Futuro

Vita in camper: la scelta dei fulltimer tra risparmio e libertà

Niente affitto né bollette. Ma anche chi abita in van ha bisogno di un luogo da dichiarare come residenza
Credit: Daniel J Schwartz
Tempo di lettura 5 min lettura
14 agosto 2023 Aggiornato alle 09:00

«Ma perché se questo lavoro lo posso fare ovunque, lo sto facendo da Milano?».

Roberto Metta ha 30 anni, vive a Garbagnate Milanese, e da due sta lavorando all’allestimento di un van. Un furgone diventerà la sua casa e il suo ufficio «perché qui la vita costa troppo».

Vivere in camper non è sempre una scelta, molte persone lo fanno per problemi economici, spesso a seguito di una separazione o della perdita del lavoro.

Altre invece sono alla ricerca di esperienze e poco altro: gli oggetti renderebbero invivibile lo spazio limitato del van. Chi lo fa stabilmente è chiamato fulltimer, e sono sempre di più.

Questo modo di vivere arriva dagli Sati Uniti, ma si sta diffondendo anche in Europa. Secondo l’Associazione produttori caravan e camper, in Italia nel primo trimestre del 2023 c’è stato un aumento del 9% nella produzione di camper rispetto allo stesso periodo del 2022.

I principali acquirenti sono famiglie che comprano questi veicoli per andare in vacanza evitando la spesa dei pernottamenti. Negli ultimi anni si sono aggiunti anche i giovani, che sempre più spesso noleggiano un van per capire se quel tipo di viaggio - e di vita - possa essere ciò che stanno cercando.

Paolo Galvani ha 59 anni ed è un fulltimer dal 2019. Giornalista, durante gli anni di forte crisi del settore, ha deciso di lasciare le redazioni e aprire un bar. «Ma si guadagnava poco e si lavorava troppo. Così, dopo averci pensato per due anni, io e la mia compagna abbiamo scelto di fare un cambio di vita radicale», racconta Galvani. Oggi è tornato a collaborare con i giornali e vive nel suo camper parcheggiato – «al momento» – nel giardino dei genitori anziani, ad Arese, che hanno bisogno di assistenza. «Ho aperto un blog in cui parlo di camper. Faccio smartworking e a volte vado in ufficio a Milano».

Sui social si vedono molti fulltimer che viaggiano e si spostano continuamente, ma le soluzioni sono molte: «C’è chi sceglie di affittare un parcheggio nel cortile di un’azienda e chi si appoggia ad aree di sosta a basso costo. Chi fa convenzioni con i campeggi per alcuni mesi e chi fa sosta libera e si sposta di continuo».

In Italia esiste una distinzione normativa tra la sosta e il campeggio libero, che non si può fare quasi da nessun parte. «Se parcheggi e non tiri fuori le sedie, puoi fermarti qualche giorno senza problemi», precisa Galvani.

Uno degli aspetti che attira di più della vita in camper sono i costi.

Galvani e la sua compagna hanno annotato per un intero anno tutte le spese: 1.500 euro al mese in due, con un risparmio di 670 euro rispetto a quando vivevano in appartamento. Francesco Foti, 31 anni, ci sta pensando: «Sono papà di una bimba di quasi due anni. Io e sua mamma non stiamo più insieme ed è difficile trovare un monolocale senza dividere le spese».

Foti vorrebbe vivere in camper per poter stare vicino alla figlia e risparmiare. Per Galvani quello delle spese è un capitolo spinoso: «In camper non devi pagare l’affitto e le bollette, ma hai comunque dei costi fissi come l’assicurazione del mezzo, la revisione e poi la manutenzione. Il risparmio c’è ma non quanto quello che molti si attendono».

Anche Metta sottolinea l’importanza della manutenzione: «Partire con un veicolo in buone condizioni – cosa a cui all’inizio sono stato poco attento – ti evita un sacco di problemi lungo la via».

Negli ultimi anni sono aumentati molto anche i costi di costruzione e i materiali sono diventati difficili da reperire. «Qualche mese fa stavo cercando la lana di vetro per fare gli isolamenti termici, ma oltre a spendere tre volte di più rispetto alla prima volta che l’ho comprata, è stato complicato trovarla», spiega Metta.

I camper o i furgoni attrezzati hanno bisogno di molta cura. In poco spazio hanno generalmente tutto ciò che serve: serbatoio d’acqua, boiler, riscaldamento, frigorifero, cucina e bagno. Per lo scarico dei reflui ci sono le aree di sosta o i camper service che sono abbastanza diffusi sul territorio. Galvani racconta: «Si potrebbero utilizzare anche gli autogrill ma chi usa il camper sa che spesso sono fuori servizio».

Per quanto riguarda la sicurezza, secondo Galvani, si tratta di un problema sopravvalutato. «Nessuna delle persone che conosco e che vive in van ha mai avuto problemi. Chi abita in camper è piuttosto prudente: quando si ferma per la notte verifica che la zona di sosta non sia troppo isolata. Io metto un blocco di sicurezza alle porte e per i momenti in cui non sono in camper ho una telecamera di sorveglianza che scatta se qualcuno entra».

Un problema per i fulltimer è la residenza, il luogo da dichiarare per ottenere documenti come la carta d’identità e la tessera sanitaria. Galvani spiega che si può legalmente dire di risiedere senza fissa dimora ma: «Spesso, quando lo fai, alcuni comuni ti chiedono di parlare con i servizi sociali. Altri, invece, hanno già la possibilità di registrare un dominio digitale grazie alla Pec. In generale, comunque, quando ci si presenta all’ufficio anagrafe bisogna essere molto preparati sulle normative perché spesso gli impiegati non le conoscono».

Avere una casa a quattro ruote significa adattarsi a vivere in pochi metri quadrati e, inevitabilmente, rinunciare a qualcosa. «Fare una doccia come a casa è la cosa che mi manca di più: in camper devi farla in fretta e consumare poca acqua», ammette Galvani. Ma le piccole rinunce sono ampiamente ripagate: «La libertà è in assoluto la cosa più bella del vivere in camper. L’unico limite è la tua voglia di esplorare: sei tu, la cartina e la strada».

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