Economia

Nel 2023 sono cresciute le richieste di prestiti del 12%

Secondo l’analisi dell’azienda Crif, nel primo semestre dell’anno il 51,4% degli italiani aveva un contratto di credito rateale attivo di circa 322 euro al mese (+5,6% rispetto al 2022)
Credit: Monstera Production
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5 settembre 2023 Aggiornato alle 12:00

L’analisi condotta da Mister Credit, area dell’azienda Crif specializzata in soluzioni per consumatori, ha stilato una mappa del ricorso a mutui e prestiti in Italia. Dallo studio emerge che nel primo semestre 2023 il 51,4% degli italiani ha attivo un prestito, dato in crescita dell’11,8% rispetto al 2022. Anche l’importo medio delle rate è aumentato: è stimato a 322 euro al mese (+5,6%), mentre l’esposizione residua, cioè la somma degli importi pro capite ancora da rimborsare in futuro per estinguere i contratti in essere è, in media, di 34.875 euro (+9,6%).

«In questa prima parte dell’anno, sia l’importo della rata mensile sia l’esposizione residua risultano in aumento non solo a causa della crescita dei tassi di interesse, ma anche per il persistere di un alto livello di inflazione che può indurre le famiglie a ricorrere al credito per fronteggiare le aumentate spese», ha spiegato Beatrice Rubini, direttrice della linea Mister Credit di Crif.

Un trend da rilevare è la ripresa dei prestiti per consumi e acquisti di singoli beni: più del 50% del totale sono attivati per l’acquisto di auto, moto, elettronica di consumo, piccoli e grandi elettrodomestici, mobili e viaggi. «Nel complesso, l’incidenza dei mutui, in costante calo, oggi rappresenta il 19,3% del totale dei finanziamenti attivi, mentre sono i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi quali auto, moto, elettronica ed elettrodomestici, articoli di arredamento, viaggi, ecc. a risultare la forma di finanziamento più diffusa, con una quota superiore al 50% del totale. La quota di prestiti personali, pari al 30% del totale dei finanziamenti attivi, rimane sostanzialmente stabile e invariata», ha aggiunto Rubini.

Un dato in calo (complice l’aumento dei tassi d’interesse, l’inflazione e la crisi energetica) riguarda le richieste dei mutui, in contrazione del 0,9% (19,3% del primo semestre 2023 contro un 20,2% dello scorso anno), mentre gli importi sono in aumento del 13,5%.

A livello locale, la Mappa del Credito rileva che le Regioni con il più alto tasso di cittadini aventi un rapporto di credito attivo sono la Valle d’Aosta (61,7%), la Toscana (57,8%) e il Lazio (56,1%), mentre il dato più basso si registra in Trentino-Alto Adige (29,8%). Qui l’esposizione residua media da rimborsare è di 45.792 euro (la più alta d’Italia), seguita da Lombardia (44.478 euro) ed Emilia-Romagna (41.408 euro); i dati più bassi li troviamo al Sud, con la Calabria, la Sicilia e il Molise che sono le uniche Regioni in Italia ad avere un esposizione residua media ancora sotto i 25.000 euro. Ed è sempre nel Meridione che le rate mensili da pagare sono più basse: in Calabria e Molise si pagano in media rispettivamente 262 e 264 euro, mentre il dato più elevato resta in Trentino-Alto Adige (414 euro) e Lombardia (376 euro).

Il caso italiano, comparato con l’estero, risulta essere ben più agevole. Ma non scatta l’allarme insolvenza: il rischio di credito relativo al totale dei prestiti alle famiglie, pur rimanendo su livelli contenuti, rimane di poco superiore all’1%, come rilevato dall’analisi condotta da Assofin, Crif e Prometeia.

In Corea del Sud, come riportato nel 2022 dalla Bank of Korea, sono 381.000 i nuclei familiari a rischio di default finanziario, mentre (come rileva il quotidiano Hankyoreh) circa l’11,3% della popolazione tra i 20 e i 30 anni ha problemi di indebitamento, cui si associano difficoltà legate allo status socio-economico. Alla fine del 2022, gli under 30 rappresentavano il 19,6% delle istanze di bancarotta (nel 2020, il dato ammontava solo al 10,7%); inoltre, il debito familiare ha superato lo stesso prodotto interno lordo (che ammonta a 1,6 trilioni di dollari), complice un’elevata quota legata ai mutui immobiliari.

La Bank of Korea ha inoltre annunciato un aumento dei tassi d’interesse e una stretta nell’accesso ai finanziamenti che porterà, secondo molti esperti, a un aumento dello strozzinaggio, pratica che nel 2020 registrava 300.000 segnalazioni.

In Gran Bretagna, i dati del Parlamento rilevano complessivamente 29.946 insolvenze individuali nel secondo trimestre del 2023. Inoltre, l’ente benefico Citizens Advice afferma che le famiglie nel Regno Unito si trovano ad affrontare una “bomba a orologeria del debito”, affermando che il 51% di chi riceve aiuto dall’ente abbia un conto in negativo.

Secondo l’ente, l’uso di accordi volontari individuali (in cui le persone effettuano pagamenti mensili per 5 o 6 anni prima che i loro debiti vengano cancellati) è aumentato vertiginosamente negli ultimi 20 anni fino a renderli la soluzione di debito più comune. Tuttavia, i consumatori vengono “ingannati” dalle aziende a concordare un tasso di Iva che non possono permettersi.

In Italia, dunque, aumentano i prestiti alle famiglie e i costi legati a esso, ma gli italiani riescono ancora, non senza difficoltà, a estinguere i debiti. Tuttavia, va notato come questi aumenti rispecchino anche un calo del potere d’acquisto dei consumatori. I prossimi mesi ci diranno se il trend cambierà.

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