Francia e Germania vietano le manifestazioni filo-palestinesi
Da quando i militanti di Hamas hanno fatto irruzione oltre il confine di Gaza, decine di migliaia di persone sono scese in piazza in tutto il mondo a sostegno dei palestinesi, ma in Francia e Germania le manifestazioni sono state progressivamente contrastate. Di recente nei 2 Paesi, che ospitano le più grandi comunità ebraiche e musulmane dell’Unione europea, le proteste filo-palestinesi sono state vietate.
Il 12 ottobre, il ministro degli Interni francese Gérald Darmanin ha dato istruzioni alla polizia di impedire le manifestazioni filo-palestinesi, sostenendo che siano “suscettibili di turbare l’ordine pubblico”. Nonostante il divieto, circa 3.000 persone si sono radunate in Place de la République, nel cuore di Parigi, per chiedere la fine dei bombardamenti e il diritto degli abitanti di Gaza a vivere con dignità. Pochi giorni dopo la polizia ha vietato la “presenza e la circolazione di persone che si presentano come filo-palestinesi”.
Solo a ottobre, le autorità hanno emesso 827 multe e arrestato 43 persone, utilizzando gas lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti filo-palestinesi che sfidano il divieto, e vietato 9 proteste. L’organizzazione Palestine Action Committee ha presentato un ricorso contro la sospensione delle manifestazioni che il ministro Darmanin ha prescritto alle autorità regionali, ma il Consiglio di Stato francese ha stabilito che le manifestazioni filo-palestinesi possono essere vietate nel Paese da parte della autorità locali.
Dal 7 ottobre Francia si sono verificati 327 atti antisemiti, con 183 arresti per antisemitismo o per apologia del terrorismo. Tuttavia, secondo Human Rights Watch, “La legge sui diritti umani non consente al Governo di dire semplicemente che c’è preoccupazione per la violenza e di usarlo come giustificazione per vietare le proteste”.
In Germania, la polizia di Berlino ha inizialmente approvato 2 richieste di proteste filo-palestinesi dopo i primi attacchi di Hamas, proposte come veglie silenziose, ma almeno 190 persone sono state arrestate durante le manifestazioni. Nonostante la maggior parte delle proteste filo-palestinesi finora siano state esplicitamente dedicate a esprimere vicinanza ai civili che stanno subendo la crisi umanitaria a Gaza, e non sostegno ad Hamas, tutte tranne 2 sono state bandite, con la polizia che ha usato spray al peperoncino per disperdere le manifestazioni.
Gli episodi hanno sollevato accuse di discriminazione nei confronti dei filo-palestinesi, ma la polizia tedesca ha continuato a vietare la maggior parte delle manifestazioni affermando che esiste un alto rischio di “incitamento all’odio” e una minaccia per la sicurezza pubblica. Nel reprimere le proteste a Berlino, la ministra dell’Interno tedesca Nancy Faeser ha detto che, sebbene tutti in Germania abbiano il diritto di manifestare ed esprimere liberamente la propria opzione, «c’è una chiara linea rossa: nessuna tolleranza per le agitazioni antisemite o anti-israeliane e nessuna tolleranza per la violenza».
Nel frattempo, però, le tensioni a Berlino e in altre città tedesche sono aumentate rapidamente: un’ondata di episodi di antisemitismo ha provocato violenze e minacce nei confronti della comunità ebraica e la polizia tedesca ha rafforzato la sicurezza nelle istituzioni culturali e nei luoghi di culto. Nella settimana successiva all’attacco di Hamas contro Israele, l’Anti-Semitism Research and Information Center ha documentato 202 episodi di antisemitismo collegati alla guerra, per lo più motivati dall’attivismo anti-israeliano.
Anche Austria e Ungheria hanno limitato le proteste dal 7 ottobre per contrastare l’aumento della violenza antisemita, ma le organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno preso le distanze dalle limitazioni imposte da alcuni Governi europei. Per Amnesty International “Il divieto di tutte le manifestazioni a sostegno dei palestinesi costituisce un attacco grave e sproporzionato al diritto di manifestare”.