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Chi sono i negazionisti della siccità?

I no-sic sono tutte quelle persone che, di fronte ai bacini idrici quasi completamente a secco, gridano al complotto dai “piani alti”.
Emergenza siccità: il fiume Po in secca a Reggio Emilia, 17 Luglio 2022
Emergenza siccità: il fiume Po in secca a Reggio Emilia, 17 Luglio 2022 Credit: ANSA/Andrea Fasani
Tempo di lettura 6 min lettura
19 luglio 2022 Aggiornato alle 13:15

Siamo davanti alla peggiore siccità degli ultimi 70 anni che sta mettendo in ginocchio l’agricoltura, l’industria e il clima. Tutto.

I fiumi italiani sono arrivati ormai ai minimi e secondo i dati del Cnr, da gennaio a maggio del 2022, è caduta nel nostro Paese circa la metà della pioggia rispetto alla media degli ultimi 30 anni, con il deficit del 60% al Nord Italia. E la situazione non andrà a migliorare neanche a luglio: la scarsità d’acqua infatti è arrivata anche nelle regioni del sud.

Il rischio razionamenti d’acqua per questa crisi idrica è già realtà per l’agricoltura e le industrie, con conseguente sofferenza dell’economia di molte regioni, che pensano per questo di chiedere lo stato di emergenza al Governo. Ma proprio l’esecutivo è al centro di alcune polemiche sul web da parte dei negazionisti della siccità, che insultano il Governo nella convinzione che dietro tutto questo ci sia un affare per svendere i terreni alle multinazionali, in un vero e proprio complotto climatico.

Siccità in Italia: a che punto siamo?

Prima di addentrarci nel rocambolesco mondo del web, cerchiamo di fare il punto sulla reale situazione climatica e sul problema siccità.

Il caldo torrido che sta accompagnando il nostro Paese da più di un mese ormai non sembra voler arrendersi e le temperature roventi continueranno a imperversare nella penisola. Quello che più preoccupa è la scarsità di precipitazioni che ha causato la conseguente siccità e portato regioni come il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, il Friuli Venezia-Giulia e l’Emilia Romagna a chiedere nuove misure straordinarie per affrontare l’emergenza.

Secondo lo studio presentato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini «Il 2022 si classifica nel primo semestre in Italia come l’anno più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica ma si registrano anche precipitazioni praticamente dimezzate lungo la Penisola con un calo del 45%.Uno stravolgimento che pesa sulle coltivazioni, con una siccità che ha causato già danni per oltre tre miliardi nelle campagne, ma anche sull’ambiente, dagli incendi triplicati allo scioglimento dei ghiacciai».

«Il caldo impatta anche sulle rese agricole con cali medi del 30% nel 2022 per il mais e per il grano, minacciando di condizionare la produzione anche in futuro. Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti», conclude Prandini.

Ma quali sono le conseguenze della siccità sull’agricoltura italiana? In una nota, Coldiretti aggiunge che «Il caldo impatta anche sulle rese agricole con cali medi del 30% nel 2022 per il mais e per il grano. Minacciando di condizionare la produzione anche in futuro. Proprio la resa del grano potrebbe addirittura diminuire a livello mondiale del 7% per ogni grado Celsius di riscaldamento globale secondo uno studio della Wheat Initiative, un gruppo di enti pubblici e privati impegnati nella ricerca sui cereali».

La siccità in Lombardia

Il problema della siccità in Italia ha portato molte regioni a chiedere interventi più incisivi al Governo e sono prossime allo stato di emergenza. Tra queste sicuramente la Lombardia, che secondo il Presidente della Regione Attilio Fontana non ha mai avuto nella storia una crisi idrica di questo tipo.

«La situazione in Lombardia è molto preoccupante sia per quanto riguarda l’acqua a uso irriguo, sia per ciò che concerne i livelli dei laghi - a ribadirlo l’assessore lombardo alla Montagna Massimo Sertori - Siamo al 61% in meno della risorsa idrica rispetto allo storico».

Il pensiero è per l’agricoltura: l’obiettivo resta sempre quello di salvare almeno il primo raccolto.

Arrivano (dal web) i negazionisti della siccità

Nonostante fiumi e torrenti in secca da mesi, le scarse precipitazioni e i campi aridi e c’è chi sostiene che la siccità sia tutta un invenzione dei “piani alti”, sia una falsa emergenza creata dalle istituzioni. Arrivano dal web, terreno fertile per queste rappresentazioni estreme di dissenso, i negazionisti della siccità.

I no-sic spesso coincidono con chi ritiene invenzioni il Covid, la guerra in Ucraina e il cambiamento climatico, come si evince dai loro tweet: «Non fidatevi di quello che vi si racconta, il fiume Po è un fiume falso. Quando vede i giornalisti si fa vedere secco, pallido e malato. Quando se ne vanno le telecamere si presenta così», a cui seguono foto senza una data verificabile del Po senza «problemi di acqua».

#siccitànelvostrocervello è la bandiera di alcuni dei nuovi negazionisti climatici i no-sic, che non credono all’emergenza siccità. Molti i punti in comune con i no-vax e i no-Mask. Secondo i no-sic la siccità viene definita una “truffa”, “un modo per scroccarci altri soldi”, il governo è “bugiardo” e i media sono dei “venduti” che denunciano qualcosa che non c’è, al servizio del potere. Dopo il complotto sanitario, secondo i negazionisti esiste anche un nuovo capitolo: quello del complotto climatico.

Anche su un social come Telegram proliferano commenti dai negazionisti della siccità nel gruppo “Libertà di espressione”: «Le dighe sono colme, quindi stanno trattenendo l’acqua alla fonte per creare siccità e rovinare i vostri raccolti. L’acqua c’è ma Attilio Fontana vi chiude i rubinetti, andate a verificare e postate ovunque le prove, possibilmente coi droni».

Questa falsa emergenza sarebbe stata inventata dal Governo per svendere le imprese agricole alle multinazionali. All’inganno secondo i no-sic parteciperebbero anche i rappresentanti delle istituzioni locali come i governatori di Lombardia e Veneto Attilio Fontana e Luca Zaia, rei di aver lanciato l’allarme e aver diffuso delle immagini vecchie della siccità del 2007. Questi governatori sono addirittura accusati di aver chiuso volontariamente i bacini per mettere in ginocchio le aziende dei territori.

I social sono soprattutto adesso il terreno preferito oggi di chi vuole manifestare a parole la propria ribellione solitamente alle istituzioni in quanto tali, che proibisco qualcosa o obbligano la popolazione a fare qualcosa, anche se è per il bene comune. Lo abbiamo visto recentemente molte volte, dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19, tutta una montatura dei governi e delle case farmaceutiche, alla guerra in Ucraina, dove probabilmente non esiste il conflitto, sempre secondo i negazionisti della siccità.

Da qui, dai social, è montata anche una protesta dei no-sic. Di fronte alla crisi idrica e agli inviti al risparmio idrico, c’è chi ha lanciato incredibilmente un hashtag su Twitter: #rubinettiaperti. Gli aderenti a questa onda negazionista lasciano scorrere l’acqua per diversi minuti o per ore, in segno di protesta. C’è chi ha aderito con entusiasmo a questo spreco folle.

Dopo i no-vax, i negazionisti del Covid, ora abbiamo anche i no-sic i negazionisti della siccità: ne sentivamo proprio l’esigenza?

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