Ambiente

Draghi riaprirà le centrali a carbone?

Con un’informativa urgente sul conflitto in Ucraina, il premier ha definito “imprudente” la mancata diversificazione italiana delle fonti di energia. Insieme a un potenziamento di rinnovabili e gas, all’orizzonte c’è anche la riattivazione di vecchi impianti
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25 febbraio 2022 Aggiornato alle 13:15

È stato imprudente non aver diversificato maggiormente le fonti di energia e i fornitori italiani negli ultimi decenni. Le vicende di questi giorni lo stanno dimostrando. Il messaggio è arrivato oggi dal premier Mario Draghi, intervenuto questa mattina alla Camera con un’informativa urgente sul conflitto in Ucraina.

«Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato» ha detto Draghi. Da qui la possibilità di riattivare gli impianti presenti sul territorio nazionale, portando però avanti lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile. Il premier ha spiegato che le sanzioni approvate, così come quelle che potrebbero essere approvate in futuro, impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia.

«La maggiore preoccupazione riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa».

Il premier ha specificato che in Italia la produzione di gas è stata ridotta da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020. A fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi.

«Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future - ha ribadito - Il Governo monitora in modo costante i flussi di gas, in stretto coordinamento con le istituzioni europee».

«Per il futuro, la crisi ci obbliga a prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica, e a ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture. La risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti».

Tuttavia, ha concluso Draghi, il gas resta essenziale come combustibile di transizione. «Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni. Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro». (Adnkronos)