Economia

La Bce contro l’inflazione: crescono i tassi

Come la Fed qualche giorno fa, anche la Banca centrale europea rinnova la politica monetaria restrittiva: il costo del denaro aumenta di 25 punti base per combattere il carovita, e non si vedono pause all’orizzonte
Credit: EPA/FRIEDEMANN VOGEL
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4 maggio 2023 Aggiornato alle 16:00

L’inflazione non molla la presa. Ad aprile sale dell’8,3%, in aumento dello 0,5% al mese principalmente per via del rialzo dei prezzi di beni energetici non regolamentati (come benzina e gasolio) che volano dal 18,9% a un 26,7%, a cui si contrappone invece una decisa flessione del gas di rete per uso domestico e dei beni alimentari, lavorati e non.

Una situazione che - nonostante evidenzi un ritorno del carovita dopo circa 4 mesi di relativa stabilità - non dovrebbe scatenare eccessive preoccupazioni per il centro studi di Confcommercio, proprio perché il rialzo si inserisce in uno scenario europeo in cui “il rallentamento delle dinamiche inflazionistiche, seppure avviato, mostra analoghi elementi di difficoltà, con temporanee interruzioni e andamenti non omogenei tra Paesi”.

D’altronde già martedì l’inflazione nell’area euro è cresciuta al 7% ad aprile, in lieve aumento rispetto al 6,9% del mese precedente.

A preoccupare è semmai il tempismo con cui questi dati così poco confortanti siano arrivati dalle statistiche preliminari elaborate dall’Istat, e quanto velocemente siano giunti sulla scrivania del consiglio direttivo della Banca centrale europea, proprio in occasione della loro terza riunione annuale a Francoforte.

Anche questa volta ad avere la meglio sono stati i così detti falchi, i componenti del board che auspicano a una politica monetaria più restrittiva fatta di rialzi dei tassi di interessi così incisivi da rendere più costoso il denaro e i suoi finanziamenti e placare il morso del carovita per riportarlo, non senza fatica, al valore limite del 2%.

Una decisione già confermata qualche giorno fa dal capo economista della Bce Philip Lane, secondo cui «questo non è ancora il momento giusto per fermarsi», ma che non lascia sbigottiti molti analisti, che in un sondaggio di Reuters affermavano con discreta sicurezza l’arrivo di un inasprimento dei tassi sui 25 punti base. Così è stato, in contrasto con le prospettive per l’inflazione “troppo alte e troppo a lungo”, portando il tasso principale al 3,75%, quello di rifinanziamento marginale al 4% e quello sui depositi presso la Bce al 3,25%.

Un aumento che si muove sul solco dell’analogo rialzo deciso pochi giorni fa dalla Federal Reserve, giunta ormai alla settima stretta consecutiva, ma che probabilmente - a differenza della banca centrale americana - non cesserà prima del prossimo mese.

“Le future decisioni del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi ufficiali siano portati a livelli sufficientemente restrittivi per conseguire un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2%”, commenta Francoforte in un comunicato stampa, dove però garantisce la disponibilità della Bce a “fornire sostegno di liquidità al sistema finanziario dell’area dell’euro, se necessario”.

Christine Lagarde non ha mai nascosto i timori e le priorità che muovono le scelte della Bce: bisogna salvaguardare il livello dei prezzi da rincari sempre più pressanti, anche a costo di minare la stabilità finanziaria dei mercati.

Prossimo appuntamento al 15 giugno, in cui si farà il punto sui risultati ottenuti grazie al percorso iniziato dal luglio dell’anno scorso e sulle future aspettative di inflazione, nella speranza che l’estate che ci aspetta non veda una nuova fiammata dei tassi.

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