Futuro

L’intelligenza artificiale inquinerà il mondo?

Secondo David Groarke, Managing Director della società di consulenza Indigo Advisory Group, entro il 2030 l’AI potrebbe rappresentare il 3-4% della domanda globale di energia
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Alex Shuper  

Tempo di lettura 4 min lettura
23 ottobre 2023 Aggiornato alle 11:10

Forse ci ruberà il lavoro, ma potrebbe danneggiare il nostro clima.

In una recente intervista a S&P Global David Groarke, Managing Director della società di consulenza Indigo Advisory Group, ha detto che «in termini di numeri macro, entro il 2030 l’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare il 3-4% della domanda globale di energia». Inoltre «Google ha dichiarato che al momento l’IA rappresenta il 10%-15% del suo consumo di energia, ovvero 2,3 terawattora (TWh) all’anno».

Tra i tanti temi posti dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale quello energetico è uno dei meno dibattuti, ma più importanti.

In questi ultimi mesi molti esperti si stanno chiedendo se il nostro mondo sia effettivamente pronto a rendere sostenibile l’utilizzo su larga scala di queste tecnologie energivore.

In un recente articolo pubblicato sulla rivista Joule, Alex de Vries, dottorando presso la Vrije Universiteit di Amsterdam, ha calcolato che se in un solo anno ogni ricerca effettuata su Google (in media sono 9 miliardi l’anno) utilizzasse l’intelligenza artificiale, si consumerebbe l’equivalente dell’energia elettrica utilizzata per alimentare un piccolo Paese come l’Irlanda.

L’intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT per i testi e Midjourney per le immagini, sta diventando sempre più popolare. E sono sempre di più le persone che la utilizzano per lavoro o per dare sfogo alla propria creatività.

Eppure già solo realizzarla e aggiornarla ha un costo energetico non indifferente.

In un’intervista al sito dell’Washington University, Sajjad Moazeni, professore di ingegneria elettrica e informatica dell’ateneo, ha detto che «l’addestramento di un singolo modello linguistico di grandi dimensioni come ChatGPT-3 può comportare un consumo di energia fino a 10 gigawattora (GWh). Equivalente in media al consumo annuale di elettricità di oltre mille famiglie statunitensi».

E il futuro potrebbe essere ancora più complicato.

Secondo le stime di De Vries, entro il 2027 il consumo mondiale di elettricità legata all’intelligenza artificiale potrebbe aumentare da 85 a 134 TWh all’anno, in base alla proiezione della produzione di server AI. Questa cifra è paragonabile al fabbisogno annuale di elettricità di Paesi come i Paesi Bassi, l’Argentina e la Svezia.

L’invito del dottorando è quindi quello di cercare di utilizzare queste tecnologie solo nei campi davvero necessari.

Ma ci sono altre soluzioni per non tarpare le ali a uno strumento che, seppure con le dovute cautele, potrebbe migliorare e semplificare la vita quotidiana di moltissime persone?

In un articolo pubblicato a luglio sull’Harvard Business Review, gli studiosi Ajay Kumar e Tom Davenport hanno dato alle aziende del settore diversi consigli utili per cercare di diminuire il loro impatto energetico.

Tra loro c’è l’utilizzo di metodi di calcolo a risparmio energetico, l’uso del modello di grandi dimensioni solo quando offre un valore significativo e l’inclusione dell’attività di AI nel monitoraggio delle emissioni di carbonio.

Sono suggerimenti molto importanti anche per i conti delle società che vogliono usare l’intelligenza artificiale.

Secondo un articolo pubblicato su Scientific American, per rendere effettivamente tutte le proprie ricerche effettuabili grazie all’AI, Google dovrebbe investire 100 miliardi di dollari in hardware.

Una cifra considerevole anche per un colosso del tech.

Insomma non esistono risposte semplici alle domande sul futuro energetico dell’AI. E chiedere a ChatGPT potrebbe non essere una buona idea stavolta.

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