Economia

Smart working: cosa cambia dopo il 30 settembre?

Tra le novità, non sarà più possibile per il lavoratore super fragile accedere al lavoro agile incondizionato. Si potrà però richiedere una certificazione medica che faccia rientrare il lavoratore nelle condizioni di fragile
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28 settembre 2023 Aggiornato alle 14:00

Con l’avvento della pandemia, è stata scoperta l’importanza del lavoro agile, tanto che sempre più aziende nel mondo, e anche in Italia, hanno optato per questa modalità di lavoro grazie ai tanti benefici che porta con sé: flessibilità, riduzione dei tempi e dei costi di trasporto, maggior rendimento e un minore impatto ambientale.

Con la fine dell’emergenza sanitaria, però, la situazione sta ricominciando a tornare alla normalità”. È tempo di scadenze, infatti, per quanto riguarda lo smart working.

Si avvicina il 30 settembre, data in cui è prevista – salvo modifiche dell’ultimo minuto da parte del Governo – la fine del lavoro agile per i lavoratori cosiddetti “super fragili”.

Con il termine “super fragile” si vuole indicare quel lavoratore affetto da gravi patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità, e si tratta di lavoratori che operano sia nel settore privato che nel settore pubblico.

La norma in vigore permette a questa categoria di lavoratori di usufruire dello smart working anche quando non c’è compatibilità di mansione senza un necessario accordo individuale tra dipendente e datore di lavoro; inoltre, non è prevista alcuna decurtazione dello stipendio.

La situazione è differente, invece, per i genitori di figli under 14 e per i lavoratori fragili, ovvero coloro che rischiano una maggiore esposizione al contagio per età anagrafica, per patologie oncologiche, o per lo svolgimento di terapie salvavita. In questo caso, la scadenza del lavoro agile è fissata al 31 dicembre 2023.

C’è, però, una differenza sostanziale tra questi due casi: se, infatti, nel primo caso il datore di lavoro ha un valore decisionale pressoché minimo nell’ambito dello smart working, per il secondo caso egli può opporsi al lavoro agile essendo presente il vincolo della compatibilità delle mansioni da remoto.

La differenza risiede anche nella data di scadenza: probabilmente, nel primo caso, i costi di tutela dello smart working a carico del datore di lavoro sono alti. Per questo motivo, dunque, la scadenza è fissata prima rispetto al secondo caso.

Resta, dunque, da chiedersi cosa succederà a partire dal 1°ottobre 2023 per i lavoratori super fragili. In questo caso, la cosa da fare sarà richiedere una certificazione medica per attestare la loro condizione di fragilità e quindi a maggior rischio di contagio da Covid-19, in modo tale da farli rientrare nella categoria con scadenza al 31 dicembre.

In questo caso, però, l’accesso al lavoro agile non sarà incondizionato ma dovrà esserci la compatibilità delle mansioni, altrimenti il datore di lavoro può opporsi e negare lo smart working.

Ma non è ancora detta l’ultima parola.

Il 27 settembre, infatti, a margine della presentazione del Manifesto Cisl sul lavoro, la ministra del Lavoro, Marina Calderone ha parlato di questa tematica e ha dichiarato: «ci stiamo ragionando. La norma sullo smart working rispondeva a una logica emergenziale sulla base di dati epidemiologici che oggi ci dicono che in questo momento la situazione è differente rispetto al 2020, quando è stato introdotto questo strumento. Stiamo però facendo delle valutazioni sui fragili che saranno oggetto di scelte nei prossimi giorni».

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