Ambiente

Kenya: la dura vita degli asini

Nonostante il Paese ne abbia vietato la macellazione, carni e pelli vengono vendute negli slum e in Oriente. Mettendo a rischio la loro sopravvivenza
Credit: Paul Gaythorpe/PK4 Images Limited
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20 settembre 2023 Aggiornato alle 06:30

Non bisogna pensare alla triste fine di Lucignolo nella storia di Pinocchio per sapere che la vita degli asini è sempre stata dura.

Spesso usati per fare girare la mola come nelle Metamorfosi di Apuleio o come animali da soma, al duro lavoro si è poi unita l’ignoranza dell’essere umano, intesa non solo quale rudezza ma anche mancanza di conoscenza di come utilizzare al meglio la forza lavoro degli asini senza condurli alla morte.

Tant’è che nell’Italia post unitaria, volenterosi animalisti inglesi spesero anni per insegnare ai nostri contadini come non farli soffrire e, infine, assicurare agli animali una vita più lunga, ben gradita agli stessi lavoratori.

Venendo ai nostri giorni, il caso (alla ribalta da tempo) ma da ultimo esacerbato dalla crisi economica, è la triste sorte degli asini keniani vittime di un commercio non tradizionale. Da sempre adoperati come mezzi di lavoro per il trasporto dei carretti, dal 2012 il Kenya ne ha autorizzato la macellazione per la vendita della carne per scopi alimentari.

Fin qui nulla di eccezionale se non la circostanza che l’utilizzo della carne come alimento sembra essere stato più un falso scopo, volto a giustificare l’abbattimento degli asini per poi commerciarne le pelli (molto richieste dai cinesi perché dal collagene ne ricavano prodotti cosmetici), impiegate anche nell’ambito Ajiao, una sorta di toccasana della medicina di Pechino.

L’abbattimento, in un primo momento limitato agli animali malconci o non più impiegabili per il lavoro, si è poi esteso in maniera indiscriminata con il concreto di rischio di arrivare all’estinzione della specie in tutto lo Stato.

Il Paese è poi corso ai ripari attraverso il bando della macellazione che, tuttavia, presenta alcune lacune che consentono la commercializzazione delle pelli per usi medici (il pensiero corre alla caccia delle balene da parte dei giapponesi per motivi scientifici).

Così, a causa anche della gravissima crisi economica, si moltiplicano i furti di asini a scapito di coloro che li utilizzano come mezzi di trasporto: asini che vengono poi macellati clandestinamente, senza alcuna precauzione medica, né tantomeno con attenzione alla sofferenza degli animali.

Una volta uccisi in modo cruento con martelli o tubi, gli asini sono spellati e macellati in pochi minuti, la carne viene rivenduta rapidamente negli slum mentre le pelli prendono la via dell’Oriente.

A poco servono gli interventi di animalisti e forze dell’ordine. E così, come per i rinoceronti, il cui corno avrebbe proprietà afrodisiache, questi animali corrono il rischio di sparire, almeno in Kenya, in nome di una medicina tradizionale alquanto opinabile che, però, trova seguaci osannanti anche in Europa, secondo il discutibile paradigma che tradizione e saggezza vadano sempre di pari passo.

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