Ambiente

Clima: perché è stato ritirato lo studio dei “negazionisti” italiani

Pubblicato da Springer Nature nel 2022, ora lo studio di Franco Prodi e altri è stato bocciato. E nella lista di chi appoggia tesi negazioniste, spuntano nomi di associati all’industria fossile, fondatori di gruppi Facebook e pensionati
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29 agosto 2023 Aggiornato alle 20:00

In questi giorni l’importante rivista scientifica Springer Nature, dopo una revisione interna, ha deciso di ritirare una pubblicazione del 2022 a firma di quattro italiani, Franco Prodi, Gianluca Alimonti, Luigi Mariani e Renato Angelo Ricci.

La pubblicazione - avvenuta su un giornale non specifico dell’ambito clima o del surriscaldamento globale – era stata fatta su European Physical Journal Plus e aveva come titolo Una valutazione critica delle tendenze degli eventi estremi in tempi di riscaldamento globale.

In sunto i quattro autori, come si legge nella parte delle “conclusioni” del loro abstract, sostenevano una tesi quasi completamente opposta a quella degli scienziati del clima che, ci ricorda l’Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici), parlano chiaramente di intensificazione degli eventi estremi nel mondo dovuta alla crisi del clima che a sua volta è stata innescata dalle attività dell’uomo e le sue emissioni, soprattutto quelle dei combustibili fossili come carbone, petrolio e gas.

Al contrario, Prodi, Mariani, Alimonti e Ricci sostenevano che “nessuno di questi indicatori di risposta mostra una chiara tendenza positiva degli eventi estremi” e “in conclusione, sulla base dei dati osservativi, la crisi climatica che secondo molte fonti stiamo vivendo oggi, non è ancora evidente”.

Una negazione, quella della crisi climatica in corso, basata secondo i quattro autori su “dati scientifici” che però per Springer Nature alla fine non erano veritieri e le conclusioni non “non sono supportate dalle evidenze disponibili o da dati forniti dagli autori”, dice ora Springer.

Il fatto, oltre a rilanciare preoccupazioni sugli standard di peer-review del settore dell’editoria accademica (anche se c’è stato il mea culpa), è importante nella narrazione generale e soprattutto italiana, relativa alla crisi del clima e l’impatto dell’uomo.

Se Springer Nature ha deciso di ritirare la pubblicazione lo si deve a una inchiesta dell’Agence France Presse (Afp) che ha sollevato dubbi sull’articolo: diversi scienziati avevano riferito alla Afp di “dati manipolati” allo scopo di sostenere la tesi degli autori e solo successivamente è stata fatta una revisione interna che ha poi bocciato l’articolo già uscito.

In particolare Stefan Rahmstorf dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sul clima aveva aperto una questione chiave: «l’articolo non è stato pubblicato su una rivista specializzata sul clima», un sistema oggi usato in termini di disinformazione da parte di scettici e negazionisti che pubblicano altrove per evitare la revisione tra pari da parte di esperti del settore.

Un punto che dovrebbe diventare centrale anche nella narrazione sul clima in Italia.

Come sappiamo, uno degli autori dello studio oggi respinto, il professore di Fisica dell’Università di Ferrara, Franco Prodi, è ospite abituale di diversi media e canali italiani dove spesso rilancia la tesi di “bufale sull’impatto antropico sul clima”.

Come credenziali per le sue tesi, Franco Prodi - così come altri negazionisti - utilizza il suo titolo di “Fisico dell’atmosfera” e ricorda spesso - così come diversi giornali che sposano la sua visione - che ci sono almeno 1.600 scienziati nel mondo a pensarla come lui.

Il riferimento a quel numero è quello alla “Dichiarazione mondiale sul Clima” promossa da Clintel.

In questa dichiarazione, in sostanza, si smonta la visione dell’impatto dovuto alle emissioni da parte dell’uomo su un surriscaldamento globale che “c’è sempre stato”.

A firmarla - dice il testo ufficiale che puoi trovare qui - sono 1.609 “scienziati e professionisti” di circa 60 Paesi (di cui per diversi Stati c’è un solo firmatario).

Dopo gli Usa, il Paese con più firmatari fra coloro che negano la responsabilità dell’uomo sul surriscaldamento globale è l’Italia con ben 190 firme e fra queste ci sono quelle di due dei quattro autori del paper oggi bocciato, ovvero i fisici Franco Prodi e Renato Angelo Ricci.

