Economia

Perché l’invecchiamento rappresenta una sfida per l’Ue?

I cittadini sempre più “over” minacciano il ricambio generazionale lavorativo; preoccupa anche il ridimensionamento in ambito mondiale: nel 2070 gli europei potrebbero essere appena il 4% della popolazione
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19 ottobre 2023 Aggiornato alle 07:00

Il ruolo che giocano le dinamiche demografiche in ambito politico, sociale ed economico è enorme: l’aspetto delle nostre città, il funzionamento delle infrastrutture, il sistema sanitario e previdenziale. Tutto si basa sulle esigenze della popolazione e, pertanto, se queste subiscono cambiamenti, anche le politiche devono sapersi adeguare.

I giovani tra i 15 e i 29 anni, secondo la Commissione europea, sono in forte diminuzione: nel 2011 erano il 18,1% della popolazione europea, nel 2019 il 16,6% e lo scorso anno hanno raggiunto il 16,3%. Al tempo stesso, aumentano gli over 65 che, nel 2022, rappresentavano quasi il 21% della popolazione e che, secondo le stime, potrebbero arrivare alla soglia del 30% entro il 2030.

Una popolazione, dunque, sempre più anziana e che, di conseguenza, richiede una maggiore attenzione al funzionamento del sistema previdenziale e sanitario. Se in un mercato del lavoro ottimale il ricambio generazionale permette di garantire il pagamento delle pensioni agli ex-lavoratori, ci saranno maggiori difficoltà nelle aree dove la percentuale di pensionati supera quella degli occupati. In Europa, dove la percentuale di giovani è in discesa, questo potrebbe presto diventare un ostacolo alla sostenibilità dei conti pubblici, oltre che alle strategie di crescita economica.

Un aspetto fondamentale nell’allungamento delle aspettative di vita l’ha avuto la medicina, che ha contribuito all’aumento dell’età media della popolazione europea. Se questo fattore è in grado di incentivare la cosiddetta “economia d’argento”, ovvero lo sviluppo di settori economici legati alla vecchiaia che già nel 2025 potrebbero coprire il 28% del Pil, è pur vero che sta creando un sovraccarico nel sistema sanitario e assistenziale.

Secondo il rapporto di Caritas Europa Growing old with dignity. The challenges of long-term care in Europe, la domanda di cura nell’ambito dell’assistenza a lungo termine è aumentata notevolmente, al punto da non riuscire a coprire per intero la domanda. Un problema che finisce per incentivare il lavoro non dichiarato e che pesa soprattutto sulle famiglie con redditi minori. Secondo l’analisi, il numero di persone che necessiteranno di questo tipo di servizi potrebbe passare da 30,8 milioni nel 2019 a oltre 38 milioni nel 2050.

I cambiamenti demografici potrebbero essere una delle principali cause di ridimensionamento dell’Europa in ambito mondiale: la popolazione è in discesa e potrebbe continuare a diminuire nei prossimi anni. Secondo la Commissione europea, nel 2070 i cittadini Ue potrebbero rappresentare appena il 4% della popolazione mondiale (rispetto al 6% di oggi), finendo per ricoprire a livello internazionale un ruolo economico e politico sempre più marginale.

Diventa indispensabile l’analisi sulle cause dell’invecchiamento della popolazione, che si traduce in prima battuta in una disparità tra numeri di morti e numero di nati. La bassa percentuale di natalità costituisce, infatti, un primo grande scoglio da affrontare: nel 2020 la media in Europa era di 1,5 figli per donna, mentre per far sì che la popolazione rimanga stabile dovrebbe essere pari a 2,1.

Tra le cause, anche la disparità occupazionale di genere, che spinge le famiglie ad avere meno figli o non averne affatto (nel 2019, il tasso di occupazione maschile in Europa era del 79%, quello femminile del 67%). In Italia il rapporto calcolava una media di 1,2 figli per donna e il 54% di donne lavoratrici, tra le percentuali più basse dell’Unione.

In questo contesto, potrebbe essere cruciale l’immigrazione. La questione migratoria rappresenta un tema estremamente complesso e con numerose sfaccettature, che coinvolge in prima battuta il nostro Paese. L’immigrazione potrebbe costituire un plus per il nostro sistema economico prestando all’Italia e, più in generale, all’Europa giovani lavoratori e sopperendo così alla mancanza della manodopera necessaria al ricambio generazionale. Senza contare che in numerosissimi settori, come quello dell’edilizia e dell’agricoltura, la manodopera straniera ricopre già una funzione fondamentale.

Ma anche all’interno dell’Europa, le dinamiche migratorie meritano di essere analizzate: crescono gli spostamenti dai paesi dell’Europa dell’Est verso le aree più settentrionali. Ne è un esempio l’Olanda, che negli ultimi 20 anni ha visto crescere il proprio numero di abitanti del 15%, mentre la Bulgaria ne ha persi quasi il 20%.

L’Europa si trova, dunque, a dover fronteggiare una sfida completamente nuova, che necessita di politiche ad hoc capaci di rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più anziana.

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