Diritti

India, quote rosa: il 33% dei seggi in Parlamento andrà alle donne

Dopo 27 anni, il Women’s Reservation Bill è stato approvato dalla Camera Bassa e Alta con 454 voti a favore e 2 contrari. Tuttavia, non entrerà in vigore prima del 2027
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26 settembre 2023 Aggiornato alle 20:00

L’India ha da poco compiuto un passo importantissimo per una maggiore rappresentanza femminile nel suo sistema politico. Il 20 settembre, il Parlamento indiano ha approvato la Constitution (128th Amendment) Bill, o Women’s Reservation Bill, che garantisce alle donne il 33% dei seggi nella Camera Bassa (Lok Sabha) e nelle assemblee legislative statali.

L’adozione della legge è stata preceduta da ben 6 tentativi falliti (il primo 27 anni fa, nel 1996, con il Governo di Atal Bihari Vajpayee), ma non è mai stata raggiunta la maggioranza necessaria per l’approvazione. Questa volta, invece, il disegno di legge è stata approvato quasi all’unanimità sia dalla Camera Bassa che dalla Camera Alta (Rajya Sabha) del Parlamento indiano, raccogliendo 454 voti a favore e solo 2 voti contrari.

Ad opporsi è stato il partito All India Majlis-e-Ittehadul Muslimeen (Aimim), che ha contestato la mancata riserva di una sottoquota per le donne musulmane, considerando che un terzo della quota rosa del 33% è stato garantito alle caste e tribù più riconosciute, tra cui le donne indigene dell’India e le donne Dalit (fuoricasta).

Tuttavia, come sottolineato dal Ministro dell’Interno Amit Shah, la nuova legge non entrerà in vigore fino al 2027, anno in cui è previsto il prossimo censimento della popolazione, in occasione del quale saranno ridefinite le circoscrizioni elettorali (lo scorso censimento del 2021 non era stato effettuato a causa del Covid e l’ultimo risale a 10 anni prima). Sarà quindi possibile assistere agli effetti reali di questa legge solo con le elezioni del 2029: il prossimo anno, dunque, le donne non potranno ancora beneficiare della nuova norma).

In India sono numerose le donne leader che hanno lasciato un segno nella storia della politica nazionale e non solo: per citarne alcune, Indira Gandhi, prima ministra indiana per circa 15 anni (e prima donna ad aver ricoperto questo ruolo in India), la presidente Droupadi Murmu, la politica Sonia Gandhi, ma anche Jayaram Jayalalithaa (ex prima ministra dello Stato del Tamil Nadu) e la premier del Bengala Occidentale Mamata Banerjee.

Ma, nonostante quasi la metà dei 950 milioni di elettori indiani sia rappresentato da donne, la presenza femminile nel Parlamento si attesta intorno al 15%, decisamente al di sotto della media globale del 24%: si contano solamente 78 parlamentari donna su 543 nella Camera Bassa e 24 su 245 nella Camera Alta, per un totale di 104 su 788.

Nonostante sia ancora lunga la strada da percorrere, questa legge rappresenta un tassello importante, necessario per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere in India che, senza dubbio, passa anche per una maggiore rappresentanza femminile nei contesti politici. Una decisione che denota l’importante cambiamento in atto nel Paese, sempre più attivo nel promuovere lo sviluppo del Paese grazie alle donne.

Riprendendo le parole del primo ministro indiano Narendra Modi, è «un’ora storica, un momento cruciale nel viaggio democratico del nostro Paese».

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