Ogni minuto, 13 milioni di dollari finiscono in sussidi fossili

Contate fine a sessanta. Fatto? Bene, in quel semplice minuto 13 milioni di dollari sono finiti - in forma di sussidi - nel sostegno ai combustibili fossili.
Appare incredibile ma è così: mentre gli scienziati, supportati dagli ambientalisti, continuano a indicare come via per invertire la rotta del surriscaldamento globale una immediata decarbonizzazione, i governi continuano a sostenere al contrario carbone, gas e petrolio.
A dirlo questa volta non è però una qualche associazione o un istituto specializzato, ma direttamente il Fondo Monetario Internazionale: in un working paper scrive infatti che i sussidi per i combustibili fossili sono saliti alla cifra record di 7.000 miliardi di dollari lo scorso anno, ovvero 13 milioni al minuto.
Sussidi per aiutare consumatori e imprese durante la crescita dei prezzi dell’energia legata durante per esempio la ripresa post pandemia o l’invasione russa in Ucraina.
Seppur giustificati dai governi come sussidi necessari per sostenere Paesi ed economie, quelli elargiti rappresentano addirittura il 7,1% del Pil globale, ovvero più di quanto i governi spendono ogni anno sull’istruzione (4,3% del totale) e per la sanità (10,9% del totale).
Allo stesso tempo, si tratta di 7.000 miliardi di dollari che vanno a sostenere petrolio, gas, carbone, quei combustibili fossili riconosciuti come causa principale della crisi climatica.
Anche per questo resta complesso credere alle promesse e agli accordi, da quello di Parigi fino alle ultime Cop, in cui i paesi si sono impegnati a eliminare gradualmente i sussidi: la cifra infatti anziché diminuire continua a crescere (così come gli extra profitti delle multinazionali oil and gas).
Sempre secondo Fmi in particolare risulta che le famiglie ricche hanno beneficiato di più, rispetto a quelle povere, dei sussidi espliciti, mentre quelli impliciti che rappresentano i costi enormi dei danni a livello di surriscaldamento globale, rappresentano secondo l’Fmi quasi l’80% del totale.
L’Fmi ha inoltre ricordato come la fine dei sussidi dovrebbe essere il “fulcro della azione sul clima” mettendoci sulla giusta strada per rimanere intorno ai +1,5° rispetto ai livelli pre-industriali (oltre che prevenire 1,6 milioni di morti l’anno per inquinamento atmosferico).
“Raccomandiamo che i grandi Paesi emettitori si coordinino sulla tariffazione del carbonio o su politiche simili per contribuire ad ampliare l’azione globale”, fanno sapere dal Fondo.
Inoltre l’analisi ha rilevato che la benzina e altri prodotti petroliferi hanno rappresentato la metà dei sussidi espliciti nel 2022, mentre il carbone rappresenta il 30% e il gas fossile il 20% e i Paesi che hanno goduto di più dei sussidi dei combustibili fossili sono stati Cina, Stati Uniti, Russia, Ue e India.
Infine, il rapporto chiosa fornendo al mondo un avvertimento chiarissimo: “Sebbene il taglio dei sussidi implicherà riforme politiche impegnative, i costi dell’inazione saranno molto più alti”.