In particolare è interessante ricordare che la bocciatura del testo è relativa all’uso strumentale di dati, spesso “non comprovati” e utilizzati per dire che alluvioni, siccità, nubifragi e altri eventi estremi non sono più frequenti e intensi, al contrario di quanto affermano - ribadendo che la crisi climatica è colpa dell’uomo - ben oltre il 90% degli scienziati di tutti i Paesi del mondo.

Nel 2021 infatti su un sondaggio relativo a 88.125 studi relativi al clima, oltre il 99,9% degli articoli scientifici sottoposti a peer-review concordava che la causa principale del cambiamento climatico fosse l’azione dell’uomo.

Nonostante questa percentuale, nonostante le evidenze e i numeri relativi all’aumento dell’intensità degli eventi estremi e nonostante le migliaia di pubblicazioni sul tema, in buona parte fra coloro che negano la responsabilità dell’uomo sul nuovo clima vengono spesso utilizzati alcuni “punti forti” come credenziali: l’essere uno “scienziato” (nel caso di Prodi esperto in “fisica dell’atmosfera”), l’aver pubblicato sul tema in qualche rivista scientifica e il sostegno di “tanti altri scienziati” che la pensano nello stesso modo.

Eppure, oltre alla bocciatura appena avvenuta da parte di Springer Nature, fra coloro che appoggiano le teorie di Prodi e Ricci e sono fra gli altri firmatari del lungo elenco pubblicato da Clintel nella sua dichiarazione, di esperti veri di clima ce ne sono pochissimi.

Spulciando fra le firme italiane infatti si notano soprattutto geologi, consulenti di Agip-Eni, esperti di impianti nucleari, associati ad Assocarboni e raramente emergono nomi di chi avrebbe davvero il titolo per parlare in maniera precisa di clima.

Un po’ come se un team di cardiologi ci spiegasse come curare i piedi e chi è il vero responsabile del problema che abbiamo all’alluce, oppure se viceversa i podologi ci indicassero che criticità abbiamo al cuore e di chi è la colpa.

In questo caso, perlomeno, però sarebbero entrambi medici a parlare, mentre nella “Dichiarazione” non c’è nemmeno una garanzia simile.

Infatti, a esclusione di Prodi stesso che è fisico dell’atmosfera, fra le 190 firme in elenco di “scientist and professionals from Italy” solo tre-quattro firmatari si occupano (per quanto riportato) davvero di clima, come a esempio il numero 106 “Adriano Mazzarella, professore di Meteorologia e Climatologia, Università di Napoli” e, anche se “retired” si legge nella nota, la professoressa Maria Luisa Moriconi, Cnr researcher at Institute of Atmospheric Physics.

Tutti gli altri scienziati che sostengono le stesse tesi dell’articolo oggi bocciato, invece chi sono?

L’elenco è fitto ma - tra docenti, insegnanti, professori vari - spuntano alcuni dettagli che possono aiutare i lettori a interpretare da chi arrivano le tesi “scientifiche” sulla negazione. Ecco alcuni di quelli più particolari.

Al numero 107 c’è per esempio Marcello Mazzoleni, “docente e imprenditore nel settore della formazione, fondatore del sito web MeteoSincero”. Poi al 132 abbiamo “Gianni Pettinari, impiegato amministrativo, fondatore del gruppo Facebook: “Falsi allarmismi sul riscaldamento globale”.

Non manca il peso scientifico delle teorie del numero 19 “Enrico Bongiovanni, dottore commercialista”, oppure del 33, segnato semplicemente come “Peppe Caridi” e senza alcun titolo.

Al 36 c’è finalmente Giuliano Ceradelli, indicato come “ingegnere e climatologo, Aldai”, che però in un altro appello viene specificato come “ingegnere, occupato di impiantistica in svariati settori: Oil & Gas, petrolchimico, metallurgico, infrastrutture, produzione di energia”.

Al 129 troviamo “Davide Peluzzi, ambasciatore del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga nel Mondo nel 2017” e al 158 sappiamo che le teorie sul clima non legato alle attività antropiche vengono indicate da “Stefano Rosso, insegnante di Geografia, Storia e Italiano, Scuola Secondaria, Modena”.

Altri nomi sono quelli - e riportiamo esattamente come scritto nella “Dichiarazione mondiale sul clima” - del numeco 136 “Paolo M.J. Pilli, pensionato”, del numero 4 “Piero Baldecchi, lettore” e infine del numero “173. Rinaldo Sorgenti, Deputy Chairman of Assocarboni”.

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