nazioni Unite che vuole promuovere l’emancipazione delle donne nello Spazio e ha fatto parte del consiglio della Kenyan Optical Telescope Initiative, un programma che si impegna a creare un’infrastruttura per l’astronomia ottica (osservazioni con il telescopio) in Kenya.

Non è la prima volta che promuove scienza e istruzione nel continente africano: l’ha fatto attraverso Cosmos Education che, quando aveva 20 anni, l’ha aiutata a scoprire questo mestiere: all’epoca l’ente di beneficenza dedicato al miglioramento dell’educazione scientifica nei Paesi in via di sviluppo aveva organizzato una sessione di sensibilizzazione all’astronomia nella scuola della città rurale in cui viveva.

«È stato un punto di svolta. Guardare attraverso il telescopio quel giorno ha acceso la mia passione per il cosmo - ha raccontato al Guardian - Se un gruppo di sensibilizzazione fosse venuto da me quando ero un giovane adolescente, il mio atteggiamento nei confronti di una carriera nella scienza e nell’astronomia sarebbe stato positivo. Ho finito per studiare sociologia ed economia, ma forse avrei aspirato a fare l’astronoma».

Dopo essersi unita a Cosmos Education come volontaria, ha frequentato un programma educativo istituito dall’Unione Astronomica Internazionale e nel 2011 ha completato un master online in astronomia presso la James Cook University in Australia. «In Kenya c’è un malinteso comune secondo cui l’astronomia – e la scienza in generale – sia dura, noiosa, per l’Occidente e solo per i ragazzi. Vorrei insegnare alle ragazze che la scienza non è nessuna di queste cose e che anche loro possono diventare astronome come me».

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