Ambiente

L’autocrate, il gas e la burocrazia

Sganciarsi dalla dipendenza russa richiede nuovi impianti e scelte diverse che ci mettono di fronte all’eterno nemico dei decisori italiani: le pastoie
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28 febbraio 2022 Aggiornato alle 08:00

Al Paese e alla politica ci sono volute la violenza di una guerra e la brutalità di un’inaccettabile aggressione alla sovranità e alla popolazione dell’Ucraina per accorgersi praticamente e fuori dalle frasi di rito che siamo stati e siamo troppo dipendenti dalle forniture energetiche russe. E dunque, in linea di principio, ricattabili da un autocrate.

Il bagno di realtà lo ha imposto - tra gli altri - il presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo discorso in Parlamento, quando ha stigmatizzato “l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni”. Tra i provvedimenti previsti per tamponare l’emergenza c’è l’incremento di forniture di gas naturale liquefatto, il quale non ha bisogno di tubature per arrivare dai luoghi di estrazione, ma viaggia su navi metaniere e una volta arrivato deve essere riportato allo stato gassoso.

Per far questo servono degli impianti che si chiamano, appunto, rigassificatori ed è curioso che proprio nelle ore nelle quali parlava Draghi sia arrivato il via libera definitivo a quello di Porto Empedocle, in Sicilia, tramite una sentenza del Tar che ha dato torto al comune di Agrigento. Curioso perché la storia di questo terminal inizia nel 2004, diciotto anni fa, quando per la prima volta viene presentata l’istanza per realizzarlo: ora finalmente, si spera, si può partire coi lavori.

Non è stato molto diverso il destino del progetto per Gioia Tauro, in Calabria, che data 2005, mentre quello di Brindisi, ipotizzato nel 2002, è franato tra pastoie burocratiche e inchieste giudiziarie. Prendersela con le proteste ambientaliste dell’epoca ha poco senso: in fondo la realizzazione del Tap, il gasdotto che ci porta il metano dall’Azerbaigian approdando in Salento, dimostra che possono essere bypassate in nome di un interesse nazionale. E con la forza della ragione, visto che gli ulivi espiantati sono tornati al loro posto e sulla spiaggia di San Foca, sotto la quale passano i tubi, si prende il sole e si fa il bagno.

Bisognerebbe prendersela con quegli amministratori locali che soffiano sul fuoco di queste proteste guardando all’interesse elettorale e non a quello nazionale. E con le pastoie italiane, nostro eterno nemico.

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