Bambini

1 bambino su 6 vive con meno di 2 euro al giorno

Secondo il nuovo report di Unicef e Banca Mondiale, 333 milioni di bambini si trovano in condizioni di povertà estrema
Credit: Atlas Green
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
27 settembre 2023 Aggiornato alle 07:00

Nel mondo, i bambini e le bambine costituiscono oltre il 50% delle persone in condizioni di estrema povertà. Il dato è inquietante, ma lo diviene ancora di più se si pensa che i più piccoli rappresentano appena 1/3 della popolazione mondiale.

Secondo il report pubblicato dall’Unicef e dalla Banca Mondiale, 333 milioni di bambini - circa il 16% del totale - sono poverissimi.

I Global Trends in Child Monetary Poverty According to International Poverty Lines sostengono che, tra il 2013 e il 2022, il numero di bambini che vivono con meno di 2,15 dollari (2.02 euro) al giorno è diminuito progressivamente del 13%, da 383 milioni a 333 milioni, ma l’impatto economico della pandemia ha segnato una battuta d’arresto di circa 3 anni nella lotta alla povertà infantile.

In termini numerici, si tratta di 30 milioni di bambini in più che continuano a vivere nel degrado rispetto alle proiezioni fatte prima del Covid-19.

Tuttavia, quasi tutte le regioni del mondo hanno registrato un calo costante dei tassi di povertà, a eccezione del Medio Oriente e del Nord Africa.

Tra tutte, l’Africa subsahariana è la regione con la più alta percentuale di bambini circa il 40% in condizioni di povertà estrema.

I più piccoli hanno il doppio delle probabilità rispetto agli adulti – il 15,8% contro il 6,6% – di vivere in famiglie drammaticamente povere, in assenza di cibo, servizi igienici, alloggi, assistenza sanitaria e istruzione.

I bambini più vulnerabili, per esempio quelli che vivono in località rurali o in famiglie con un’istruzione scarsa o nulla, sono colpiti più facilmente dalla povertà estrema. Secondo il rapporto, circa 1 bambino su 3 nei Paesi colpiti da conflitti armati e fragilità vive in famiglie estremamente povere, rispetto a 1 su 10 negli Stati che godono di un benessere maggiore.

Anche in Italia, secondo i dati Istat riferibili al 2021, vi sono 1.382.000 i minori in povertà assoluta.

Il 9,4% di persone è in condizione di estrema povertà, ma la quota sale di diversi punti percentuali, fino al 14,2%, tra quelle di minore età.

Una persona vive in povertà assoluta quando non può permettersi le spese essenziali che le consentano di mantenere uno standard di vita accettabile.

Nel nostro Paese, risultano poveri il 13,2% dei bambini con meno di 3 anni, mentre tra quelli leggermente più grandi, tra i 4 e i 6 anni, l’incidenza raggiunge il 15,4%. In povertà assoluta anche il 14,9% dei residenti tra 7 e 13 anni e il 13,2% tra i 14 anni e la maggiore età.

In base all’analisi, pubblicata in occasione dell’High-level Week dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite - i leader mondiali hanno discusso anche della tappa intermedia degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) - gli attuali tassi di riduzione non consentiranno di porre fine alla povertà estrema dei bambini entro il 2030.

«Abbiamo compiuto progressi, dimostrando che, con i giusti investimenti e la volontà, è possibile far uscire milioni di bambini da quello che spesso è un circolo vizioso di povertà», ha dichiarato il Direttore Generale dell’Unicef Catherine Russell.

«Ma l’aggravarsi delle crisi, dovute all’impatto del Covid-19, ai conflitti, ai cambiamenti climatici e agli shock economici, ha bloccato i progressi e lasciato milioni di bambini in condizioni di povertà estrema. Non possiamo abbandonare questi bambini ora. Porre fine alla povertà dei bambini è una scelta politica. Occorre raddoppiare gli sforzi per garantire a tutti i bambini l’accesso ai servizi essenziali, tra cui l’istruzione, l’alimentazione, l’assistenza sanitaria e la protezione sociale, affrontando al contempo le cause profonde della povertà estrema».

Per il Direttore globale della Banca Mondiale per la povertà e l’equità, Luis-Felipe Lopez-Calva è essenziale garantire «un accesso equo a un’istruzione di qualità, alla nutrizione, alla salute e alla protezione sociale, oltre che alla sicurezza e alla protezione», attraverso l’adozione di programmi specifici volti ad affrontare la povertà minorile e assicurare una tutela sociale ai bambini, alle bambine e alle loro famiglie.

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