Ambiente

Quelle 150.000 dighe “nemiche” dei fiumi

Dam Removal Europa, incontro di 7 organizzazioni internazionali, ha l’obiettivo di smantellare gli sbarramenti dei corsi fluviali. Per incentivare la biodiversità
Credit: Fabio Santaniello Bruun/Unsplash
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
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17 maggio 2022 Aggiornato alle 17:00

Rimuovere le dighe ormai obsolete, che disseminano i corsi d’acqua del Vecchio Continente, per ripristinare le rotte migratorie dei pesci. Donando nuova linfa vitale alle biodiversità. Permettendoci di aumentare la nostra resilienza davanti l’avanzata del cambiamento climatico.

Solo nel 2021, 17 Paesi europei hanno abbattuto 239 barriere, tra dighe e sbarramenti. Capofila in questa iniziativa è la Spagna, che ha spogliato i fiumi dello Stato di 108 strutture.

Tre Paesi (Portgallo, Montenegro e Slovacchia) hanno registrato la prima rimozione assoluta nel 2021. Mentre in Scandinavia, precisamente in Finlandia, è stata smantellata una diga idroelettrica funzionante, la prima di tre sul fiume Hiitolanjoki. Una volta completata, l’intera operazione dovrebbe permettere al salmone di fare ritorno ai luoghi di nascita, e quindi di deporre le uova. Permettendo alla specie di sopravvivere.

L’iniziativa porta il nome Dam Removal Europe (DRE), una coalizione di sette organizzazioni, come la World Fish Migration Foundation, il WWF, il Rivers Trust e Rewilding Europe, che si è posta la missione di ripristinare il naturale corso dei fiumi dell’intero continente. Il gruppo si propone di connettere tra loro gli specialisti del settore attraverso seminari specifici per “condividere le conoscenze e ispirare nuovi visioni per un’Europa libera”.

Sul sito web di DRE è possibile comunicare i casi di rimozione, condividere notizie e informazioni e caricare filmati. “DRE - si legge sulla pagina - consente il supporto e la guida di futuri progetti di rimozione delle dighe”.

«Un numero crescente di governi, ONG, aziende e comunità sta comprendendo l’importanza di fermare e invertire la perdita della biodiversità – ha spiegato al Guardian Pao Fernández Garrido, project manager della World Fish Migration Foundation - Le dighe influiscono sulla qualità dell’acqua e sui livelli delle acque sotterranee, causano l’erosione dei canali e delle coste e la scomparsa delle spiagge, generano emissioni di gas serra e portano al declino e persino all’estinzione delle popolazioni ittiche migratorie, con un calo del 93% dei pesci migratori in Europa negli ultimi 50 anni. Le dighe hanno un impatto negativo sull’ambiente, quindi se una diga o uno sbarramento non sono più strettamente necessari, non dobbiamo trasferire l’onere alle generazioni future».

In Europa gli sbarramenti fluviali sono oltre 1 milione. E molti di questi sono stati costruiti più di un secolo fa. Si stima che almeno 150.000 siano obsoleti e privi anche di un qualche beneficio economico.

«Spagna, Francia, Danimarca, Finlandia e Regno Unito stanno dando l’esempio - ha ricordato Garrido - ma ci sono molti altri Paesi che devono fare grandi sforzi per attivarsi in questa iniziativa. È il caso di Italia, Portogallo e Grecia, e quasi tutti i paesi dell’Europa orientale, dove molti sostenitori della rimozione delle dighe hanno ancora paura di parlarne apertamente».

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