Economia

Carbon tax: quali effetti su famiglie e imprese?

Per rendere l’Ue libera dalle emissioni di carbonio entro il 2050, la Banca centrale europea porta avanti la linea della “tassazione”. Che si riflette però sul prezzo finale delle risorse e, quindi, sugli acquirenti
Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea
Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea Credit: EPA/RONALD WITTEK
Tempo di lettura 4 min lettura
18 agosto 2023 Aggiornato alle 09:00

Il cambiamento climatico rappresenta una pericolosa minaccia per il nostro Pianeta: negli ultimi anni ci ha costretto a fronteggiare ondate di caldo anomalo, incendi e nubifragi che bruciano o spazzano via tutto ciò che incontrano sul proprio percorso.

Diventa dunque sempre più urgente una risposta dalle istituzioni per gestire la situazione in drastico peggioramento. L’Unione europea ha quindi elaborato il Green Deal: un piano per la transizione verde che comprende una serie di disposizioni tra cui la direttiva delle Case Green, oltre lo stop alle auto con motori endotermici entro il 2035. L’obiettivo dell’Unione è ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e rendere l’Europa libera dal carbonio entro il 2050.

Per poter raggiungere questi risultati, la Banca Centrale Europea ha introdotto un’apposita misura: la Carbon Tax. Si tratta, secondo la Bce, di una disposizione indispensabile, in quanto l’applicazione di misure più morbide spingerebbe le imprese a ridurre soltanto temporaneamente le proprie emissioni senza, però, investire in energie verdi. Ecco quindi che diventerebbe necessaria l’applicazione di una linea più dura, anche perché, come spiega lo studio della stessa Banca: “Raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra in linea con l’obiettivo dell’Ue richiederà un’accelerazione del ritmo di riduzione delle emissioni di carbonio nell’attuale decennio”.

In realtà, per incentivare un cambiamento sostenibile si delineano 3 possibili strade: le tasse (come quella presentata dalla Bce, che permettono di generare entrate per gli Stati); l’introduzione di agevolazioni e sgravi fiscali (capaci comunque di generare entrate statali seppur in misura più contenuta); infine, le sovvenzioni (una modalità da escludere in quanto, al contrario delle altre, grava sui conti pubblici).

A subire il peso delle conseguenze, però, potrebbero essere, ancora una volta, le famiglie. Se è vero che la Carbon Tax sarebbe direttamente legata ai settori di alta intensità del carbonio, è anche vero che inevitabilmente tutte le tasse si riflettono poi sul prezzo finale e, di conseguenza, sugli acquirenti. Il rischio, dunque, è che si vada a ridurre ulteriormente il reddito reale delle famiglie, già messo a dura prova dall’inflazione.

La Bce evidenzia come, in realtà, gli effetti dell’attuazione di una tassa sul carbonio potrebbero essere piuttosto contenuti sul Pil, sull’inflazione e anche sul raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. Ciononostante, dalla Carbon Tax rischia di conseguire una riduzione dei consumi e degli investimenti sia per le famiglie che per le imprese.

Oltre alla fissazione del prezzo del carbonio, potrà essere necessaria anche l’introduzione di normative ad hoc capaci di sfruttare l’innovazione tecnologica.

Si tratta, tuttavia, di analisi che si muovono in un quadro di profonda incertezza, come rivela lo studio della Bce, perché mentre le indagini sono svolte in un’ottica di assenza di imprevisti, la realtà (tra pandemie, guerre e disastri ambientali) ci insegna che niente è mai come sembra.

E se da una parte si tratta di una spesa necessaria destinata a far aumentare i costi oggi per avere maggiori risparmi e benefici domani, dall’altra mancano disposizioni che agevolino realmente gli Europei ad adottare comportamenti più green e investire nel sostenibile. Perché se famiglie e imprese rimarranno schiacciate dalle spese diventerà difficile, o forse impossibile, pensare di acquistare un’auto elettrica o installare un impianto fotovoltaico.

Leggi anche
Inflazione
di Riccardo Carlino 3 min lettura