Economia

Lavoro: un buono stipendio rimane la priorità

La pandemia ha modificato le priorità dei lavoratori, più attenti al benessere mentale e conciliare vita privata e lavorativa. Ma l’aumento del costo della vita rende lo stipendio la prima preoccupazione
Credit: Wework.com
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2 agosto 2023 Aggiornato alle 12:00

Il mondo del lavoro sta subendo, ormai da diversi anni, una rivoluzione radicale. A causa della pandemia, infatti, si è riscoperto un lato estremamente importante, quello della salute e del benessere mentale, che erano passati in secondo piano, ma anche sul loro impatto nel lavoro.

Il work-life balance, ovvero l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, diventa, per i lavoratori di oggi, sempre più importante e quindi un requisito essenziale da mettere al centro quando si ricerca una nuova occupazione. Ma anche la flessibilità relativa al luogo, con una maggiore predilezione per lo smart working o comunque per la modalità ibrida.

I dati ci dicono che è proprio questo, ormai, uno dei requisiti maggiormente richiesti e considerati. Secondo l’indagine People at work 2022: a Global Workforce View realizzata da Adp-Automatic Data Processing, i lavoratori di oggi ritengono essenziali questi fattori, circa il 41% degli intervistati, infatti, vorrebbe cambiare lavoro in cambio di una maggiore flessibilità.

Nonostante tutti questi cambiamenti, il fattore principale di un impiego continua a essere la retribuzione. In Italia, è indicato come l’aspetto principale di un lavoro con il 62% degli intervistati che ne evidenzia l’importanza, anche a causa dell’inflazione e del continuo aumento del costo della vita.

C’è, però, comunque una differenza sostanziale tra le diverse fasce d’età, come riporta il report Osservatorio Unipol sulla società italiana. Lavoro-gli italiani e l’occupazione realizzato da Unipol Group in collaborazione con Ipsos.

Secondo il report, i più sensibili all’argomento della retribuzione sono i Millennials e gli appartenenti alla Generazione X, mentre i più giovani, quelli appartenenti alla Generazione Z, sembrano maggiormente interessati ad altro, come il clima all’interno dell’azienda con i datori di lavoro ma anche tra i colleghi.

Quindi, più aumentano l’età e gli anni di carriera, e più diventa importante l’aspetto economico. Dopo l’aspetto retributivo, gli altri fattori che influenzano la scelta lavorativa sono la vicinanza da casa al secondo posto, la stabilità dell’azienda in terza posizione e poi la possibilità di conciliare la vita lavorativa con la vita privata.

Alla fine, comunque, 1 lavoratore su 4 è insoddisfatto sia del proprio lavoro che della propria retribuzione, e il 56% cambierebbe lavoro per un aumento di stipendio. Il 44% ritiene il proprio livello di retribuzione poco o per niente soddisfacente

Sempre secondo il report, anche in questo caso c’è una differenza d’età: tendono a essere più insoddisfatti della retribuzione, all’inizio della carriera, gli appartenenti alla Generazione Z rispetto agli altri lavoratori, in particolare soltanto il 49% dei giovani della Generazione Z si dichiara soddisfatto della propria retribuzione all’inizio del percorso professionale, a fronte di una quota del 57% dei Millennials, del 58% della Generazione X e del 56% di coloro che hanno oltre 57 anni.

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