Ambiente

Singapore, la dimostrazione che la carbon tax è positiva anche per l’economia

Un miliardo di dollari dalle emissioni di CO2: basteranno cinque anni a Singapore per raccogliere questa cifra a nove zeri tassando le emissioni di anidride carbonica
Credit: Nathaniel Yeo
Tempo di lettura 2 min lettura
6 gennaio 2022 Aggiornato alle 17:00

Un miliardo di dollari dalle emissioni di CO2: basteranno cinque anni a Singapore per raccogliere questa cifra a nove zeri tassando le emissioni di anidride carbonica. O meglio, tassando chi le emette.

La carbon tax sui grandi produttori di CO2 adottata dalla città-Stato consentirà di generare un miliardo di entrate fiscali nei primi cinque anni dalla sua approvazione. Lo stimano le autorità del Paese e lo riporta “Straits Times”, il quotidiano singaporiano tra i più autorevoli giornali in inglese dell’Estremo Oriente. Dall’effettiva entrata in vigore della nuova imposta sono già trascorsi due anni e questa rimarrà operativa almeno fino al 2023. Che cosa prevede la tassa? La riscossione di 5 dollari per ogni tonnellata di CO2 emessa nell’atmosfera da parte dei maggiori emettitori del Paese.

Secondo il ministero della Sostenibilità e dell’Ambiente locale, Singapore è il primo paese del sud-est asiatico a introdurre una tassa sulla CO2. La carbon tax, che è stata imposta dal 2019, è parte del Carbon Pricing Act. Questa imposta sulle risorse energetiche che emettono diossido di carbonio nell’atmosfera è un esempio di “ecotassa”, positiva per gli economisti poiché va a colpire finanziariamente un “male” anziché un “bene”. La carbon tax ha lo scopo di incoraggiare, infatti, la riduzione delle emissioni in tutti i settori e sostenere la transizione verso un’economia più sostenibile per l’ambiente. Nel mondo, secondo un rapporto pubblicato dall’Istituto dell’Economia per il Clima di Parigi, esistono 47 giurisdizioni che prevedono una carbon tax. Tra queste la Francia, la Finlandia, il Giappone, il Canada, l’Argentina. Le economie dei Paesi che hanno adottato questa tassazione rappresentano circa il 60% del Pil mondiale e hanno ottenuto introiti per quasi 57 miliardi di dollari nel 2020: è il triplo di quanto registrato nel 2016.

Dal 1950 a oggi, secondo i dati del sito di ricerca scientifica Our World in Data, Singapore ha emesso 2,16 miliardi di tonnellate di CO2. Il prossimo mese il Paese annuncerà una revisione della carbon tax per il 2024 - la tassa, per ora, rimarrà in vigore fino al 2023 -. Secondo l’analisi dell’Istituto dell’Economia per il Clima di Parigi, per fungere davvero da deterrente, questa tassazione dovrebbe essere compresa tra i 40 e gli 80 dollari. Ed è necessario che i proventi siano effettivamente utilizzati per la transizione green: in Giappone o in California, per esempio, è così per la totalità delle entrate. In Svizzera, solo un terzo è dedicato a progetti verdi. E, tra le nazioni europee, in più di un caso le entrate della carbon tax alimentano i bilanci generali degli Stati.