Ambiente

Oggi è la Giornata Mondiale dei fiumi

Istituita nel 2005, punta a far conoscere meglio le ricchezze dei corsi d’acqua e a sensibilizzare sull’importanza della loro salvaguardia e sugli effetti negativi della crisi idrica
Credit: Manu Mat
Tempo di lettura 4 min lettura
24 settembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Negli ultimi anni la siccità ha colpito e preoccupato gran parte del territorio italiano da nord e sud, inaridendo un suolo già abbastanza provato dai cambiamenti climatici sempre più evidenti. In questo scenario i fiumi spesso in stato d’emergenza. Per sensibilizzare l’opinione pubblica verso questo tema si celebra il World rivers Day, la Giornata mondiale dei fiumi, che quest’anno cade il 24 settembre.

Perché celebrarla

La Giornata Mondiale dei fiumi è stata istituita nel 2005 per tenere alta l’attenzione sui corsi d’acqua e migliorarne la gestione. Purtroppo nel nostro Paese solo il 40% è in buono stato ecologico, secondo i parametri della Direttiva Quadro Acque.

A non migliorare una situazione già complicata è il cambiamento climatico, che nella regione mediterranea continua sempre più spesso a generare ondate di calore, seguite da precipitazioni intense e di breve durata. Questo non può che peggiorare lo stato dei nostri fiumi.

Negli ultimi decenni, inoltre, gli alvei fluviali sono stati canalizzati in maniera eccessiva, impermeabilizzando con cemento e asfalto il suolo a ritmi altissimi. La mano dell’uomo quindi influisce in tutti sensi, con l’urbanizzazione selvaggia e il cambiamento climatico, frutto in parte di scelte quotidiane sbagliate.

Non meno incisiva la scarsa manutenzione idraulica dei fiumi, spesso legata a logiche commerciali ed effettuata per favorire, tra le altre cose, la vendita del materiale estratto o della legna.

I numeri dell’erosione del suolo dei fiumi

La situazione dei fiumi non è peggiorata in poco tempo. Negli ultimi 50 anni circa 2.000 chilometri quadrati di aree di esondazione naturali hanno subito molte trasformazioni lungo le sponde dei fiume, dopo varie forme di urbanizzazione. In Italia i corsi d’acqua sono stati ristretti e le zone di esondazione naturale ridotte fino a diventare insufficienti a contenere le piene. Secondo i dati resi noti da Ispra continua il consumo di suolo sul nostro territorio che solo negli ultimi due anni è aumentato del 34%.

L’allarme sulla condizione di secca dei fiumi è stato lanciato anche dall’Osservatorio dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), che afferma come in Italia non ci siano più grandi fiumi, visto che la portata del Po rimane ampiamente insufficiente e continua ad avere difficoltà nel tratto lombardo-emiliano.

Questa crisi idrica nel nostro Paese è influenzata da diversi fattori climatici come la scarsità delle precipitazioni, non sufficienti a risolvere la situazione di molte parti del territorio. In Lombardia, a esempio, si sta verificando il tracollo dell’Adda, ma anche altri fiumi della regione sono in calo, con riserve idriche inferiori alla media storica.

Per contrastare il fenomeno si suggerisce spesso anche l’uso di dissalatori, che però in realtà possono essere utili solo per emergenze localizzate e non sono risolutivi per la siccità che penalizza l’agricoltura e l’ambiente in tutto il territorio.

Decreto-legge siccità

Per affrontare il problema ad aprile 2023 il Governo ha dato il via libera a misure urgenti per il contrasto alla crisi idrica approvando il decreto-legge 14 aprile 2023 n.39. Tra i punti principali spiccano le multe fino a 50.000 euro per chi estrae acqua pubblica in modo illecito. Previste anche procedure semplificate sul fronte della manutenzione della rete idrica e sull’uso di acque depurate e dissalatori e una governance rafforzata da una cabina di regia interministeriale e un commissario straordinario nazionale per gestire la peggiore carenza d’acqua che l’Italia abbia visto in almeno 70 anni.

Uno dei fulcri del decreto siccità è proprio la cabina di regia e il commissario straordinario, deputati a individuare quali sono gli interventi prioritari da effettuare sulla rete idrica e sugli invasi e ad assicurarsi che vengano realizzati in fretta, sostituendosi in caso anche agli enti locali inadempienti. A far parte della cabina saranno 7 dicasteri (Infrastrutture, Ambiente, Agricoltura, Economia, Pnrr, Protezione Civile, Affari Regionali) più il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli investimenti pubblici.

Il dl dispone inoltre procedure accelerate e tempi certi per interventi importanti come la manutenzione della rete idrica per aumentarne l’efficienza e dragare gli invasi. Al suo interno è previsto anche il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura, considerando che oggi solo il 4% viene effettivamente reimpiegato. Ogni Autorità di bacino distrettuale dopo l’entrata in vigore del dl dovrà dotarsi di un Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, mentre i prelievi illegali di acqua saranno puniti con multe fino a 50.000 euro.

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