Ambiente

I sussidi dannosi per il Pianeta valgono 1.800 miliardi l’anno

Dagli incentivi per ridurre il costo delle fonti fossili fino ai finanziamenti per gli impianti di fertilizzazione, i Sad sono uno degli alleati più fedeli del cambiamento climatico. Il report commissionato da The B Team e Business for Nature ha spiegato i meccanismi di questo problema globale
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
21 febbraio 2022 Aggiornato alle 07:00

Stiamo finanziando la nostra stessa estinzione. Destinando ogni anno il 2% del Pil globale ad attività che contrastano gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi.

Dai sussidi ai combustibili fossili alle agevolazioni fiscali per la produzione di carne bovina in Amazzonia, le sovvenzioni dannose per l’ambiente (Sad), che oggi ammontano a 1.800 miliardi di dollari, stanno contribuendo ad aggravare le crisi ambientali e sociali che minacciano anche l’economia e la salute. Lo attesta “Financing Our Survival: Building a Nature-Positive Economy through Subsidy Reform”, la ricerca commissionata da The B Team e Business for Nature ai ricercatori Doug Koplow e Ronald Steenblik.

In base ai dati emersi dallo studio, la fetta principale dei finanziamenti (circa l’80%) confluisce nell’industria dei combustibili fossili (come petrolio e carbone) ma anche in quella agricola e nel settore idrico. Nello specifico, alla prima vengono destinati 640 miliardi di dollari, alla seconda 520, e al terzo 350. Seguono la silvicoltura con 155 miliardi, l’edilizia 90 miliardi, i trasporti con 85 e la pesca 50. «Non è stato possibile ricavare alcuna stima per l’attività mineraria, che si ritiene causi miliardi di dollari di danni agli ecosistemi ogni anno», si legge nel report.

Sebbene siano state istituite con le migliori intenzioni, come la promozione del benessere economico, della sicurezza alimentare o del miglioramento dell’accesso all’energia e all’acqua potabile, le sovvenzioni dannose per l’ambiente sono l’esito di programmi governativi che, non tendendo conto del loro impatto ambientale, incoraggiano il consumo insostenibile delle risorse del Pianeta.

Si tratta di misure che, per esempio, incentivano la riduzione del costo di utilizzo di fonti fossili, per finanziare direttamente centrali alimentate a petrolio, gas e carbone, e garantiscono sconti su tasse per l’utilizzo di benzina o gasolio nei trasporti, riscaldamento e industrie. I Sad si manifestano anche come canoni bassi per l’estrazione di materie prime e finanziamenti per impianti di fertilizzazione. «Questo approccio – continua il rapporto – ha contribuito alle crisi contemporanee mettendo a rischio i nostri stessi mezzi sussistenza».

«La natura sta diminuendo a un ritmo allarmante e non abbiamo mai vissuto su un Pianeta con così poca biodiversità» ha spiegato Christiana Figueres, che è stata alla guida della Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc).

Riducendo le risorse naturali, degradando gli ecosistemi globali e incentivando livelli insostenibili di produzione e consumo, i sussidi ambientali dannosi costituiscono un potente propulsore del cambiamento climatico.

Secondo Elizabeth Mrema, segretario esecutivo della Convezione sulla Diversità biologica, quello appena pubblicato è un rapporto di fondamentale importanza, perché sottolinea la necessità di proporre un call to action ai governi in vista del prossimo appuntamento con la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.

Il fine è adottare obiettivi chiari e ambiziosi per tutela l’intera biosfera: per questo, diventa essenziale riorientare o eliminare tutte le sovvenzioni dannose per l’ambiente entro il 2030. Come spiegano gli autori del report, l’appuntamento primaverile con la Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità (CBD COP15) potrebbe essere la migliore occasione per concentrare l’attenzione internazionale su una loro seria e profonda riforma.

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